"Rebecca!" sbuffo e alzo gli occhi al cielo prima di voltarmi verso Giulia dietro di me.
"Giulia! Buongiorno." le sorrido falsamente. Io giuro che ci provo, ma questa ragazza proprio non la sopporto.
"Non mi avevi detto che ti sei sposata con Ignazio Boschetto!" afferma rifilandomi un'occhiata tagliente, oserei dire offesa.
"Mh..." la guardo senza capire dove vuole andare a parare.
"Me l'avresti potuto dire..."
"Giulia, con tutto il rispetto, ma perché avrei dovuto dirti con chi mi sono sposata?" le chiedo retoricamente.
"Comunque adesso devo andare in classe." la lascio lì e me ne vado mentendole. In realtà la lezione ce l'ho alla prossima ora ma non mi va di darle ancora più informazioni, già devo condividere il mio uomo con il mondo, mi manca solo condividerlo con lei. E quando parlo di condividerlo con il mondo, non mi riferisco a fan e quant'altro. Mi riferisco a giornalisti e simili. Già il fatto di riuscire a tenere Margherita per noi è stato un miracolo. Forse dovuto a non aver mai messo in piazza la nostra relazione.
"Ciao Rebe!" Angelica mi riporta con i piedi per terra.
"Ei."
"Stamani sei in classe con me giusto?"
"Sisi."
"Ti ha già placcato Giulia?"
"Si, mi ha detto che avrei potuto dirle chi è mio marito." mi scappa una risatina. "Come se io volessi mettere la mia vita privata sulle testate giornalistiche. Assurdo." scuoto la testa innervosita anche dagli sguardi di tutti i colleghi. Sguardi che prima non ricevevo nemmeno per sbaglio.
"Te ne rendi conto che hai gli occhi di tutti puntati addosso?"
"Lo so, lo so."
"E come fai a reggerli? Cioè tipo, anche quando uscite, come si fa a resistere?"
"Io e Ignazio ci siamo messi insieme la prima volta nel 2014. Io avevo poco più di 18 anni, lui 20 a giorni. In quel periodo il loro successo era concentrato praticamente solo all'estero, in Italia prima della vittoria di Sanremo 2015 non se li filava nessuno. Quindi questo ci ha permesso di vivere il primo anno insieme molto tranquillamente. Per un'altro anno e mezzo siamo riusciti a tenerlo per noi due poi, nel 2018 ci siamo lasciati per un periodo e ci siamo rincontrati qualche mese fa e così eccoci qui. Sposati."
"Non sapevo che vi foste lasciati..." mi sorride e intuisco la curiosità sul perché ma ha troppo rispetto.
"Se andiamo nella sala insegnanti e siamo sole ti spiego meglio." le concedo, nonostante la difficoltà. Mi fido di Angelica e soprattutto, ne farà bene anche a me parlarne.
"Okay..." ci dirigiamo insieme nella sala insegnanti e ci sediamo su due sedia intorno al tavolo.
"Io ed Ignazio non ci siamo lasciati perché non più innamorati, forse per il motivo opposto." ammetto.
"Cioè?"
"Siamo sempre stati innamorati l'uno dell'altro. Così tanto che avremmo fatto di tutto."
"Come si fa a lasciarci se ci si ama così tanto?" mi chiede, e non percepisco alcuna critica solo curiosità.
"Perchè vedere il dolore negli occhi della persona che ami è capace di annientarti definitivamente se già chiedi all'universo perché proprio a te."
"Non capisco..." sussurra.
"Non so se hai fatto caso che io ed Ignazio abbiamo lo stesso tatuaggio."
"Si, la margherita con le spine." la indica leggermente. "Un accostamento strano. È un fiore così dolce e puro, le spine possono ferire e fare male."
"Questo tatuaggio rappresenta appunto quello che hai detto. La Margherita è un fiore puro, delicato, che si piega ma non si spezza. Ha il gambo molto sottile, e se questo gambo viene avvolto e punto da delle spine si può rompere." prendo un momento di silenzio per me. "Lo so che ti sto sembrando pazza, ma tutto ha un significato ben preciso e reale." inspiro profondamente. "Tutto è iniziato ad agosto 2016. Mi sentivo strana, avevo la faccia gonfia, mal di schiena, ero stanchissima e avevo una tensione strana al basso ventre e al seno." mi scappa un sorriso. "Come quando ho il ciclo ma la sensazione era molto diversa."
"Ma..." sgrana gli occhi ed io non posso fare a meno di sorridere al ricordo di quando mi resi conto di essere incinta.
"Si, hai intuito bene. Aspettavo un bambino. Non ti nego che all'inizio avevamo paura. Io 20 anni, Ignazio quasi 22, poi il suo lavoro è da tenere in considerazione prima di decidere di mettere al mondo un figlio."
"Hai abortito?" sussurra.
