ij t'ammazz Ciro

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Elena

"Elenù, viè a pazzia" mi voltai buttando fuori il fumo della sigaretta verso la voce, era Serena, una ragazza riccia e poco più bassa di me, l'avevo conosciuta a mensa dopo che Naditza era tornata dal suo "Incontro" con il chiattillo. Era una ragazza che provava ad essere felice, ma gli occhi dicevano tutt'altro e non ci misi neanche un secondo a capirlo.
"Nun o' sacc" risposi riposandomi il filtro sulle labbra e aspirando. Non mi andava di giocare, ma stare in quel modo mi avrebbe solamente distrutta ancora di più di quanto non lo fossi già. Il vuoto dentro faceva sempre più male ma ero contenta cdi non avere sensi di colpa.
"E ja ammò c ne manc una" disse Silvia con voce accogliente sorridendo, sembrava una ragazza apposto e fin dal primo momento sembrava non giudicare nulla, ma avevo capito che anche la sua era una maschera, completamente diversa dalla mia ma lo era.
"E vabbo" risposi alla richiesta con un sorrisino mentre spegnevo la sigaretta nel portacenere sul tavolino di legno chiaro davanti a me. Mi alzai dandomi una piccola spinta con le mani dal divanetto e mi misi in piedi e, dopo aver fatto un respiro per eliminare momentaneamente quei ricordi, andai verso il biliardino accerchiato da loro tre. La sala era completamente piena solamente di noi ragazze, ma Silvia mi aveva detto che anche i ragazzi sarebbero arrivati a breve.
"C sai pazzia a biliardino?" mi chiese invece Naditza appoggiandosi al tavolino da gioco e guardandomi con aria di sfida divertita. "Ecciert, c so cresciut" risposi ed arrivai davanti al biliardino per giocare.
"Viè viè devi stare in squadra con me allor" Silvia mi fece segno con la testa di mettermi accanto a lei. Ci mettemmo di spalle alla finestra, lei in porta ed io in attacco anche se ero più abituata a giocare uno contro uno. Acconsentii con la testa e presi in mano le manovelle di plastica.
"Batt ij" disse naditza abbassandosi per prendere la pallina, lei era davanti a me, in porta. Prese la pallina di plastica bianca e la buttò dentro al tavolino. Per fare quel punto ci volle un po', ma alla fine riuscii a fare gol e sorrisi a Naditza, ma mi guardò solo ridendo.
"Vai ja prendi l seconda" la richiamò Silvia, buttò la pallina al centro accanto al mio posto e tirai facendo gol, ma troppo facilmente. Alzai lo sguardo e vidi Naditza guardare verso la finestra, dove accanto c'era la porta. Cominciava a sentirsi un maggiore mormorio di voci maschili, ma la partita era appena iniziata e nonostante ci fossero loro non doveva sembrare che li stessimo aspettando, cosa che, non era minimamente vera.
"Cre Nadi t si n'cantat?" le chiesi passandole una mano davanti agli occhi per farla riprendere dal suo stato di trans, mentre Silvia e Serena se la ridevano affianco a noi, sembrava che stesse cercando qualcuno con lo sguardo.

