[愛]➳ 𝗜'𝗺 𝘄𝗮𝗶𝘁𝗶𝗻𝗴 𝗳𝗼𝗿 𝘆𝗼𝘂𝗿 𝘁𝗿𝗮𝗶𝗻

•Day 114•

Varcai i tornelli, erano così freddi e lucidi. Si sentiva poco il rumore dei dispositivi girevoli, erano poche le persone che prendevano il treno alle 5.40 del mattino, specialmente in inverno.

Guardai il binario 2, c'era un treno in transito, solo quello. L'odore di sigaretta riempiva ogni centimetro delle mie narici, era fastidioso.

La stazione era vuota.

Era innevata.

❝Mi svegliai, le coperte erano cadute a terra, ma tanto mamma rifarà il letto. Senza pensarci ulteriormente infilai le pantofole, corsi in bagno a prepararmi, non c'era tempo di scegliere i vestiti, dovevo correre, ero in ritardo.

Mi vestii, nulla di particolare, era particolare il grumolo di capelli che avevo in testa, andrà bene uno chignon.

Presi di corsa lo zaino rosso, che libri c'erano dentro? Non ha importanza.

Scesi le scale evitando di cadere, troppo difficile per me.

<Buongiorno, Tesoro> sorrise mia madre.

<Grazie per la colazione, ci vediamo dopo l'università!> Indossai le converse nere, aprii la porta e lo vidi aspettarmi, come al solito.

<Buongiorno, Hua Cheng!> Gli corsi contro, lui spense il telefono e lo mise in tasca.

<Buongiorno anche a te, ritardatario.> Mi alzai sue punte per arrivargli ad altezza viso, così da poggiare delicatamente le mie labbra sulla sua guancia.

<Non è suonata la sveglia! Sai come sono imbranato> in realtà neanche l'avevo messa.

<Immagino che sei così imbranato che non hai stampato le dispense del professor Yang, giusto?> Domandò, o meglio, affermò il più grande.

<Oh, giusto...> Abbassai lo sguardo, le avevo stampate, ma lasciate sulla scrivania.

<Ne ho una fotocopia in più per te, tranquillo> sorrise, sorrise come il suo solito, un'usanza unica.

Il tragitto per arrivare all'università era breve, potevo contare ogni nostro passo, ogni nostro respiro, ogni sua risata.

Ascolto spesso la sua voce argentina ripetere gli argomenti per le ore a seguire.

Ascoltavo più la dolce e fine voce, che le parole da lui dette. Mi divertivo quando si intrecciava con le parole, rendeva il tutto più unico.❞