"No. Abbiamo deciso di tenerlo, in realtà di tenerla. Femminuccia." sorrido anche se percepisco gli occhi lucidi. Apprezzo particolarmente il silenzio di Angelica. "Così, dopo qualche dubbio, mille paranoie, tanti baci al pancione e tanto amore il 2 maggio 2017 a Bologna nasce Margherita, nostra figlia."
"Ma..."
"Ignazio quando la bimba era piccola è dovuto partire per un tour. La gravidanza era inaspettata e il tour già organizzato, non si poteva fare altrimenti. Così rimango a Bologna con la mia bimba, ma senza il suo papà. Intendiamoci, i miei suoceri e mia cognata non mi hanno mai lasciata da sola, vista anche la lontananza della mia famiglia, ma non sono Ignazio. Io me ne resi conto quasi subito che c'era qualcosa che non andava nella bimba. Chiamalo se vuoi sesto senso di mamma. In ospedale mi sentivo dire che ero solo paranoica, che nostra figlia stava bene." mi scappa una risatina amara. "Hanno iniziato a prendermi in considerazione solo quando una notte, dopo una crisi abbiamo chiamato l'ambulanza. Ignazio aveva finito il tour, era a casa. In ospedale dopo aver visto chi fosse il padre hanno cambiato il modo di guardarci. Come se il lavoro e la popolarità di Ignazio potessero cambiare la malattia di nostra figlia. Insomma, mi diedero ragione, la bimba non stava per niente bene, ma ad oggi ancora non so il nome preciso della malattia. Troppo rara. Però il primo anno di vita è stato abbastanza normale, solo che poi intorno ai primi di giugno, un mese dopo il suo primo ed unico compleanno, Margherita si è aggravata ed il 18 agosto è morta. Mi sembra di sentirlo ancora il suo corpo che smette di vivere addosso a me ed Ignazio che ci stringe crollando in ginocchio. Non riuscivo a staccarmela di dosso. Sai, l'allattavo ancora, forse perché consapevole che non avrei avuto modo di fare altro insieme a lei. Non le avrei mai insegnato a camminare, a parlare, non l'avrei mai pettinata per un saggio di danza e non le avrei mai insegnato come comportarsi di fronte alla prima cottarella. Me l'ha dovuta staccare Ignazio dal seno. Io urlavo ma la sensazione era quella che la voce non uscisse. Non permettevo a nessuno di avvicinarsi, nemmeno ai dottori o alle nostre famiglie. Intorno potevo averci solo lui, che condivideva, beh condivide, con me questo dolore. Così, a metà settembre sono scappata, un po' per me, un po' molto perché non riuscivo a vedere soffrire Ignazio senza poter alleviare il suo dolore e moltissimo perché mi si è instaurato nel cervello il fatto che la malattia di Margherita era colpa mia. Io l'ho messa al mondo, il mio corpo ha sbagliato qualcosa." ammetto per la prima volta, anche a me stessa.
"Non può essere colpa tua." alza gli occhi di scatto. "Non è colpa tua!" mi stringe una mano.
"A volte lo so, altre no. Quando mi prende un po' di sconforto continuo ad avere il pensiero di aver sbagliato qualcosa io."
"E Ignazio cosa dice?"
"Non lo sa."
"Come non lo sa?"
"No, non gli ho mai detto che credo che nostra figlia sia morta per colpa mia. Ne morirebbe. Inizierebbe a dirmi che sto dicendo delle stronzate e lo farei soffrire ancora di più."
"Avrebbe ragi..."
"Rebecca! Gaia ha una crisi di pianto e non riusciamo a calmarla." arriva di corsa Angela, una bidella, o come si dice adesso una collaboratrice scolastica. Insomma, il contenuto non cambia, senza loro la scuola non andrebbe avanti.
"Eccomi Angela." mi alzo, raccolgo le mie cose e raggiungo di corsa Gaia. "Piccola che succede?" lascio cadere le borse a terra e mi piego di fronte a lei. La bimba non smette di piangere e mi si getta in braccio. "Calmati piccolina." cerco di rassicurarla accarezzandole piano la schiena.
"Io non lo voglio..." continua a singhiozzare.
"Che cosa non vuoi?"
"Il fratellino!" singhiozza imbronciata.
"Ti nasce un fratellino?" le chiedo sorridendo.
"Si. Ma io non lo voglio!" piange come una disperata.
"Amore ma un bimbo è sempre una bella cosa."
"Ma basto io. Io non voglio dividere la mamma e il papà con qualcuno."
"Ma piccola quando una mamma e un papà fanno un altro bambino, l'amore non viene tolto al bimbo c'è già, viene solo aumentato. Non smettono di volerti bene solo perché nasce un nuovo bimbo." cerco di spiegarle senza iniziare a singhiozzare come una pazza. Un nuovo bambino non toglie l'amore a quello che c'era già. Facile a dirsi, ma a farsi... è tutta un'altra cosa.
"E se poi anche questo fratellino diventa un supereroe?"
"Cosa intendi tesoro?"