"Ue pccrè e che nun c fat pazzia a noi?" una voce maschile squillante ci arrivò da dietro e mi girai molto lentamente spostando i capelli dietro la schiena ed appoggiandomi alle manovelle e finalmente vidi l'emittente della voce: era il rossiccio, Totò doveva chiamarsi.
"E s proprj vulet" rispose Naditza più che contenta per poter raggiungere il milanese che riuscii a vedere poco dietro il gruppo e lo guardai fredda come stavo facendo con loro.
"Ja uagliù vnt" li richiamò il ragazzo rossiccio con un segno della mano, vidi Silvia e Serena spostarsi ai lati del tavolino, ma io restai immobile al mio posto continuando a guardarli.
"Confettì ja facc pazzià a noi" fu Edoardo a parlare stavolta mentre si sistemava il ciuffo e si avvicinava, ma lo guardai di nuovo fredda e spostai poi lo sguardo su Ciro.
"Vogl pazzia cu Ricci" dissi guardandolo con sfida mentre si sistemava la sua solita canna di cui era intenzionato a fumare, ma ci avrei scommesso tutto che non mi avrebbe mai risposto di no.
"E ja uagliò fatm gioca contr sta creautur" disse accendendosi la canna e facendo il primo tiro, lo guardai in cagnesco e mentre si avvicinava al tavolo la lasciò ad Edoardo ancora affianco a me. Lo guardai dall'alto al basso, quel soprannome era odioso.
"Misa che nun agg sentut comm m'hai chiamat" dissi mettendomi davanti a lui prima che potesse passare dall'altra parte del tavolo, lui mi guardò freddo negli occhi, riuscivo a vedere il mio riflesso nei suoi, così neri. Non rispose ma passò avanti dandomi una leggera spallata e posizionandosi sull'altro lato.
"C sai pazzià no?" decisi di non rispondere e lo guardai dritto negli occhi facendogli segno di prendere la pallina.
"E forz" dissi vendendolo immobile, stava aspettando che parlassi e mi guardava con uno sguardo freddo, privo di qualsiasi tipo di emozioni, ma forse con un po' di divertimento.
"Tieni frett di perde" rispose abbassando la spalla per far arrivare la mano dove scendono le palline, ma lo guardai male, doveva smetterla i fare così o molto preso si sarebbe ritrovato con due mani strette al collo.
"Statt accort Ricci" risposi con tono forze un po' troppo alto sporgendomi verso di lui, avevamo la folla intorno, stavano seguendo tutto quello che succedevano. Sapevo che fosse divertente guardarci da fuori, ci conoscevano e sapevano bene che non riuscivamo a convivere nello stesso spazio.
"Calmi" si intromise Lino, una guardia, poco distante da noi, io lo guardai male mentre Ciro non spostò lo sguardo, ma fece solamente un segno con la testa e la guardia si spostò. Mi fece segno con la testa e buttò la pallina al centro del campo. Dovevo vincere, solamente per il gusto di farlo e poi fino alla mattina successivo avevo la piena libertà di fare qualsiasi cosa.

La partita iniziò bene, scambi continui e il completo silenzio.
"Allor Varrià, t'è piaciuto il primm juorn ca dint?" mi chiese concentrato dui suoi movimenti, si vedeva che si stava impegnando e nonostante l'avessi proposta io quella gara non mi andava di giocare.
"Assai, ma o' saj speravo ca nun ci fossi" risposi muovendo con forza una manopola, ma riuscì a pararla e rimandarla indietro.
"E m'offendi accussì però" rispose con leggerezza, mettendo nel tono un palese divertimento finto.
"Prerisc altr cumpagnia" risposi riprovando di nuovo, ma nulla la parò un'altra volta.
"Vabbò ja lo raggiungerai presto l'amico tojo". Era una minaccia quella? Velocemente vidi la pallina e la bloccai con una mano e si sentì un tonfo in tutta la stanza, ma anche dei passi che si stavano avvicinando. Alzai lo sguardo su di lui, non riuscivo a restare calma, ci ero riuscita quel pomeriggio, ma era impossibile esserlo con quel ragazzo.
"E una minaccia?" gli chiesi con freddezza, dovevo restare calma, a tutti i costi. Mi guardò freddo allo stesso modo posando le due mani ai margini del tavolo da gioco sporgendosi leggermente in avanti. Calò completamente il silenzio.
La quiete prima della tempesta.
Rimase in silenzio, ma riuscii a controllarmi.
"ij t'ammazz Ciro" il mio tono era alterato, e se ne accorsero molto presto.
"t' sto a aspietta" rispose restando a guardarmi, ma non riuscii a dire un'altra parola che la voce di Liz interruppe il silenzio.
"Bast voi due, fine della partita" disse lei. Poteva sembrare tutto calmo all'esterno, ma loro sapevano che da un momento all'altro uno dei due sarebbe potuto finire in infermeria. Così gli lanciai uno sguardo , ma non me ne andai, e neanche lui lo fece.
"Dai Elenù jammuncenne" mi disse Silvia accanto a me, ma non era il momento così senza risponderle me ne andai verso la finestra mentre tutti quanti erano tornati a parlare come prima. Cacciai l'accendino e accesi la sigaretta. 

Ciaoo, questa è la prima storia che scrivo e volevo chiedervi se vi sta piacendo.

Fatemi saperee 

Ma chi ci pensa a noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora