Mirko's pov
E' un nuovo giorno e oggi non esco. Ormai il Mirko che stava tutto il giorno in giro a fumare è cambiato. E' cresciuto e a vent'anni non è che puoi ancora rischiare di essere bocciato per la terza volta e pensare di non concludere niente nella vita, se non ubriacarti, sballarti, andare a letto con qualche bella ragazza e vedere i tuoi amici. Ho sbagliato due volte e lo capisci troppo tardi quando sbagli. Mirko lo capisce solo quando ci sbatte il muso e non una volta, ma due. La bocciatura dell'anno scorso mi ha reso più forte. Dopo gli esiti mi sono sentito un fallito perchè ho visto l'espressione dei miei cambiare. Ho visti i loro sorrisi trasformarsi in lacrime e disperazione per tentare di sfamare la nostra famiglia. Averli ripagati in questo modo mi ha fatto sentire un verme, un immaturo ed è da lì che sono maturato. L'estate scorsa, il giorno dopo degli esiti, sono andato al terreno del nonno. Un'immensa zona di terra non coltivata. Ho iniziato a zappare come se fossi un dannato. Volevo sfogarmi. Allora con i soldi della discoteca del Sabato ho comprato dei semi di zucchine, peperoni, melanzane, cetrioli e fagiolini. Ogni giorno ero lì a vedere i miei piccoli semi trasformarsi in ortaggi. Il raccolto era talmente buono che li ho venduti e ne ho ricavato tanto. I soldi di tre mesi di lavoro bastavano per un anno e più di serate in discoteca. Quei soldi erano quelli che avrei restituito ai miei. Non pagavano la delusione che li ho creato, ma sono serviti.
Adesso a scuola va tutto bene, quest'anno sono di maturità e tra un paio di mesi mi attendono gli esami. L'unico problema è la matematica. Dico sempre che la matematica non va aspettata perchè lei non ti aspetta mai. Credo proprio che, in preparazione degli esercizi, andrò al recupero serale della Montanari questo pomeriggio.
Suona la campanella dell'ultima ora. Teoricamente dovrei andare a prendere il pullman, ma oggi passo a salutare la mia cara prof che mi deve aiutare assolutamente. Immagino già che se ne stia ad aiutare qualche primino senza speranza o qualche caso irrecuperabile, com'ero io sin a qualche tempo fa. Di sicuro avrà tutto il tempo per spiegare qualcosa anche al suo alunno preferito, che ha sopportato tutte le sere.
Accendo la mia sigaretta nel cortile della scuola, tutti si apprestano ad avviarsi alle fermate il più velocemente possibile. Mucchi di gente che spinge qua e là, pur di varcare quel cancello e scappare a gambe levate da quelle cinque ore massacranti. Mi vibra anche il cellulare dalla tasca. Un messaggio da Erika: ''Tesoro, come stai? Non ti sei fatto più sentire dopo la festa, dobbiamo vederci, bacini bacini''. E a questa che le dico? Non la voglio proprio, alla festa mi è stata appiccicata come una cozza. Si sarà già sognata io che vengo a prenderla col cavallo e la carrozza, non capisce che era solo il divertimento di una notte sbronza e ubriaca. Lei era sobria, però. Non la rispondo, con le ragazze sono stronzo, sono il classico ''sciupa femmine''. Le uso solo per i miei scopi perché non ho ancora trovato una che mi sappia offrire altro che baci, carezze e nottate di fuoco. Sono loro quelle che ci stanno, mica è colpa mia.
Sono le tre e venti, ora dovrebbero iniziare i recuperi. Giro per la scuola e incontro la bidella. Mi dice che la Montanari sta facendo lezione al piano di sopra, nella classe 4^A. Non conosco nessuno di quella classe. Apro la porta e la vedo insieme a una tipa. Un altro bocconcino da abboccare. Posso fare il galante e proporle di uscire. A volte mi rendo conto di essere assurdo. Faccio pensieri su qualsiasi femmina dotata di apparato riproduttore femminile. Saranno gli ormoni!
Peccato che quella ragazza me li fa salire più di tutte le altre messe insieme. Ha un corpo non stereotipato come quello delle modelle sulle riviste, ma è maledettamente sexy. La spoglio con gli occhi e la sua immagine nuda mi pare di averla già vista. Indossava un reggiseno rosso e delle mutande in pizzo abbinate. Dio, una dea greca. Ma non è solo il fisico che mi attrae a lei come una calamita da quel giorno che l'ho vista sul portone di casa sua. E' il suo sguardo intrigante, i suoi occhi verdi, quell'aria da menefreghista e timida allo stesso tempo. Mi prende in una maniera spaventosa. E poi quel suo fare stronzo, cattivo: nessuna ragazza se riceve un mazzo di rose lo butta nel cestino. Smeralda, il suo nome non l'ho mica dimenticato. Sempre più bona. Bona non è l'aggettivo giusto per lei, forse è meglio bella. Si, mi attrae. Mi rapisce, mi spinge ad avere voglia di sapere tutto di lei: il suo cognome, se è single, dove esce, come va a scuola, se è fidanzata. E' fidanzata! E' fidanzata? E' quello di ieri il ragazzo? Lo voglio sapere a tutti i costi. Non la conosco, ma questa domanda mi tormenta. Quel corpo dev'essere mio.