Kori

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In una manciata di secondi fu l'inferno. Mentre poco prima davanti a me c'era Dick che mi stringeva la mano ora vi era il Demone del Tradimento, una creatura dalla pelle rossastra che si cibava dei traditori di Tamaran.

I suoi viscidi tentacoli mi stavano risucchiando l'anima, pezzo dopo pezzo. In pochi secondi vidi tutta la mia vita passarmi davanti.

°°°

<<Koriand'r, la nostra  piccola bambina. La immagino già con la corona in testa, seduta sul trono con tutti i sudditi inchinati davanti a lei. Te la immagini?>> dice la mamma toccando i piccoli rubini della propria corona dorata. Mi è sempre piaciuta molto la sua corona. I cristalli rossi brillanti sono incastonati in quelli che sembrano i rami di un albero. La mamma dice sempre che rappresenta l'albero della vita, un simbolo della stirpe reale a Tamaran. La corona di papà è molto simile alla sua, solo che sembra più imponente e meno elegante.

Papà prende tra le mani le ciocche rosse dei capelli della mamma e le sorride con dolcezza.

<<La immagino tale e quale a te>> gli occhi della mamma diventano lucidi, è sempre stata molto sensibile. 

Papà le lascia un bacio sulla fronte. Chissà se anch'io un giorno troverò il vero amore. Magari sarà un bel tamariano dagli occhi verdi come i miei. Ma che dico, solo le persone di famiglie reali ne hanno e io non penso che troverò qualcuno di così importante come marito.

La mamma si asciugò le lacrime e mi mise una mano sulla guancia.

<<Torna a giocare, tesoro>> rimango ancora qualche secondo a guardare la sua bellezza. I suoi occhi smeraldo spiccano ancora di più adesso che si è commossa. I suoi capelli sembrano un fuoco ardente, nella luce calda di Tamaran. E la sua pelle è semplicemente stupenda, così brillante e scura, proprio come quella di papà. Anche lui è molto bello, con i suoi capelli dritti e la barba non troppo lunga.

Faccio come mi dice e torno nel grande giardino del castello.

°°°

<<Lascia subito il mio grobblet!>> strilla Komand'r correndo verso di me.

Lascio immediatamente il suo cucciolo, una palla di gelatina piena di occhi e zampe viscide, e esso scappa.

Arrivata da me mia sorella mi tira uno schiaffo in faccia, facendomi cadere per terra.

<<Stupida che non sei altro, quante volte ti devo dire di non toccare le mie cose!>> me ne tira un altro, questa volta più forte.

<<Non volevo, scusa>> piagnucolo, cercando di evitare altre botte in faccia.

<<Scusa? Credi che basti? Il mio grobblet è scappato per colpa tua!>> ed ecco un altro colpo sulla guancia.

<<Non volevo, perdonami>> dico con voce flebile. La guancia è rossa e dolorante, quanto ancora dovrò subire la mia punizione?

<<Ci ho messo giorni a trovarne uno nella foresta oscura e tu rovini tutto come sempre! Sei solo un'inutile mocciosa senza cervello!>> mi sto già preparando per un altro schiaffo, quando la voce di papà riecheggia per la stanza.

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