Quando ero piccola mia madre mi diceva sempre che ero destinata a fare grandi cose, che avrei preso in mano il regno e che lo avrei portato ad uno splendore mai visto prima. Io ero spaventata all'idea di avere così tanto potere nelle mie mani. Non capivo nulla di regalità e ordine, non pensavo che sarei mai stata in grado di guidare il mio popolo con saggezza e decisione. A volte avevo provato a dire a mia madre che non ne sarei stata capace, ma lei si era limitata a fare quella sua risata melodiosa e a sorridermi con dolcezza. Non c'era nemmeno l'ombra di un minimo dubbio nei suoi occhi smeraldo.
Ti ho delusa, mamma.
Non facevo altro che pensare a lei e a tutti gli errori che avevo scioccamente commesso in quegli anni, mentre fissavo la stanza buia intorno a me. Mi ero svegliata da poco e non avevo la più pallida idea di dove mi trovassi. Ero legata ad un lettino sporco e malandato, la stanza in cui mi trovavo era priva di luce e solo strabuzzando gli occhi riuscivo a scorgere qualche elemento, come una robusta porta in metallo e dei cuscinetti attaccati alle pareti che probabilmente rendevano il posto insonorizzato.
La testa mi faceva male e riuscivo solo a vedere frammenti confusi di ciò che era successo prima che venissi rinchiusa lì. Più ci pensavo più mi veniva in mente Tamaran e...mia sorella. Mi ricordavo di aver parlato con Dick, ma la conversazione con lui era offuscata nella mia mente. L'unica cosa che riuscivo a percepire da essa era una forte tristezza, come se quella fosse stata l'ultima volta in cui l'avrei visto in assoluto. E poi, dopo quello, ricordavo di essere uscita di notte. Ma il resto proprio non riuscivo a ricordarlo.
Cercavo di sforzarmi per mettere insieme i pezzi sparsi nella mia mente, ma tutto sembrava inutile. L'unica cosa che era chiara era il dolore che diventava più forte alle mie tempie. Dopo una mezz'ora interminabile, in cui non avevo fatto altro che tormentarmi per la mia amnesia, la porta della stanza si aprì in un cigolio assordante. Una figura alta con dei brillanti capelli rossi si avvicinò.
<<Finalmente sei sveglia, aliena>> la sua voce era bassa e in un certo senso terrificante. Non erano molte le cose che mi spaventavano, ma ero già stata torturata di recente in una specie di ospedale e non ero pronta a riprovare quelle sensazioni.
<<Chi sei?>> riuscii a malapena a dire a causa della gola secca.
<<Ma come? Non ti ricordi di me?>> chiese con un sorriso gelido in viso. <<Forse ti abbiamo colpito troppo forte alla testa>>
<<Cosa vuoi da me? Dove mi trovo?>>
<<Sai, fai parte di un piano. Non mi potevo permettere che fossi in mezzo ai piedi quando le cose si fossero fatte difficili>> rispose la donna. Ora che era più vicina riuscivo a distinguere meglio i lineamenti duri del suo viso, i suoi occhi verdi accesi in un espressione compiaciuta. Si stava divertendo nel vedermi così indifesa.
Feci per dare fuoco alle corde che mi legavano stretta al lettino, ma non successe nulla. Nessuna fiamma, nessun formicolio lungo le mie dita. Niente di niente. La donna scoppiò in una fragorosa risata, prima che il suo sguardo gelido mi fissasse con disappunto.
<<Davvero credevi che non avessimo pensato ai tuoi poteri? Per tua sfortuna una di noi è esperta in questo campo, per un po' non riuscirai a creare nemmeno una piccola scintilla. Mi spiace, aliena, ci hai provato>> le sue parole mi paralizzarono. Com'era possibile che quella donna fosse così potente? Chi diavolo era e perché mi aveva rinchiuso lì? Aveva parlato di un piano, ma io non sapevo nemmeno chi fosse, come potevo centrare in qualche modo?
E poi capii, compresi finalmente quali potessero essere le sue intenzioni.
<<Lasciali stare>> mormorai, sentendomi improvvisamente priva di forze.
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New Titans
FanfictionDopo la sconfitta di Trigon, Dick decide di creare una nuova squadra e di dare ai nuovi supereroi una casa, un luogo dove sentirsi a proprio agio e dove potersi allenare e dare il meglio di sé. Così insieme a Kori, Rachel, Gar e Jason parte per San...