"Io me lo ricordo! Quando ero piccola la mamma aveva la pancia grande grande perché dentro c'era un bimbo poi è andata dal dottore e quando è tornata non c'era più la pancia e il bimbo era andato a fare il supereroe su nel cielo." mormora.
"Cosa?" la voce mi si spezza in gola.
"Si, la mamma aveva il fratellino nella pancia e poi quando è tornata il fratellino non c'era più. Lei piangeva sempre e papà mi ha detto che il fratellino era andato a fare il supereroe nel cielo." spiega sconclusionata con i singhiozzi che le spezzano le parole a metà.
"Ti posso dire un segreto Gaia?" le sussurro e la bimba annuisce, senza staccarsi da me. "Il tuo fratellino, quello che è un supereroe, sta bene."
"E come fai a saperlo?"
"Perchè è insieme alla mia bimba. Anche io ho una bimba che è diventata un'eroina." mormoro abbassando la voce per non farmi sentire dai colleghi.
"Davvero?"
"Si. E sono sicura che sono insieme a giocare."
"Come si chiama la tua bimba eroina?" chiede curiosa.
"Margherita." affermo con la voce spezzata dal dolore. Forse sto davvero guarendo, per quanto si possa guarire dalla morte di un figlio.
"Quindi il nuovo fratellino non va via insieme a Francesco e a Margherita?"
"No Gaia, il nuovo fratellino non andrà via. Non possono andare via più bambini nella stessa famiglia."
"Okay. Ma quindi anche Margherita avrà un fratellino?"
"Per ora no, ma in futuro chissà." non posso dire ad una bambina che l'idea di avere un altro figlio mi fa venire voglia di vomitare."Rebecca!" strilla Elisa dall'altra parte del telefono.
"Dimmi Eli." le rispondo mentre cerco le chiavi della macchina in borsa. Appena le trovo apro l'auto e mi siedo dietro al volante.
"Venite a cena a casa nostra te ed Ignazio?"
"Va bene, sento Ignazio dov'è e veniamo. Che devo portare?"
"Il gelato!" risponde golosa.
"Okay. Tra un'ora arriviamo." chiudo la chiamata e avvio quella per Ignazio.
"Scimmietta."
"Amore, mi ha chiamata Elisa, ha detto che stasera siamo a cena da loro."
"Okay, tra 10 minuti sono a casa."
"Mi sa che arriviamo insieme. Sono uscita ora dal consiglio d'istituto. Sono sfinita."
"Ma sono le 19!"
"Eh lo so..."
"Come mai così tardi?"
"C'è stato un problema con la mamma di un bimbo. È venuto fuori che una maestra non si è comportata come doveva."
"Che ha il bimbo?"
"Ha un ritardo lieve."
"Ma che ha fatto?"
"Gli ha strappato le pagine del quaderno e ha detto davanti a tutta la classe che non è capace a fare niente."
"Stronza."
"Lo so. Amore guarda un po' dallo specchietto retrovisore...!"
"Sei te quella dietro?"
"E certo."
"Abbiamo mezz'ora di tempo?" mi chiede dopo qualche secondo di silenzio.
"Si, perché?"
"Perchè è da quando sono uscito stamani da casa che penso solo a fare l'amore con te." nel frattempo parcheggia davanti casa.
"Abbiamo solo mezz'ora." mormoro dopo esser scesa dalla mia macchina e aver aperto la sua.
"Mezz'ora. Doccia?"
"Doccia." lo guardo dalla punta dei capelli alla punta dei piedi. Mi riempo gli occhi dei suo capelli corvini, gli occhi marroni e profondi, la bocca carnosa contornata dalla barba. La dolcezza delle labbra che va a contrastare il pizzicore che lascia la sua barba quando si scontra la mia pelle. Il collo posato sulle spalle larghe e possenti che starei per giornate intere a venerare, con le mani, con gli occhi, con la bocca. Con tutto quello che ho insomma. Per non parlare del petto, il mio posto sicuro nel mondo. L'odore che sprigiona mi provoca la pace dei sensi. O la voglia di scopare. Dipende dai momenti effettivamente... va beh.
"Rebecca!"
"Eh. Dimmi." torno con i piedi per terra.
"A che pensavi?" mi guarda sorridendo mentre apre la porta di casa.
"A niente, tranquillo." ricambio il sorriso."Quindi? A che si deve questa cena?" chiede Ignazio con una fetta di pizza in bocca.
"È maschio!" Piero sorride.
"Davvero?" sgrano gli occhi.
"Auguri!" Ignazio si alza dal tavolo e corre ad abbracciarli.
"Avete già scelto il nome?" mi alzo e li abbraccio anche io.
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L'amore non basta (quasi) mai
Fanfiction- Prendo dei respiri profondi, cerco di non lasciarmi sopraffare dal dolore, di non lasciarmi divorare, invano. Mi sfioro con la punta delle dita la margherita impressa sulla pelle delicata del mio polso per prendere una forza che non ho, o forse pe...