Elena
"Arò andiamo?" mi guardai intorno, eravamo salite per quattro rampe di scale e passato dentro dei corridoi vuoti, dove ogni tanto passavano degli uomini che salutavano la donna che mi stava portando in un posto a me sconosciuto.
"T puort dalla direttrice" rispose continuando a camminare, ed io cominciavo ad avere il fiatone, non tanto per le scale che avevamo fatto, ma per via dei tacchi, e non mi sembrava proprio il caso cominciare camminare scalza. Quindi mi stava portando dalla direttrice, avevo sentito del suo carattere forte, e dei suoi metodi molto duri, ma sinceramente era l'ultima cosa di cui dovevo preoccuparmi. Camminammo un altro po' e finalmente arrivammo ad una stanza che mi ricordava molto il commissariato dove ero stata ieri sera.
"Buongiorno Liz, è la nuova?" le chiese un uomo mentre entravamo dalla porta di sbarre bianche, aveva dei capelli ricci si poteva dire e mi lanciò uno sguardo indagatore e lo guardai con il solito sguardo freddo che ormai era un mio classico. La donna accanto a me annuì dicendo; "La porto dalla direttrice, è arrivata mo mo" rispose lei continuando a camminare per la stanza mentre la seguivo. Ci ritrovammo davanti ad un portone di legno, ma con delle finestre che facevano vedere l'interno della stanza.
"Buongiorno, ve l'ho portata" disse Liz spalancando la porta ed entrando nell'aula, era grande con delle grandi finestre dietro ed era abbastanza illuminata. "Buongiorno Direttrì" dissi anche io guardando stavolta prima ai lati della stanza e poi verso la direttrice seduta dietro la scrivania mentre parlava con un uomo che non appena parlai si voltò verso di me, era il comandante e come quando ero scesa dal pullmino della polizia gi avevo lanciato uno sguardo che solo lui poteva capire in quel momento.
"Elena giusto?" mi chiese la donna bionda seduta aprendo una cartellina verde chiaro, avrei scommesso che fosse il mio fascicolo e stranamente non mi stupii, avrebbe trovato tutti i miei dati, la mia famiglia, dove vivevo e solo in quel momento realizzai veramente dove fossi finita.
"Giust" risposi annuendo con la testa mentre continuavo a camminare affiancata da Liz all'interno della stanza avvicinandoci sempre di più alla direttrice.
"Accomodati, grazie Liz puoi andare" mi fece segno con la mano di sedermi sulla sedia davanti alla sua scrivania mentre congedava nel frattempo Liz, non mi voltai a guardarla, ma sentii il rumore delle sue scarpe sbattere contro il pavimento di granito ed una porta sbattere alla fine.
"Allora Elena Varriale, omicidio doloso" mi disse la direttrice annuendo con la testa mentre dava un'occhiata veloce ai dati più importanti sul mio fascicolo. Io annuii guardandola dritta negli occhi, cercai i non far trasparire alcuna emozione, ma l'ultima parte di quella frase mi fece provare un vuoto alla pancia, ma dovetti riprendermi subito, non avevo tempo per rimpiangere tutto quello che avevo fatto.
"l'hai fatt grossa Elenù" sentii la voce maschile dietro di me parlarmi, sentii la pancia rivoltarmisi dal nervoso, e lentamente spostai lo sguardo nel suo, sapevo cosa aveva fatto e nonostante la famiglia dei Valetta non andasse d'accordo con la mia quell'uomo era pur sempre un infame.
"E' quest la fine che fann gli infami" dissi dopo qualche secondo di silenzio, lo guardavo con uno sguardo morbido, ma sapeva bene cosa intendevo e non gli avrei fatto mancare un altro promemoria di quello che aveva fatto. "E lei comandà dovrebbe saperlo più che bene" continuai facendogli un falso sorriso e rivoltandomi nuovamente verso la direttrice, volevo andarmene da quella stanza e speravo che fosse successo il prima possibile.
"Famiglia di camorrist, un Boss del genere come padre nun m sorprend" disse mentre la direttrice alzava lo sguardo verso di lui, quell'uomo doveva imparare a tenere a bada le parole, perché non saremmo andati per niente d'accordo in quel modo, e una cosa di cui ero certa era che se volessi dare del filo da torcere sarei stata più che capace.
"Senta comandà ij dei giudizi vostri m ne fotto altamente, o' sa?" gli chiesi voltandomi di nuovo verso di lui con uno sguardo freddo stavolta, duro. Non avevo bisogno di qualcuno che mi giudicasse qui dentro, avevo già abbastanza problemi dopo quello che avevo fatto e non me ne servivano altri.
"Qui nessuno ti giudica Elena, ma spostiamoci su discorsi che potrebbero magari interessarti." Si intromise la direttrice cercando di rassicurarmi con la prima frase, ma non mi servì minimamente, i loro giudizi potevano più che bene tenerseli. La donna dietro la scrivania disse quella frase per chiudere la conversazione tra me e il comandante, a quanto pare conosceva la sua storia. "Data la gravità dell'atto che hai commesso la pena sarà abbastanza lunga, ma qui dentro le giornate passano molto velocemente, ci sono molte attività." Continuò facendomi un sorriso alla fine.
"Mi dica dottorè" la incitai a parlare, l'unica cosa che mi avrebbe impegnata qui dentro erano queste ore di attività, sempre se mio padre non mi avesse dato qualche compito da fare qui dentro. Avevo saputo, ed anche visto di sfuggita il figlio di Don Salvatore Ricci, non sto a spiegare chi fosse, ma suo figlio non era di meno, dicevano avesse il suo stesso carattere se non peggiore, ma sicuramente non avrebbe impaurito me con i suoi modi.
"Allora le attività sono tutte in questo foglio, te devi compilarlo e portarmelo entro domani sera va bene?" mi chiese porgendomi un foglio che neanche lessi velocemente, aveva qualcos'altro da dire ma non chiesi altro l'avrei scoperto più avanti.
"Perfetto direttrì" le dissi guardandola e facendole un sorriso falso e lei ricambiò, ma il suo sorriso però sembrava reale. "Liz vieni a prenderla" la chiamò la direttrice ed immediatamente Liz si fiondò all'interno della stanza con un gran sorriso sul volto.
"Ci vediamo domani Elena" mi salutò la direttrice sorridendomi, io mi alzai e dissi: "buona giornata allora". Una volta alzata guardai verso il comandante che era dietro di noi e lo fulminai con lo sguardo.
"C vrimm comandà" gli dissi prima di congedarmi ed andare verso Liz che mi stava aspettando davanti la porta.
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Ma chi ci pensa a noi
RomancePensavo che mi sarei innamorata con un colpo di fulmine, quello che si legge nei libri, ed invece dovetti aspettare che finisse la tempesta, ma per le persone condannate come me i tempi di quiete erano assai brevi.