1 Gennaio 2015

1K 38 2
                                    

Mi svegliai grazie ad Andrea, mi picchiettò la spalla due volte.

«Dai, è quasi mezzanotte. Festeggia con noi, arriverà» mormorò con un sorriso. "No, non verrà".

Mi guardai intorno un'ultima volta, poi mi alzai e mi mischiai tra la folla facendo il conto alla rovescia.

5, 4, 3, 2... Dov'è? Dove può essere andato?

«Buon anno!» urlarono tutti, abbracciandosi e baciandosi.

«Perdonami» un sussurro arrivò alle mie orecchie. «Che cosa?» mi voltai di scatto.

«Non volevo andarmene così, mi dispiace» mormorò Alex abbracciandomi, non ebbi nemmeno il tempo per vedere il suo viso.

«Buon anno» sussurrai stampandogli un bacio sulla guancia. «Il nostro anno» replicò lui spostando una ciocca dei miei capelli dietro il mio orecchio con un tocco dolce e delicato.

Annuii e gli annodai le braccia al collo, era bello riaverlo con me. Litigare diventa sempre più faticoso.

Notai Andrea appoggiato alla parete del salotto, alzò il bicchiere di birra nella mia direzione.

«Allora» sorrisi e mi allontanai qualche centimetro da lui «Dove andiamo?» chiesi accarezzandogli i capelli.

«Che vuoi dire?» il suo sguardo sembrava perplesso. "L'hai già dimenticato?".

«Partiamo, ma dove andiamo?» faccio un sorrido ancora più grande. La sua espressione si addolcisce e le sue labbra si piegano in un ghigno compiaciuto. Sentii le sue braccia avvolgermi, che bella sensazione.

«Andiamo» mormorò Alex posandomi un bacio casto sulle labbra. Mi prese la mano, nemmeno il tempo di chiedere dove e corremmo fuori dall'abitazione.

Riuscii a salutare Andrea e Francesca solo di sfuggita. "Che maleducata che sono".

«Sali» disse con la mascella contratta, facendo un cenno verso la sua auto. Sprofondai sul sedile senza fiatare, quel tono mi metteva in soggezione. Sembrava così autoritario, non riuscivo a contraddirlo.

Riconobbi il tragitto verso il bungalow al mare solo quando imboccammo la stradina sterrata in mezzo al bosco. Il cielo cominciava a schiarirsi, il sole stava per sorgere, una leggera neve stava iniziando a cadere sopra di noi.

Quasi non riuscivo a tenere gli occhi aperti a causa del sonno, ma ero fin troppo curiosa di sapere che cosa avesse in mente Alex.

«Aspettami qui» ordinò severo e serio. Lo vidi entrare nel bungalow e aspettai per una buona ventina di minuti.

Chiusi gli occhi solo per qualche secondo, ma quando li riaprii ero tra le braccia di Alex che mi stava portando, senza il minimo sforzo, oltre la soglia.

Notai il tepore del camino e lo scoppiettare del fuoco. «Sono molto arrabbiato con te» mormorò riportandomi alla realtà «Però ti amo. Sono due cose con cui faccio fatica a convivere» aggiunse guandando sempre davanti a sè.

«Questo cosa comporta?» domandai affondando il viso nel suo collo, assaporando il suo dolce profumo. Notai anche una fragranza alla lavanda, proveniente forse da una candela.

Mi portò in braccio fino alla camera da letto.

Sul tavolino c'erano due splendide candele viola e bianco, dei petali rossi erano sparsi ovunque, tutto elegantemente architettato.

«Sei un pazzo» mormorai a bocca aperta per lo stupore. "Oh, piccolo mio. Cosa ti ho fatto".

«Ok» scoppiò a ridere per poi fare una smorfia dolorante «Scendi, mi fai male». «Scusami, ti prego. Non odiarmi» sussurrai ripensando alla frase di Ovidio, ormai del tutto diversa dall'originale.

IkigaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora