Varriale colloquio per te

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Elena

Mi sedetti su un divanetto della piccola stanza di ritrovo delle ragazze, all'interno del corridoio dei nostri alloggi. Avevano portato il giornale, non avevo ben capito se fosse di quella mattina o della sera precedente, ma non feci in tempo ad aprirlo dalla sua piegatura a metà che mi bloccai.
"Pomeriggio di terrore a Scampia" c'era la mia foto, una che mi era sempre piaciuta particolarmente e che avevo appeso al muro dietro al mio letto. Ero in prima pagina, sul Corriere della Sera, ma la cosa che mi cominciava a spaventare di più era il fatto che già sapevo come mi avessero descritta: come un mostro, e dopo quello che avevo fatto pensavo di esserlo, chi uccide il proprio migliore amico? In una vita normale, in una vita onesta, nessuno lo avrebbe fatto se non per infermità mentali, ma nella vita come la mia anche i volti più fidati possono essere solamente delle maschere.
"Chest si tu eh Varrià?" la vice di Naditza mi giunse alle orecchie abbastanza forte, era accanto a me e si trovava dietro lo schienale del divanetto posto al centro della stanzetta. L'avevo vista quando ero entrata davanti alla finestra intenta a parlare con Serena.
"Tieni problemi?" non era il momento delle domande, non avevo la minima voglia di fare qualsiasi cosa, a parte sprofondare nel mio letto. Spostai lo sguardo su di lei abbandonando il punto di lettura, avevo capito che leggero lì era impossibile.
"Ni comm si bella ca" stavolta a parlare fu Silvia, accanto a Naditza, sempre dietro il divanetto. La sua voce era leggera, superficiale. Mi indicò con l'indice la foto stampata in prima pagina sul giornale, ma mi venne in mente un ricordo: Mariano. Erano passati pochi giorni da quando avevo pubblicato quella foto e continuavo a ripetere quanto bella fosse, mio fratello cominciava a non sopportarmi più, mentre Mariano una sera si presentò sotto casa con questa grande cornice argento e dubito l'amai.
"Si famos mo" capii che la loro conversazione era andata avanti, ma quel ricordo che era riaffiorato non fece altro che peggiorare il mio stato d'animo.
"C sfaccimm vuò Nadi?" chiesi con la voce leggermente alterata guardandola dritta negli occhi voltandomi verso di lei. Vidi Silvia accennare un sorrisino, la divertiva quella situazione.
"Stav ricenn ca allor è ver ca tieni uccis l'amico tojo a sangue fridd eh"
"V par una ca ric bugie?" chiesi socchiudendo gli occhi, certo quando er il momento opportuno di farlo lo facevo, ma alla fine dei conti la mia vita era costruita su menzogne, l'unica cosa che portavo sempre con la massima onestà era la mia parola, quella, una volta data, era indelebile per me.
"Varriale colloquio per te" la voce di Liz mi richiamò dalla conversazione e le vidi fare un sorrisetto. Mi alzai posando il giornale al mio fianco, non avevo letto neanche metà dell'articolo, ma già sapevo abbastanza e non era il momento di leggere le frasi che mi avrebbero dovuto descrivere davanti a tutte le persone che leggevano il giornale.
"Arriv" risposi mentre mi incamminavo verso la porta d'ingresso per la saletta ritrovandomi sul corridoio di tutte le nostre camere, Liz era poco distante da quell'apertura e mi stava aspettando con un sorriso e braccia conserte.
"C stann pat't e fratt" mi disse con tono delicato mentre cominciava a camminare lungo il corridoio non molto affollato, erano solamente le 10 del mattino e tra un'ora ci sarebbero state le nostre due ore d'aria quindi si preferiva rimanere a dormire o a riposarsi solamente.
Continuammo a camminare nei corridoi mentre in alcuni tratti l'unico rumore era quello delle nostre scarpe che battevano sul pavimento di granito.
"Mo ca entri t stann aspettann all'ultimo tavolo al centro vabbò?" mi disse continuando a camminare svoltando in un corridoio celestino. C'erano delle sedie ed una porta aperta mentre andando più avanti c'erano delle scalette di lato appoggiate al muro con delle sbarre davanti. Liz accelerò leggermente il passo e finalmente si fermò, fece un segno con la testa ed un uomo fece scattare la chiave nella serratura che faceva aprire le sbarre davanti alla porta.
"Ue Elenù" non feci in tempo neanche a far chiudere le sbarre dietro di me che mio fratello parlò, eravamo in pochi nella sala colloqui, solamente un'altra detenuta, era lunedì mattina e per questo supponevo che no nci fosse quasi nessuno.
"Raf, so cuntent ca si venuto" dissi non appena gli arrivai davanti. Si alzò in piedi e aprì le braccia pronto ad accogliermi. Lo abbracciai forte. Era passato solamente poco più di un giorno da quando avevo abbracciato mio fratello, ma sembrava un'eternità.
"T ver megl eh" mi disse all'orecchio stringendomi.
"Era n'nfame se l' meritava" il mio tono cambiò, durante quella frase si alterò diventando minaccioso, ma mi calmai subito, non sapevo il motivo per quel repentino cambio di tono.
"Accussì t vogl" mi rispose non appena ci staccammo dandomi una pacca sulla spalla.
Vidi mio padre alzarsi dalla sedia mentre mio fratello invece si sedette. Mi diete una botta sulla spalla mentre il suo sguardo si addolcì per qualche secondo, ma tornò come sempre. Mi aveva sempre dato tutto il suo amore mio padre, ma in questi contesti si era sempre mantenuto freddo.
"Stai buon?" mi chiese mentre toglieva la mano dalla mia spalla.
"Ecciert pa" risposi andandomi a sedere alla sedia dall'altra parte del tavolino.
"C sta qualcun ca te romp p' cazz?" mi chiese posando la schiena sullo schienale della sedia, il suo sguardo era indagatore, ma già sapevo che si stava aspettando la risposta che gli stavo per dare.
"E ca nun o saje?"gli chiesi facendo un sorrisino e socchiudendo gli occhi mentre accavallavo le gambe sotto al tavolo. Sapevo bene che lui era a conoscenza del fatto che uno dei ricci fosse qui dentro detenuto.
"O' sacc, o' sacc." Rispose sporgendosi leggermente in avanti.
"Tnimm nu compito per te" prese parola mio fratello facendomi un sorrisino, immediatamente capii.
"Devi fa un serviz pa ringrazia i Ricci" continuò mio padre per concludere la frase di mio fratello ed in quel momento realizzai del tutto. Era un compito non semplice, ma mi aspettavo una cosa del genere ed anzi la stavo aspettando con ansia ormai, da un giorno.
"Quant tempo teng?" chiesi incrociando le mani e sporgendomi leggermente verso di loro abbassando la voce. Guardai dritto negli occhi mio padre.
"Tutto chell ca vuò tu, bast ca o' faje" rispose lui facendo alzare leggermente solo un angolo della bocca.
"Forza Varrià, c ne iamma ij" mi richiamò Liz avvicinandosi al mio tavolo.
"Fa chell ca fa" mi disse mio fratello guardandomi dritto negli occhi mentre mi alzavo per andare verso di lui per salutarlo.
"Comm a siemp" risposi sorridendogli come facevo sempre in quei momenti.
"Cià cià Elenù stamm buon" mi disse papà quando gli andai avanti. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 08, 2022 ⏰

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