POV T/N
Appena ebbi compiuto i 6 anni capii solo una delle tante differenze tra genere maschile e femminile.
In primo piano mi venne insegnato a portare una gonna, in quanto elencata nella sezione "femmina".Devo dire però che ci sono certi vantaggi a indossare un indumento del genere. Uno di questi è avere la patafiocca fresca. Lo svantaggio invece è avere sempre le mutande che spariscono nel culo.
Poco male.Arrivati ai 12 anni, invece, avevo preso la bella abitudine di arrivare in ritardo ogni giorno, per qualsiasi cosa o evento. Non persi mai questa abitudine.
E come al solito mi stavo dirigendo a scuola con cinque minuti di ritardo, che ero riuscita a non far diventare dieci grazie a una corsa all'ultimo momento. Ero brava nella corsa, la migliore della mia classe per lo meno.
Mi sistemai le mutande nel corridoio prima di bussare e poi entrai, chiedendo scusa della mia così preziosa assenza in quei pochi minuti. Una strigliata dalla maestra e poi dritta al mio posto, terza fila a sinistra e sotto la finestra.Suonava la seconda campanella, quella in cui fanno l'ingresso i più grandi e iniziò la lezione per tutti. Dietro di me, il bambino-silenzio, così lo avevo soprannominato dal primo giorno, che dal mio arrivo mi aveva lanciato uno sguardo fisso e incisivo, fissava la mia nuca invece di seguire la lezione.
Come posso essermene accorta se ero di spalle? Beh, diciamo che sentivo la testa bruciarmi allo stesso modo di quando appena entrata mi stava fissando.
Aveva preso questa abitudine da un paio di giorni, non era la prima volta, però era fastidioso.
Ecco perché secondo me le maestre dovrebbero impegnarsi di più a insegnarci a socializzare.Suonava la quarta campanella del giorno, ora di pranzo. I corridoi sono intasati per via di chi deve andare a mangiare in mensa, mentre c'è chi è abbastanza intelligente o asociale da portarsi il pranzo da casa.
Allora decisi di girarmi a cavalcioni sulla sedia, verso il bambino-silenzio, appoggiando i gomiti sullo schienale e il mento sopra essi. E con sguardo puntato in avanti osservavo quel ragazzino.
Capelli corti e neri, occhi grandi e pupille così sottili e gialle da sembrare quelle del gatto randagio che girava spesso per il mio cortile in cerca di attenzioni.
« Che strani occhi... » accennai sporgendomi in avanti per osservarli.
« Mh?... s-sono solo i miei occhi » si mise sulla difensiva
« Non è un insulto, a dire il vero sono belli » dissi e mi rimisi composta pensando di poter sembrare di troppo in quella posizione.
Lo vidi distogliere lo sguardo e portarlo altrove, mentre la sua bocca assumeva numerose curve per la timidezza.
« Eh? Prima mi fissi quasi come se volessi mangiarmi e ora non riesci più nemmeno a guardarmi? » Sbuffai al seguito. Una cosa che mi aveva insegnato quel gatto era soffiare se si era infastiditi. Imparo molto più da loro che in questo posto.Alla mia quasi affermazione riportò l'attenzione su di me:
« N-non ti stavo... fissando » Mentì lui.
Trattenni una risata con gli occhi
« A no?- vidi il suo sguardo farsi più serio- Se lo dici tu... »
«Però smettila di guardarmi così, fai paura ». Disse questa volta un po' irritato. Era bravo a mantenere la calma, ma avevo saputo distinguere il suo tono sprezzante.
Allargai gli occhi sorpresa a quella definizione affibbiatami ingiustamente, e un po' delusa tornai composta verso il mio banco.« Non prendertela T/N-chan, Kenma non è mai stato molto bravo con le parole. Sono sicuro che non volesse offenderti »
Si pose davanti a me la figura di un altro bambino, molto più alto di quello precedente ma con capelli neri e sparati in aria, davvero buffi.
Kuroo-san, forse l'unico che riusciva a capire quel nanerottolo asociale.Ultima campanella, la più attesa e succulenta. I corridoi si riempiono per la seconda volta, per chi va in biblioteca o verso casa. E chi invece doveva restare a scuola per le ripetizioni o attività secondarie.
La mia scuola, se bene fosse solo una elementare considerava lo sport parte integrante e fondamentale per la formazione culturale. Per questo ci era permesso di scegliere tra diversi club, tra cui pallavolo, calcio, ginnastica generale e basket.
Pochi della mia classe partecipavano, in realtà solo io e Kuroo-san, anche se lui frequentava quello di pallavolo.Ai tempi non avevo ancora le idee chiare e senza alcuna motivazione ero convinta che il calcio fosse molto più divertente del club di pallavolo. Ma semplicemente la squadra di pallavolo mi stava altamente sulle ovaie, tralasciando ovviamente Kuroo. Perciò, senza nemmeno rendermene conto, avevo iniziato a pensare che il calcio mi avrebbe potuto far eguagliare ai miei compagni maschi.
Fin dal primo momento quei moscerini avevano osato mettersi contro di me, e questo mi elettrizzava come non mai.
Peccato solo non aver visto prima una partita di pallavolo giapponese maschile.Essere sottovalutati a volte è un bene, poi inizia a farti girare i coglioni e decidi di far vedere a tutti che il cazzo non è superiore.
~SPAZIO INUTILE~
In Giappone il sistema scolastico è molto diverso dal nostro, quindi state tranquilli, per loro le elementari finiscono a 12 anni. E inoltre hanno solo due settimane di vacanze tra un anno e l'altro, se non sbaglio intorno a maggio però non ricordo bene e non vorrei dire stronzate. Ci troviamo nell'ultimo mese del secondo semestre, per capirci meglio.
Detto questo,Sayonara🌸
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Kenma x reader// Avevo 7 motivi per chiamarti gatto.
Fiksi PenggemarT/N Sano è una ragazza forte e determinata, da sempre con la mentalità costante che anche lei, in quanto donna, possa essere al pari di un qualsiasi ragazzo della sua età o più, perfino fisicamente. E grazie a una promessa fatta a Hinata Shoyo, comp...