"Elisa, questo è il cuoricino del tuo bambino." la frase mi arriva alle orecchie ovattata. "Batte forte forte, ed è sano!" ho un sussulto e se non fossi seduta sulla sedia di fronte alla scrivania e spalle al lettino dove Elisa sta facendo l'ecografia per vedere il suo bambino, probabilmente sarei stramazzata a terra. Nonostante lo sforzo di trattenerle non riesco a fermare le lacrime che mi scorrono sulle guance. Ripenso alla mia di gravidanza, alla prima volta che ho sentito il cuoricino di Margherita e nel giro di qualche secondo mi passa tutto davanti, da quando ho scoperto di essere incinta, alle mani di Ignazio sul pancione, alla sua nascita, la consapevolezza che qualcosa non andava, la diagnosi e infine il suo corpicino ancora caldo, ma senza vita attaccato al mio.
"Rebecca...!" la mano gentile di Elisa mi scuote leggermente.
"Si sente bene?" la dottoressa mi scruta attenta.
"Sisi." mormoro riprendendo il controllo del mio corpo e soprattutto della mia mente. "Grazie." faccio un sorriso appena accennato che lei ricambia tornando a concentrarsi sulla mia amica.
"Elisa noi ci vediamo la fine del mese prossimo, prendi pure appuntamento con la segretaria qua fuori." ci congediamo, Elisa prende l'appuntamento nuovo e andiamo via.
"Ti va di andare a pranzo fuori? Almeno poi andiamo in aeroporto a prenderli." mi sorride dolcemente.
"Certo." scegliamo un ristorante semplice in centro, ordiniamo due primi e dopo un paio d'ore siamo nella sala arrivi dell'aeroporto.
"Aspetti qualcuno?" mi sussurra una voce da dietro.
"Mh... aspetto il mio amante." trattengo un sorriso guardando avanti senza voltarmi verso Ignazio.
"E io vi uccido tutti e due."
"E poi come faresti senza di me?" mi chiedo voltandomi. Mamma come mi è mancato e mamma mia com'è bello. Gli poso le mani sulle guance e mi alzo in punta per stampargli un bacio sulle labbra piegate in un leggero sorriso.
"Ne trovo un'altra." mi circonda la vita con le braccia e mi bacia di nuovo.
"Come me? Non credo proprio. Sono il peggio del peggio." rido. È bello stare tra le sue braccia.
"Scema! Lo sai che non voglio sentirti dire queste cose." mi lancia un'occhiata ammonitrice.
"Andiamo amore." cambio discorso e raggiungo Piero, Elisa e Gianluca trascinandolo per mano. Arriviamo alla mia macchina, carichiamo le valige nel bagagliaio e quando sto per aprire lo sportello dell'autista vengo bloccata da Ignazio.
"Dammi le chiavi, guido io." mi sorride sicuro.
"Ma sarai stanco dal viaggio."
"Amore ero in aereo, mica a piedi! E poi è stato di un paio d'ore. Dai che si vede che sei stanca e hai anche la faccetta strana." mi arrendo e gli metto il mazzo della mia BMW sul palmo aperto.
"Fai guidare di nuovo lui?" chiede curiosa Elisa.
"Zitta." le lancio un'occhiataccia. Ci manca solo che Elisa accresca il suo ego.
"Che ho detto?" chiede sconvolta e con la voce acuta mentre si siede sui sedili posteriori insieme al suo fidanzato e Gianluca.
"Niente Elisa, tranquilla. Semplicemente la mia Rebecchina è convinta che non sappia che la sua macchina la fa guidare solo a me." mi strizza una guancia e mi prende bonariamente in giro mentre guida verso l'appartamento che Gianluca ha preso in affitto, e poi a casa di Piero ed Elisa, che si è trasferita da poco a casa sua.
"Scemo." borbotto incrociando le braccia sul petto e metto su un broncio degno di una mocciosa di due anni.
"Nervosetta ultimamente." sussurra Elisa ma per sua sfortuna la sento.
"Oh!" mi volto e la guardo male.
"Tranquilla Elisa, ora la porto a casa e ci penso io." mi guarda malizioso.
"Ma sei scemo?!" strillo con le guance rosse dall'imbarazzo. Ma che sono cose da dire davanti a tutti?! E come se non bastasse i tre cretini che sono con noi ridono.
"Amore." ridacchia. "Ma io mi riferivo ad un bel massaggio alle spalle." mi prende in giro. "La mia bimba maliziosa."
"Piantala!" sbuffo innervosita, ma ottengo solo una risata e una mano sulla coscia."Cosa fai?" chiedo quando mi prende in braccio dopo aver chiuso la porta di casa.
"Quello che aspetto da dieci giorni." mormora. Sospiro quando sento le labbra sul collo e gli stringo le gambe intorno alla vita. Le mani sulle cosce a stringerle possessivamente e le mie intorno al suo collo. Mi appoggia al portone, una gamba leggermente piegata per tenermi su e con le mani mi apre la cerniera del giubbotto, me lo sfila con un po' di difficoltà e riporta le mani sui fianchi intrappolando la mia bocca in un bacio. Gli sfilo il giubbotto anche io e infilo immediatamente le mani sotto il maglioncino. Le faccio vagare per tutta la schiena. Passo dalla vita, salgo su lentamente, fino ad arrivare alle scapole su cui affondo, per quanto posso, le dita. Riporto l'attenzione sulle nostre bocche mordendogli il labbro inferiore.
"Mi sei mancata tantissimo." sussurra sulla mia bocca gemendo.
"Anche tu." rispondo con lo stesso tono di voce. Emetto un mugolio contrariato quando mi posa a terra ma non faccio in tempo a lamentarmi che mi sfila la maglietta lasciandomi con il reggiseno blu. Cerco i suoi occhi in cui leggo amore e desiderio. In una frazione di secondo si riempiono di malizia, soprattutto quando si inginocchia, mi sfila gli stivaletti, i calzini e infine i leggings.
"Girati." mi preme la mani sui fianchi e mi spinge a voltarmi faccia alla porta. Lo sento appoggiare tutto il suo corpo al mio, mi prende le mani e le appoggia alla porta, poi mi tira leggermente indietro il bacino, mi divarica le cosce e torna ad abbassarsi. "Non ti muovere." tuona serio prima di sfiorarmi una gamba con la punta delle dita. Parte della caviglia, poi risale lungo il polpaccio, si ferma nell'incavo che c'è dietro al ginocchio e poi riparte su, fino al punto esatto in cui si incontrano la coscia e il sedere. Gemo di frustrazione quando fa questo gioco per quattro o cinque volte, su entrambe le gambe senza mai fare niente di più. "Cosa c'è tesoro?" ridacchia con la bocca sulla coscia. Cerco di girarmi ma mi trattiene lì con una sculacciata leggera sul sedere. "Ti ho detto di stare ferma bambolina." gemo frustrata. Mi scappa un mugolio di sorpresa quando mi stringe una porzione di pelle dell'interno coscia tra i denti. Ridacchia senza staccare la bocca da me e lenisce con la lingua il leggero dolore che ha provocato mordendo. "Ti prego fai qualcosa!" gemo frustrata dal sentire solo il suo fiato caldo addosso. Gli scappa una risatina e in risposta mordicchia la parte esterna della coscia, vicino al cotone degli slip che poi mi sfila. Arriccio le mani quando finalmente mi tocca nei punti giusti.
"Va bene così?" mormora con le labbra che sfiorano il sedere e un dito che fruga dentro di me. Mugolo senza riuscire a dire nessuna parola. "Quindi? Va bene così?" fa entrare e uscire ripetutamente le dita, che adesso sono diventate due, da me. "Parla Rebè." mi chiede con la voce roca
"Si." gemo.
"Si cosa?"
"Va bene così." deglutisco e sospiro. Un giorno o l'altro mi farà impazzire definitivamente. Improvvisamente toglie le dita da dentro di me e sbatte le mani sulla porta, accanto ai miei fianchi. Mi percorre le gambe di baci fino ad alzarsi in piedi. Mi sgancia il reggiseno lasciandomi nuda e mi schiaccia il corpo caldo contro la porta fredda, che mi fa inturgidire il seno. Trasalisco e cerco di tirarmi indietro ma mi tiene bloccata lì.
"È fredda la porta, amore?" sussurra, mi accarezza tutto il corpo con le mani senza smettere di premere il suo contro il mio.
"Si." sussurro.
"Si?" mi preme le labbra sul collo, poi sale fino all'orecchio, passa alla guancia e mi accarezza il viso con la punta delle dita. Mi scosta dalla porta, e continuando a baciarmi la guancia fa scendere la mano dal viso, passa nel solco tra i seni, mi sfiora lo stomaco, la pancia, il basso ventre e finisce tra le mie cosce. Questa volta mi accarezza con dei cerchietti, senza mai entrare dentro di me. Così mi ritrovo con la testa sulla sua spalla, le sue labbra sulla mia guancia, le mie mani abbandonate lungo i fianchi, una delle sue a farmi impazzire nel mio punto più caldo e l'altra mi sta stringendo un seno. Mi abbandono completamente tra le sue braccia raggiungendo l'apice. Mi sento come creta nelle sue mani. "Voltati amore." la voce così bassa che se non fosse attaccato al mio orecchio probabilmente non l'avrei sentito. Decido di ignorare il suo comando, perché sono sicura che se mi sposto dal suo corpo che mi sorregge sarei sdraiata a terra. Solo che pare non essere d'accordo perché mi preme le mani sui fianchi e mi fa girare dolcemente verso di lui. Mi fa indietreggiare fino a poggiare la schiena alla porta, che nel frattempo si è freddata di nuovo e mi fa trasalire. Era meglio il suo petto caldo. "Guardami." obbedisco incapace di non farlo e trovo i suoi occhi caldi, pieni di vita e di amore. Presa da un istinto che non riesco, e forse nemmeno voglio, controllare, unisco le nostre bocche in un bacio. Assaliamo le bocche l'uno dell'altro ma sono proprio io a interrompere i contatti per togliergli maglioncino e maglia in un colpo solo. Ho bisogno della sua pelle sulla mia. Mi posa una mano sotto al mento, mi fa alzare la testa verso di lui e mi posa le labbra sul mento, senza baciarlo, le posa lì e basta. Mi fissa negli occhi e inizia a scendere, fa scivolare le labbra lungo una linea dritta immaginaria, che percorre tutto il mio busto, dal mento al basso ventre, lasciandosi cadere in ginocchio. Prende la mia gamba destra e se la porta sulla spalla. Lo fa sempre e, consapevole di quello che mi aspetta ho l'istinto si serrare le cosce l'una contro l'altra ma mi immobilizza.
"Ci penso io bambolina." mi schernisce leggermente e mi striscia i denti sull'inguine. Grugnisco frustrata e infilo la mano tra i capelli per guidarlo, finalmente, dove voglio io.
"Gnà..." gemo, getto indietro la testa, chiudo gli occhi e gli tiro i capelli quando mi succhia come sa farmi impazzire.
"Vuoi che mi fermi?" si stacca da me.
"Dio, no!" strillo innervosita.
"Amore, che sono bravo lo so, ma definirmi Dio non ti sembra di esagerare?" mi prende in giro leccandomi l'interno coscia.
"Sei un cogl..." singhiozzo e gemo quando riporta la sua bocca su di me. "...ione." concludo. Ridacchia e lecca e succhia fino a portarmi all'orgasmo. Mi posa la gamba a terra e, dopo essersi assicurato che posso stare in piedi da sola, si alza, si toglie le scarpe, i jeans e i boxer senza smettere di guardarmi famelico e affamato. Mi viene addosso, mi prende in braccio, ed entra dentro di me appoggiando la mia schiena alla porta e facendomi legare le gambe intorno alla vita.
"Guardami." geme senza smettere di stringermi il sedere e spingere dentro di me forte. "Ti ho detto di guardarmi." comanda con la voce seria e roca quando continuo a tenere gli occhi chiusi e la testa all'indietro. Mi morde una guancia ed io apro gli occhi. "Brava. Voglio vedere i tuoi occhi mentre facciamo l'amore." sussurra con un tono dolce in netto contrasto con le spinte vigorose che continua ad infliggermi. Quando sto per raggiungere un altro orgasmo interrompe le spinte ed esce da me.
"No..." mormoro con il fiatone.
"Si." mi fa girare, mi spinge alla parete lì vicina, mani al muro, mi tira il sedere indietro facendomi divaricare le gambe e entra dentro di me. Con una mano mi fa abbassare leggermente la schiena e poi torna a tenere i miei fianchi per mettere più forza nelle spinte.
"Cazzo." gemo con la voce acuta quando da una spinta particolarmente forte. Ansimiamo entrambi quando raggiungiamo l'orgasmo a poca distanza l'uno dall'altra. Mi prende in braccio e va in camera, si sdraia sul letto e mi trascina su di me, poi ci copre entrambi.
"Ho fatto un danno Rebecchina." mormora accarezzandomi i capelli e la schiena.
"Cioè?" sussurro con la guancia appoggiata su una parte del suo petto e la mano poggiata sull'altra.
"Sono venuto dentro..." lo sento irrigidirsi sotto di me.
"Prendo la pillola." lo tranquillizzo.
"Mh." si rilassa e continua a stringermi a se. "Come è andata questa settimana?"
"Benissimo! Non mi sei mancato per niente e finalmente sono riuscita a vedere i miei vari amanti!" lo prendo in giro.
"Ah si? E sposi anche tutti i tuoi amanti?"
"Mh no, quello lo concedo solo a te." gli lascio un bacio sul petto.
"Ma che generosa." ride e mi ribalta di schiena sul letto.
"Che vuoi fare?" gli chiedo sorridendo quando è sopra il mio corpo.
"Questo." si alza leggermente e inizia a solleticarmi i fianchi.
"Nono. Ti prego basta!" strillo ridendo, incapace di smettere.
"E perdermi questo sorriso?" mi bacia le labbra. "No, mai."
"Amore, domani viene mia mamma, mi accompagna insieme alla tua e ad Elisa a fare l'ultima prova del vestito visto che tra dieci giorni ci sposiamo." mormoro appena mi lascia in pace dal solletico.
"Mh. E quindi?" chiede disinteressato.
"Io non lo so se le reggo tutte e tre."
"Puoi sempre buttarle giù da un ponte." si muove leggermente e si aggiusta sul mio corpo, mi passa le mani intorno al busto e si accoccola con la testa sul seno.
"Dici?" chiedo, massaggiandogli i capelli.
"Mh. Si." muove leggermente il capo e mi lascia un bacio sul seno.
"Ti rendi conto vero che stiamo parlando di tirare giù da un ponte mia madre, tua madre e la mia migliore amica?"
"Si." ride.
"Stamani ho accompagnato Elisa dalla ginecologa." sussurro cambiando discorso.
"Per la gravidanza?" sussurra.
"Si."
"E come ti sei sentita?"
"Sto cercando di capirlo."
"Parlamene amore."
"No... è che..." ho paura che mi giudichi e che ci rimanga male.
"Amore, lo sai che mi puoi dire tutto."
"Non ci rimanere male..."
"Parla amore." alza gli occhi nei miei e mi accarezza una guancia."Mi sono sentita divisa a metà. Da una parte ero felicissima per lei, dall'altra la odiavo per avermi portata..." gli accarezzo il collo.
"Sai che abbiamo sentito il cuoricino?" mi si spezza un po' la voce ma riesco comunque a parlare.
"E?" mi accarezza le costole con il pollice.
"E l'ho invidiata! Avrei voluto esserci io su quel lettino. Per un momento io l'ho invidiata, poi mi sono ripassati davanti tutti i momenti con Margherita e mi sono rigiurata che non metterò mai più un figlio al mondo!" la voce strozzata e le lacrime che non riesco a controllare che cadono sul viso.
"Non piangere amore." mi stringe ancora di più.
"Odio piangere tutte le volte! E odio sentire quello che sento! Io li avrei voluti dei bambini. Ne volevo tanti! Ma non ce la posso fare. Mi da la nausea l'idea di una gravidanza." gli stringo forte le spalle.
"Amore... una gravidanza la nausea la da." cerca di sdrammatizzare.
"Sono seria!" mi innervosisco.
"Rebecca vuoi che ti dica quello che penso realmente?" diventa serio tutto d'un tratto.
"Si."
