Cre tieni paur?

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Quel ragazzo, prima o poi l'avrei fatto fuori, insolente e fastidioso. Si vedeva a kilometri di distanza che fosse uno dei figli di Don Salvatore, ma non se la sarebbe cavata facilmente con me, non era il primo figlio di un boss che affrontavo.

"Tutt e cos toie stanno dentro la camera, le ha portate tuo fratello stamattina. Sarai in cella con Naditza e Silvia" attirò la mia attenzione quando ormai ero completamente dispersa nei miei pensieri, continuavamo a camminare per i lunghi corridoi bianchi e finalmente si fermò davanti ad una porta di sbarre dove accanto c'era la lettera degli alloggi. Senza guardarmi intorno la guardai e le feci un segno di ringraziamento con la testa spostando lo sguardo dietro le sbarre. Era un lungo corridoio rivestito di una vernice scura, ma il sole batteva sulle finestre e questo illuminava anche il corridoio. Infilò la mano nella tasca ed immediatamente mi venne un ricordo, il ricordo di quel giorno in quel vicolo, ma dovetti scacciarlo subito. Infilò le chiavi nella serratura e la fece scattare aprendo la porta. Il corridoio era vuoto, ma Liz immediatamente parlò.

"Ue belle tniamo una nuova, Silvie! Naditza!" urlò mentre camminava lungo per corridoio e dopo quella frase cominciò a sentirsi un mormorio ancora più forte mentre diverse ragazze cominciavano ad uscire dalle celle con facce incuriosite. Due ragazze però si precipitarono verso di noi, erano così sorridenti per essere in un luogo del genere. La mora, con i tipici lineamenti del sud parlò. "Con noi sta?" chiese a Liz guardandomi dall'alto verso il basso e facendomi un sorriso, sembrava una apposto, non avrebbe creato problemi.

"Ecciert" risposi guardandole entrambe facendo un sorriso rassicurante forzato, sarei dovuta stare in stanza con loro e di certo non volevo farmi odiare da loro, sicuramente non mi sarei fidata immediatamente, anche perché dopo questi due giorni non riuscivo ancora ad immaginare dover ricominciare tutto da capo. "Vabbò ja Liz c pensiamm noi a farle vedere a stanza" stvolta a parlare fu l'altra ragazza, con dei capelli sul rossiccio e lunghi, molto lunghi, quanto i miei. "Per qualsiasi coss, stamm ca" Liz mi posò la mano sulla spalla guardandomi in modo da rassicurarmi, ma sapeva bene che non ne avevo bisogno, ero cresciuta in degli ambienti del genere e di certo il timore era l'ultimo sentimento che provavo.

"Allor tu comm te chiam?" mi chiese la ragazza con i capelli lunghi guardandomi anche lei dall'alto al basso scrutandomi.

"Elena Varriale" risposi accendendo la sigaretta che avevo preso mentre Liz stava parlando con le ragazze davanti a me. "Ue Nadi tnm a figlia d'un boss eh" la ragazza morta diede una gomitata scherzosa all'altra che ci mise poco a capire chi fossi, quindi la ragazza dai capelli rossicci era la Naditza mentre l'altra Silvia. "Addirittur. Don Gennaro Varriale?" mi chiese Naditza incuriosita, anche se già sapeva la risposta e per un attimo il suo sguardò si rabbuiò.

"Cre tieni paur?" le chiesi guardandola con aria di sfida, mi piaceva quando le persone avevano paura di me, ma la sua però non era paura, aveva qualche pensiero in testa, ma nei suoi occhi non c'era paura. "Pccre da una famiglj comm a mj nient chiù m spaventa" il suo sguardo immediatamente si riaccese e mi fece un sorriso mentre continuavo a guardarla dritta negli occhi e buttai fuori il fumo. "Megl accussì no? C tnm conviv ca dint" continuai prima di fare un sorriso freddo e riportare la sigaretta alle labbra.

"Elenù m sembr una appost tu, c'hai cumbinat?" mi chiese la mora cercando di scavarmi dentro mentre mi guardava dritta negli occhi, troppo curiosa per i miei gusti, ma anche a me piacerebbe sapere che reato abbiano fatto per essere lì dentro, ma solamente per capire con che persone avevo a che fare. Non avevano degli sguardi da psicopatiche. Decisi di non rispondere alla sua domanda e cacciai il fumo dalla bocca come risposta per far cambiare discorso.

"Ma m c vulet porta ind a sta cell?" chiesi facendo un altro tiro e guardandole dritte negli occhi mentre Silvia fece una risatina Naditza parlò. "Ue ue stamm facend conoscenza". Subito si voltarono di spalle e cominciarono a camminare, m Silvia si girò verso di me facendomi segno con la mano di seguirle. Ad un certo punto dopo aver passato tre celle si fermarono e mentre Naditza entrò Silvia si fermò fuori la porta.

"Tras" mi disse Silvia quando ormai ero arrivata davanti la porta. La stanza non era molto grande, ma c'era abbastanza spazio per ospitare tutte e tre e potersi muovere senza problemi. Spostai gli occhi su un letto singolo, affianco ed un letto a castello, spoglio con un borsone di pelle nero e delle lenzuola posate al lato del letto. Non avevo mai visto quel borsone ma avevo presupposto che fosse il mio trovandosi su quel letto. Guardai il letto superiore di quello a castello e volevo quello. "Vogl il lett su" dissi andando a prendere il borsone pieno di cose, sembrava che una volta aperto le cose sarebbero scoppiate fuori. "E' il mio pccre" mi disse Silvia facendo un passo avanti e guardandomi con un sorriso mentre invece Naditza si era seduta sulla scrivania davanti la finestra. "E dai Silvie c te cost" le chiesi guardandola con sfida, avevo notato che dalla finestra si vedeva il mare e da quel letto si sarebbe riuscito a vedere senza problemi.

"M par a Viola" Naditza si voltò verso di noi guardando prima me e poi Silvia che aveva capito la battuta mentre io ero rimasta un po' confusa. "E chi è sta Viola dimmi un po" risposi accigliandomi verso di lei, da come lo aveva detto e dal suo tono di voce ma soprattutto dal contesto non sembrava fosse una persona di poco conto. "Una pazza psicopatica che sta ca dint" rispose Silvia guardandomi con un ghigno divertito. "Una serpe" continuò Naditza finendo la frase di Silvia ridendo e riportando lo sguardo fuori dalla finestra spalancata dul mare. "Ij quell comm a ess m le mang a colazione" risposi sorridendo, per quanto mi fosse possibile mentre mi avvicinavo al mio borsone. "Nun e dubito. Vabbo comunq te lo puoi prende il letto mio ja" mi disse Silvia entrando in quello che pensavo fosse il bagno. "Grazie Silvie" risposi mentre buttai la sigaretta nel cestino accanto all'entrata nella cella che avevo notato.
"Comm si ridott male ammo" Naditza si voltò verso di me, mi aveva già squadrata in quel modo, ma era arrivato il momento di dirmelo secondo lei, abbassai lo sguardo per guardarmi di nuovo ed alla luce le macchie rosse del suo sangue risaltavano molto di più sul mio blazer rosa acceso di ieri sera. "Omicidio" disse Silvia uscendo dal bagno mentre si sentiva lo scarico che si apriva. Annuii con la testa cercando di non trasparire emozioni, non riuscii a guardarla negli occhi mentre il vuoto prendeva il possesso su di me. Cercavo di dimenticare l'accaduto di ieri che ormai mi sembrava essere successo un mese fa, ma il dolore era sempre lo stesso. "Vogliamo sentì tutt e cos eh" disse Silvia appoggiando la spalla allo stipite della porta del bagno guardandomi con un sorrisino. Io scossi la testa aprendo il borsone e fortunatamente mia madre aveva messo sopra l'asciugamano e la pochette per la doccia ed un cambio già pronto. "Mo volit sape tropp e cos primm me vogl lava" dissi prendendo in mano le cose che mi sarebbero servite, anche i vestiti ma prima di uscire dalla stanza mi sedetti per togliere quei tacchi, non riuscivo più a sopportarli. 

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