7 settembre 2016

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Osservai a lungo duepiccole lucertole verdi rincorsi sulla riva del fiume, nulla sembravaturbarle, nemmeno la mia presenza.

«Nonvuoi raccontarmi cosa è successo?» chiese Andrea, mi accorsi soloin quel momento che doveva essersi seduto diversi minuti prima.

«Nonlo so» mormorai continuando a fissare le due piccole creature «Cisono ferite a cui non si può porre rimedio» aggiunsi e lo pensavodavvero.

«Ioinvece credo che tutto si possa superare, soprattuto per una coppiaforte come voi. Il mondo è vostro, ogni giorno, e lui lo sa. Luitornerà, tu tornerai, voi tornerete» sentenziò Andrea con ariaalquanto convinta.

Tuttociò che avevamo passato ci aveva uniti o ci aveva piuttosto reso piùdeboli? Aveva portato entrambi a pensare a tempi migliori che perònel mio caso non erano mai esistiti.

Ripensaial nostro primo incontro, a quel ritratto ingenuo, a quelleconversazioni indecenti, ai dispetti, alla dolcezza dei primimomenti... e niente più.

Forsequando era subentrata la realtà, la nostra storia era sprofondatacome i piedi sulla sabbia.

"Lerelazioni si fondano su fondamenta stabili e resistenti" miaveva ripetuto più volte mio padre eppure questo non gli impedì disposare la mamma, non gli impedì di avere me e poi andarsene. Questonon aveva impedito nemmeno a me di tentare di tenere in piedi unacasa senza fondamenta.

«Luitornerà» disse Andrea, ma volete sapere come andò realmente? Alexnon tornò, non si presentò fuori casa con dei fiori, non neparlammo più, non parlammo più.

«Tutornerai» disse Andrea, ma anche questo risultò falso. Non ciriuscii.

Ungiorno, camminando per la strada, feci qualcosa di insolito: guardaialdilà delle vetrine.

Vidiun ragazzo e una ragazza seduti ad un tavolo, lei bellissima eraggiante, sorrideva come i fiori al sole in primavera, lui,imponente e maestoso, la osservava come se il mondo non esistessepiù.

Rividiquello sguardo su di me per qualche secondo, ma dovetti accettare laverità, non era rivolto a me, non più.

Inutiledire che mi allontanai prima che si accorgessero di me.


UNANNO DOPO


Lamia vita era cambiata radicalmente.

Avevolasciato la casa di mia madre per possederne una, un'altra casa in unaltro stato, in un'altra vita.

Presila decisione in qualche giorno, d'impulso, e partii.

Salirenuovamente su un aereo fu un'esperienza del tutto diversa, quel volosegnava un inizio, uno nuovo.

Trovaiperfino un lavoro, uno dei quelli che mi piacciono, uno di quelli cheti danno la voglia di alzarti al mattino, di lasciare le coperte acasa.

«CiaoAdalheid» esclamai vedendola sulle scale.

«Misei mancata! Come è andato il weekend?» chiese avvolgendomi in unabbraccio.

«Solitariocome al solito» ridacchiai per la sua espressione buffa. Non fuproprio la sua espressione a farmi ridere, ma fu quel suo aspetto unpo' infantile, i capelli rossi rigorosamente legati in due trecce,l'apparecchio splendente e il volto costellato di lentiggini.

«Dovrestirispondere alle chiamate allora, non sarebbe così solitario» sbottòcon una smorfia di offesa «Saresti potuta venire al lago con noi.Non è che per caso non ti piace Clemens?» si arrestòimprovvisamente.

«No,il tuo ragazzo mi è simpatico, solo che avevo da fare a casa»troncai la conversazione.

Neavevo viste di coppie strane, ma loro li superavano tutti. AncheClemens, come Adalheid, aveva i capelli rossi e gli occhi azzurri,per qualcuno dovevano essere imparentati in qualche modo, manonostante si assomigliassero come fratello e sorella sapevo che illoro amore era lontano da quello fraterno.

«Saràper la settimana prossima» esordì lei costringendomi ad annuire.

Alzaigli occhi al cielo e mi separai da lei per cominciare la mia giornatalavorativa.

Catalogailibri per tutto il giorno, la cosa non mi infastidì, in fondo era illavoro che mi ero scelta e circondarmi di tanti amici letterari mirendeva felice.

«Anna,c'è un ragazzo che chiede di te. Vuole sapere delle copie deisonetti, sei l'unica che se ne intende» esclamò Bertha, unacollega, dal piano superiore.

Abbandonaimomentaneamente il mio archivio polveroso per tornare in superficie.Tutti i colleghi si affidavano a me per quanto riguardava laletteratura italiana, come se essere italiani dia una qualifica inpiù.

«Seitu il fortunato?» chiesi ad un ragazzo di spalle, l'uniconell'atrio.

«Credodi si» replicò lui voltandosi. Rimasi stupefatta per un attimo,quasi non riuscivo a crederci, me l'ero immaginato diverso.

«Assolutamentesì» aggiunse guardandomi, io arrossii in modo incontrollabile allavista di quegli occhi scuri, profondi quasi ad un'iquietante abisso.

«Seguimi»gli feci un cenno.

«Letteraturaitaliana?» chiesi alla ricerca di qualche informazione.

«Sì,mi appassiona».

Frugainella tasca alla ricerca delle chiavi «Io preferisco la letteraturarussa» commentai aprendo la porta.

«Ancheio, ma sono innamorato della letteratura francese dell'ottocento»ribattè lasciandomi senza parole.

«Eccoli,sono tre sonetti di Petrarca, sono tutti quelli che sono riuscita aprocurarmi» mormorai costernata per non aver potuto fare di più.Fosse stato qualcun'altro, tutto ciò non mi avrebbe nemmenosfiorato, ma ero davvero colpita dal ragazzo che avevo davanti.

«Sìcerto, avresti qualcosa da consigliarmi? Lettura leggera» conclusecon una risata leggera e suadente.

«Seguimi,di nuovo» gli feci fare il giro di tutto lo stabile, scaffale perscaffare e lui non si lamentò nemmeno per un secondo.

«Iniziada questo» gli porsi un romanzo di Pirandello preso dalla bachecadella letteratura italiana e sorrisi.

«Telo riporterò» replicò lui ricambiando il sorriso.

"Accidenti"pensai arrossendo ancora. Quella carnagione olivastra contrastava conla dentatura bianca e ordinata, i riccioli scuri cadevano sullespalle con delicatezza sul maglione blu.

«Devi.Sono le regole qui» mi strinsi nelle spalle «Vieni» aggiunsifacendomi strada tra gli scaffali.

«Miserve il tuo nome per poter registrare il prestito» mormoraibramando quell'informazione, una delle più importanti.

«NoahWerner».

Digitaial computer e fui quasi triste di consegnargli il volume, quasi nonvolevo che andasse via.

«Etu come ti chiami?» domandò Noah spiazzandomi.

«Io?»"Che domanda stupida" «Anna» sussurrai.

«Civediamo presto Anna, hai la mia parola» ribattè sorridendo.

"Accidenti"pensai arrossendo fin sotto la frangetta.


-

Cari lettori, mi dispiace per il ritardo con cui arrivano questi capitoli, ma mi sono persa un tantino per strada.

Che ne pensate di questo cambiamento improvviso della protagonista? Voi avreste fatto lo stesso o avreste lottato di più per Alex?

Vi piacciono questi nuovi personaggi?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 01, 2016 ⏰

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