Capitolo 5

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Un'attesa interminabile. Per fare dei semplici recuperi di matematica ti fanno aspettare ore dentro questa stanza. W l'organizzazione. L'orario previsto era per le tre, ma qui si stanno facendo le tre e mezza e in questa classe non si vede un'anima girare. Solo io, seduta sulla quella sedia ed il vuoto. Aspettare, aspettare, aspettare. Aspettare ti fa venire l'ansia, i secondi sembrano ore. E' snervante perché ti ritrovi sola con te stessa a pensare alle cose peggiori. Sarò nella stanza giusta? Sarò l'unica a dover subire altre due ore di lezione? Chissà!

15.45 minuti, mi sa che vado a casa. Ho aspettato fin troppo. La matematica non va aspettata perché lei non ti aspetta mai. Prendo lo zaino, sposto la sedia e non faccio in tempo a dirigermi verso la porta che appare una donna sulla quarantina. Porta un cappello viola con delle piume svolazzanti e una maglietta con dei numeri disegnati sopra.

''Salve signorina, sono la docente di matematica che avrà l'onore di seguirla tutti i giorni. Si accomodi, c'è parecchio da fare se non vuole rischiare la bocciatura''

''Ci sono solo io?''

''Lei è il caso peggiore della scuola, mi pagano per aiutare gli zucconi, mica gli altri''

Bellissimo sapere di essere la peggiore su 300 studenti! Iniziamo la lezione e su dieci esercizi ne ho capito mezzo. Torno a casa più amareggiata che mai. Mi perdo in una serie di riflessioni più tristi di un barattolo di Nutella vuoto quando hai il ciclo. Inizio a realizzare che è un brutto periodo. O meglio è da un anno a questa parte che questo circolo di malessere non passa mai. Inizio a pensare che la ruota della fortuna per me non girerà.

Mi butto sul letto di petto, sono a pancia in giù, ascolto una canzone. La solita, cuffie nelle orecchie e play. Il ritmo di quella sinfonia mi fa crollare ancora di più di quanto non fossi crollata dentro di me.

E non lo so dove sei, se da te piove forte come qua o se va tutto ok...Ma la verità è che non so perchè io parlo ancora di te e mi sembra strano da così lontano, lontano...

Lontano da me, lontano da me!

Coez. Lontana da me. La canzone che più mi rappresenta. In questi sette mesi che è venuto a mancare Kevin il mio umore è cambiato. Non che prima fossi al settimo cielo, ma ora sono proprio giù, non trovo una motivazione nello studio, nella scuola, nei ragazzi perchè mi sembrano tutti uguali, in niente. Mi è passata la voglia di tutto. A me la normalità non è mai piaciuta, sono sempre stata una tipa che non ha paura di fare figuracce o di far ridere. Ora non faccio più neanche quello. Non so più far ridere la gente, soprattutto perchè sono io quella che non ha voglia di ridere. Che devo fare? Questo non è vivere. Questo è svegliarsi, aspettare che la giornata finisca, mettersi a letto e riaspettare la fine della giornata successiva. Il fatto è che non è solo la mancanza di Kevin a farmi stare giù, ma tutta la situazione. I miei mi trattano acidamente, come se avessi sempre sbagliato tutto nella mia vita e fossi una delusione come figlia, i miei coetanei non mi capiscono e con la scuola non vado d'accordo. E specialmente tutto questo tram tram di sensazioni che viene nascosto dentro di me, nella mia anima, così fragile, così cupa e misteriosa. Non c'è nessuno con cui sfogarmi, anche perchè l'unica persona con cui avrei potuto farlo ora è lontana, lontana da me. L'unico amico che avevo io non lo so dov'è, in cielo, in Paradiso, in un aldilà, distante dal nostro mondo, o semplicemente sotto terra a ridursi in polvere.


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