•Day 189•

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La pioggia cadeva sui tetti delle case.

La stazione era quasi vuota, era parecchio tardi. Il treno verde entrò e uscì da essa in un batter d'occhio.

I macchinisti informavano delle partenze.

Il tabellone segnava molti ritardi.

Guasti.

Brutto tempo.

Rotaie manomesse dall'acqua.

Sentii un tuono in lontananza, chiusi gli occhi dalla paura.

I poveri fiori si piegavano per il forte vento, le margherite si erano spente.

<<In carrozza!>> Esclamò il ragazzo a capo treno.

Salii sulla carrozza, presi posto.

Ero lato al finestrino, le goccioline intralciavano la vista sul vetro sporco.

Un lampo illuminò la stazione, presi paura portandomi le braccia al petto. Misi il cappuccio, era uno scudo in più.

Di nuovo, il treno lasciò la stazione.

Il paesaggio era grigio e scuro.

Il cielo era dipinto da sole nuvole grigie.

Il segnalino del binario 2 si era fulminato.

La corrente stava per saltare.

Ormai erano ore, se non millenni che stavo incollato sul sedile di pelle.

Avevo il braccio appoggiato al finestrino, la testa poggiata su di esso, lo sguardo poggiato sui campi poco fioriti.

<Siamo quasi arrivati, attendi ancora poco> mi informò il guidatore, Hua Cheng.

Mi girai verso di lui, era concentrato sulla strada.

Era spettacolare.

<Mi dici almeno dove stiamo andando? Voglio saperlo!> Lo guardai scrutandolo cercando risposta, che ovviamente non trovai.

<Guarda davanti a te, non me!> Rise del mio comportamento, volevo solo rendere il tutto più sopportabile.

Passai lo sguardo difronte a me, quella macchia blu dipingeva l'orizzonte.

<Che bello...> Aprii la bocca dallo stupore, non la richiusi più, neanche quando scendemmo dal mezzo.

<Togli le scarpe, facciamo una passeggiata sulla sabbia.> Tolsi le Vans nere, le tenni con due dita, tolsi anche i calzini per sentire i piccoli granelli passarmi tra un dito e l'altro. Sentivo l'umido della sabbia sotto la pianta, sentivo la morbidezza ma la durezza della sabbia, percepivo le poche conchiglie colorate che giacevano su questo letto di argilla e sabbia.

<Andiamo a sentire l'acqua? Ti prego!> Insistetti aggarappandomi al suo braccio.

Annuì, quasi d'obbligo.

Corsi verso il mare calmo e spumeggiante.

Le bollicine sfrigolavano quando sparivano.

La spuma si dissolveva interrandosi nella sabbia impregnata.

Avnzammo insieme.

La mia mano toccava e teneva la sua, erano strette, come due granelli che non vogliono dividersi.

Come le biglie che non vuoi perdere.

Come due conchiglie complementari.

La sua mano accarezzava lievemente la mia, io lo guardavo accarezzandolo con lo sguardo.

I nostri piedi venivano toccati dalla freddo mare di aprile.

Venivano raffreddati.

Venivano salati.

Osservavo il suo viso chiaro, radioso.

Il sole che tramontava si rifletteva nei suoi occhi cacao.

Ci sedemmo sul tettuccio della Jeep.

Sistemai la testa sulla sua spalla.

Tirò vento, allora ci coprimmo.

Un'enorme coperta di lana leggera copriva i nostri corpi.

Il tramonto dava atmosfera.

Il vero tramonto qua era Hua Cheng, la sua pelle sfumava dal rosa chiaro all'arancione perni raggi offuscati.

Hua Cheng, invece, illuminava il mio viso.

Illuminava le mie giornate.❞

[愛]➳ 𝗜'𝗺 𝘄𝗮𝗶𝘁𝗶𝗻𝗴 𝗳𝗼𝗿 𝘆𝗼𝘂𝗿 𝘁𝗿𝗮𝗶𝗻Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora