13 Marzo 2015

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Caro Andrea,

Questa seconda lettera conterrà un'intera settimana di viaggio.

Quando quel simpatico vecchietto ci ha lasciati ad Erd, in Ungheria, abbiamo camminato per molti chilometri tra le stradine tra i villaggi.

Abbiamo parlato (O meglio, Alex ha parlato) con un rivenditore di biciclette che, sorpreso e incuriosito dalla nostra iniziativa, ha deciso di regalarci due biciclette per percorrere gli ultimi chilometri verso Budapest. La città ti piacerebbe, è piena di vita e il cibo è a dir pocofantasioso.

Abbiamo conosciuto due musicisti (coinquilini per altro) che ci hanno ospitato per tre giorni, Sebastian e Imre. Hanno persino deciso di accompagnarci nel nostro viaggio.

Non so se sia un bene, ma è tardi per tornare indietro.

La famiglia di Imre ha regalato i biglietti del treno per tutti noi, così, zaino in spalla fino a a Zagabria.

Siamo arrivati in città ieri pomeriggio. Alloggiamo in un campeggio (La tenda che mi hai regalato si è rivelata molto utile!).

Vorrei tanto che poteste fare questa esperienza con me, mi dispiace non potervi vedere tutti i giorni, ma ogni giorno che passa più capisco che era la cosa migliore che potessi fare.

Sebastian si è offerto di ospitarci nella casa che la sua famiglia possiede a Preveza, in Grecia. Ci fermeremo per qualche settimana credo, nella prossima lettera te ne darò conferma.

Spero di non aver dimenticato nulla, "Ci vediamo domani".

Baci,

Anna


«Stai scrivendo un'altra lettera?» chiese Alex, giocherellando con il sacco a pelo.

«Sì, la spedirò domani mattina» lasciai cadere la penna e mi rannicchiai tra le sue braccia. «Sei stanca?» domandò posando un leggero bacio sulla mia fronte. «Non troppo, ma sono felice» mormorai stronfinandogli il naso sul collo.

Anche dopo chilometri e chilometri, giorni di sole e giorni di pioggia, Alex aveva sempre lo stesso incantevole profumo.

«Anche io principessa» replicò sorridendo. Mi infilai velocemente nel sacco a pelo e mi nascosi sotto il cuscino.

«Dove scappi?» chiese ridendo e seguendomi con lo sguardo. Sentii le sue mani sui miei fianchi "Quanto mi sei mancato".

Scoppiai a ridere sotto le sue dita «Il solletico non vale» esclamai contorcendomi. Lui sembrò non farci caso.

Percepii le sue labbra sulla mia pancia e dei leggeri brividi attraversarono la mia schiena. Le sue dita disegnavano piccoli cerchi sulle mie coscie e non potei fare altro che chiudere gli occhi e assaporare il momento.

Infilò i pollici nell'elastico delle mutandine «Queste le togliamo» mormorò sorridendo sulla mia pelle.

«L'ultima volta che l'hai detto è apparsa mia madre, rovinando il momento» ribattei ridacchiando, ma lui alzò la testa con uno sguardo indecifrabile. Perplesso? Divertito? Ironico?

«Va bene, va bene sto zitta» ridacchiai alzando le mani in segno di resa. Le sue labbra continuarono quella dolce tortura e il suo amore mi invase.

Mi sentii pervadere dalla passione, quanto mi mancava questa sensazione.

In tutti i giorni di viaggio non ci eravamo mai presi del tempo per noi due, ma in quel momento avevamo rimediato a tutto.


«Buongiorno principessa» Alex mi svegliò con un bacio sulla fronte.

«Ragazzi!» esclamò Imre dall'esterno. «Ci hanno sentito?» domandai terrorizzata, portai una mano sulla bocca.

«Ora come ora è tardi per preoccuparsene» sorrise dolcemente. Mi limitai ad annuire e a vestirmi in fretta.

Durante la colazione, basata interamente sulla frutta che ci aveva regalato un contadino, Sebastian mostrò un'enorme interesse per i nostri tatuaggi.

«Cosa significa? E questo cosa significa? Che simbolo è questo?» domandò tutto d'un fiato.

«Rilassati» mormorò Imre, imbarazzato per l'eccessivo entusiasmo dell'amico. Scoppiammo tutti a ridere, rompendo definitivamente il ghiaccio.

Notai per la prima volta quanto fosse bello Imre, un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi così chiari da essere strani. Un ventunenne semplice nei modi di fare, arguto ed intelligente.

Lo scoprivo a guardarmi intensamente ogni tanto, cosa alquanto imbarazzante, almeno per me.

Sebastian, invece, era l'esatto opposto. Un giovane venticinquenne neolaureato biondo e dagli occhi azzurri. Era paffuto e aveva spesso le guance rosse, aveva sempre una bizzarra espressione stampata in faccia che, il più delle volte, mi faceva ridere senza un'apparente motivo.

In pochi giorni diventammo una compagnia inseparabile, sapevamo tutto di quei due ed andava bene così.

Quante persone avevo potuto conoscere, quante anime ci avevano aiutato nel nostro percorso.

Ogni giorno che passava era un gioiello nella mia esperienza di vita.

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