Capitolo 10// Due sconosciuti condividono la stessa musica

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POV T/N

Era Ukai, pronto a dare conforto a tutta la mia fatica. Quasi mi brillarono gli occhi, potevo raggiungere il mio sogno.

Raggiunsi la fermata del bus sovrappensiero, come avrei mai potuto dimenticarmi di un dettaglio del genere? Non potrò partecipare al ritiro né a nessun torneo se non falsificavo quei documenti. In che casino mi sono cacciata...

Mi sedetti sulla panchina accanto al cartello stradale della fermata. Dovrò dire la verità. Mi cacceranno, mi odieranno e rideranno di me. Sono ridicola. Chi voglio prendere in giro?
Rimuginai così tanto che il mio autobus era già arrivato. Oh sì, lo era. Peccato solo che non si fermò a prendermi e andò via come se nulla fosse.
« Ehi brutto pezzo di merda, sono l'unica cogliona che prende l'autobus per arrivare a Tokyo da sto cazzo di paesino. COME CAZZO FAI A DIMENTICARMI?! » urlai.
Probabilmente cercavo di liberarmi da tutti quei pensieri negativi, dallo stress, dalla mia testa e da tutte le stronzate che diceva, ma a cui io ero solita credere.
Mi misi a camminare verso la stazione, mia unica possibilità di tornare a casa. Chiamare Mikey era fuori discussione, non avrebbe risposto al telefono. Non lo fa mai a quest' ora. È sempre perso per i suoi problemi, le sue cose. E io ho i miei a cui pensare.

Quando arrivò il treno, dopo averlo atteso per mezz'ora, si scoprì essere pieno zeppo. Perché cazzo siete ancora in giro a quest'ora?
Superavo il traffico di persone, una dietro l'altra, in cerca di un qualsiasi posto. Ero stanca, non avrei sopportato di stare in piedi ancora per molto. Arrivai all' ultimo vagone, guardavi in ogni direzione possibile. Destra e sinistra, fino a quando non ne vidi uno proprio accanto all' uscita.
Peccato solo che il suo fianco era occupato dalla persona che meno avrei voluto incontrare.

Kenma Kuzume mi beccò fissare i suoi occhi gialli e attrattivi. Né restò un po' sorpreso di vedermi, ma appena si accorse che stessi ancora in piedi, davanti a lui, spostò il suo zaino dal posto libero e lo mise sotto i suoi piedi. Lasciandolo vuoto per me. Aspettando che io mi sedessi.
E lo feci, non avendo altra scelta.

Restò il silenzio tra noi per tutta la metà del traggitto. Un' po' per l'imbarazzo e un po' perché il biondino era tento ad ascoltare della musica con le cuffiette.
Perciò ne approfittai per riposarmi un po', giusto il tempo di chiudere gli occhi.

Un clic e clac si sentì nell'aria. Clic e clac faceva una penna a pulsante su quel treno.
Di nuovo clic e clac fece la penna che apparteneva a un signore seduto davanti a noi.

Mi svegliai di colpo, col cuore che tentava di sovrastare quel suono inutilmente. Non mi ero resa conto di essermi addormentata, perché mi ero svegliata?
Clic e clac fece di nuovo la stessa penna.
Quando capii il perché, sentii  tremarmi le mani.
Cercai di fare respiri profondi, di concentrarmi solo su questo, come mi aveva consigliato di fare lo psicologo scolastico delle medie. Fu tutto inutile.
" Non riuscirò a calmarmi finché quella cazzo di penna non verrà buttata nel cesso. "

Se c'era un'altra cosa di cui non mi ero accorta, era il biondino che stava assistendo alla scena in silenzio, senza fare domande.
Ero certa che avesse capito che qualcosa in me non andasse, ma non ero del tutto sicura che conosceva la causa.

Ne fui certa solo quando intravidi togliersi una cuffietta e mettermela all' orecchio.
« Cosa ti piace? » mi chiese, cercando una direttiva per i miei gusti musicali, e solo in quel momento mi decisi a guardarlo in volto. Era così carino.
« N-Non lo so, metti quello che stavi ascoltando » dissi alzando le spalle, incapace di esprimere la mia profonda gratitudine nei suoi confronti.
Ma d'altronde, l'origine di quel problema era colpa sua.

Un'altra volta, mi addormentai senza rendermene conto. Al mio risveglio mi ritrovai coperta le spalle di una giacca che non era la mia. E il posto al mio fianco vuoto.

Poi, una notifica da Instagram:
Kenma__Kozume ti ha taggato nella sua storia.

Prima di andarsene mi aveva scattato una foto. Mi ritraeva addormentata sulla sua spalla, con la sua giacca a coprirmi la schiena, e una cuffietta nell' orecchio. I capelli che mi ricadevano sul volto.
Un "Buonanotte bimba" scritto in caratteri piccolissimi, quasi illeggibile, all' angolo della foto.

Kenma x reader// Avevo 7 motivi per chiamarti gatto. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora