Capitolo 9

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Finalmente le cinque sono arrivate. Quella lancetta ha fatto un percorso troppo lento e si è decisa a segnare l'orario perfetto. Salutiamo la prof dopo aver preso gli zaini e aver raccolto libri e quaderni. Ci avviamo all'uscita e lei, innocentemente, si dirige fuori dal cancello, convinta che usciamo a piedi. Eppure io la blocco dicendole:


''Non vorrai mica andare a piedi, io uso solo la moto per spostarmi''


''E io devo salirci per forza? Non è che mi fidi più di tanto con uno spericolato come te"


"Hai paura, Smeralda? Ti proteggo io"

Scoppiamo entrambi a ridere. Sale sulla moto, si mette il casco e, dopo essermi seduto anch'io, allunga delicatamente le braccia sul mio petto. Ha un tocco leggero, quasi come se si sentisse a disagio. Accendo la moto e decido di fare un giro lungo, accelero sempre di più, ma stando responsabile. Adrenalina pura, libertà, sento il mio cuore battere ad un ritmo più veloce e dietro lei, vedo i suoi capelli lunghi svolazzare dal casco dallo specchietto della moto. La sua espressione mostra un sorriso a trentadue denti. Il suo tocco si fa più pesante, sento le sue braccia stringermi di colpo, probabilmente perché sto andando più veloce. Sento il suo abbraccio e vorrei guidare per tutta la vita. Poggia la sua testa sulla mia spalla, che bella sensazione. Al semaforo diminuisce la sua presa e torna al tocco leggero di prima.


''Stringiti di più, stiamo per ripartire'' ne approfitto per sentire ancora il suo contatto. Lei ubbidisce e non sa quanto vorrei scendere dalla moto per abbracciarla a me. Svolto a sinistra e prendo la strada del parco, parcheggio, scendo e le porgo la mano per scendere dalla mia moto. Ci fermiamo al parco e parliamo un po'.


''Ma non dovevamo andare a casa tua per il libro?'' mi dice


''Ci andremo dopo''


Passiamo un'ora a parlare di scuola e delle nostre situazioni, critichiamo i prof più brutti e compagni più bizzarri. Poi parliamo di musica e scopro che suona la batteria e che a suonare gliel'aveva insegnato un suo vecchio amico.


''E questo tuo amico suona in qualche band?'' le chiedo per prolungare la conversazione


''Suonava'' sembra farsi più chiusa, forse non le piace parlare di lui, sarà stata una sua vecchia fiamma e io la sto infastidendo


''Perchè non suona più?''


''Non c'è più, è morto sette mesi fa''


Non posso crederci, Kevin se n'è andato sette mesi fa e suonava la batteria. Non è che...?


''Scusa se te lo chiedo, ma si chiamava Kevin?''


Vedo i suoi occhi guardarmi con più profondità e la sua bocca spalancarsi.


''E tu come lo sai?''


Inizio a raccontarle che io e Kevin eravamo amici sin da piccoli e lei mi racconta che ci usciva insieme. A un certo punto abbassa lo sguardo verso l'erba, le scende un lacrimone dagli occhi, poi due, tre, quattro, una valle. Avvicino il mio braccio alla sua spalla, accarezzandola dolcemente e abbracciandola. Le asciugo le lacrime e lei poggia la sua testa sulla mia spalla. E' l'essere più fragile del mondo, sotto quel fare da dura si nasconde un'anima da proteggere e io voglio proteggerla a tutti i costi, anche se non la conosco ancora, anche se non so il suo cognome e quasi niente di lei. Ma lei e Kevin stavano insieme? Questo non voglio chiederglielo per rispetto, quindi passo oltre. Dopo un po' lei si calma e mi dice:


''Scusa per lo sfogo, di solito io non dico i miei problemi agli altri, cioè, voglio dire, non so neanche come ti chiami''


Scoppio a ridere e le dico:


''Invece dovresti sfogarti più spesso, comunque mi chiamo Mirko e adesso Mirko ti porterà a prendere un bel caffè''


''Grazie di tutto Mirko, ma per oggi va bene così, non mi sento di andare, voglio tornare a casa''


La accompagno a casa un po' giù, avrei voluto parlare ancora, abbracciarla ancora a me e proteggerla da tutto. Quando scende la guardo e penso che forse sono troppo preso per conoscerla solo da poco tempo. Eppure sono contento di quelle poche ore passate con lei, del giro in moto e del suo sfogo.


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⏰ Ultimo aggiornamento: May 09, 2015 ⏰

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