"Io penso che tu dei figli li vuoi! Penso che muori dalla voglia di avere ancora il pancione, muori dalla voglia di stare ancora, serate intere stesi sul divano a parlare con una pancia, sperando che ci senta." lascia andare una risatina amara. "Penso anche che tu muoia dall'idea di partorire, nonostante il dolore e tutto, ma penso anche che tu sia impaziente all'idea di avere un altro bambino tra le braccia, da allattare, perché lo vedevo l'orgoglio e l'amore che avevi negli occhi quando allattavi Margherita. Ma penso anche che ti nascondi dietro al fatto di non volere figli perché non potresti sopportare un'altra volta tutto quello che abbiamo passato. Tu vuoi dei figli ma, come me, hai paura." sentenzia, ed io non ho il coraggio di dirgli che, probabilmente ha ragione.
"E se questa paura non mi passasse mai? Se io arrivo con questo pensiero fino ai 70 anni? Non è giusto per te."
"Smettila di sentirti in colpa Rebecca!" mi accarezza i fianchi.
"Non mi sento in colpa!" mi metto sulla difensiva.
"Allora perché me lo ripeti da quando ci siamo rincontrati? Ti ho detto che siamo d'accordo! Ti ho detto che nemmeno io voglio figli, non ora almeno! Dove sta il problema?" sbuffa innervosito e si alza dal mio corpo. "Forza, parla!" si mette seduto. "Non vogliamo figli!" urla. "E va bene così! Anzi, sai che ti dico? Che se rimani incinta ora, tu abortisci! Perché piuttosto che avere un figlio lo uccido! Come è morta Margherita! Ucciderei anche l'ipotetico figlio che non esiste!" urla incattivito.
"Mi fai schifo!" urlo ancora di più e mi metto seduta portandomi le lenzuola al petto. "Non abortirei nemmeno sotto tortura!" gli grido addosso.
"Allora ammetti una volta per tutte, non con gli altri, ma con te stessa, che semplicemente non ti senti pronta, non ancora." addolcisce la voce.
"L'hai fatto di proposito."
"Cosa?"
"Avermi urlato addosso di abortire se fossi stata incinta."
"E da cosa lo deduci?"
"Non hai questo tono dolce dopo una litigata. E poi sei rilassato." mormoro con gli occhi bassi.
"Mi fa incazzare Rebecca!" sbotta dopo qualche secondo.
"Cosa?"
"Il fatto che tu non parli nemmeno con me. Posso capire gli altri, ma con me cazzo! Tu parli e parli ma non dici niente. Devo fare questi giochetti per farti dire le cose."
"Ma se i pensieri sono nella mia testa, vuol dire che è li che devono rimanere." mi impunto.
"Non con me Rebecca! Io non so cosa cazzo devo fare con te. Ti ho amata, anche quando mi dicevi che non eri pronta a dirmi che mi amavi. Ti ho amata quando sei venuta in lacrime a scusarti perché mi stavi regalando la cosa più bella di tutta la mia vita, Margherita. Ti ho amata quando mi dicevi che non eri paranoica, che la bimba non stava bene. Ti ho amata quando mi sei crollata addosso. Ti ho amata anche quando sono crollato io e tu eri lì! Ti ho amata quando te ne sei dovuta andare, e ti amo oggi, dopo 7 anni. Mi merito di sapere cosa pensi."
"Mi fa paura..." ammetto.
"Cosa cazzo? Cosa?" strilla.
"Dirti quello che penso davvero, perché sei l'unica persona al mondo in grado di distruggermi e salvarmi. Non posso permettermi di essere debole."
"Con me si. L'ultima cosa che voglio al mondo è distruggerti." gli vengono gli occhi lucidi.
"Non piangere amore. Ti prego." sussurro, mi siedo sulle sue gambe e gli accarezzo le guance per asciugarle dalle lacrime. "Piango io abbastanza per tutti e due."
"Non mi chiudere fuori Rebecca, ne morirei."
"Non voglio chiuderti fuori, ma mi è difficile renderti partecipe, ancora di più di quanto lo fosse prima. Da quando me ne sono andata sono sempre stata da sola... ma ti prometto che mi impegno. Ti basta?"
"Per ora si." e mi bacia passandomi le mani intorno al busto per stringermi a se.
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L'amore non basta (quasi) mai
Fanfic- Prendo dei respiri profondi, cerco di non lasciarmi sopraffare dal dolore, di non lasciarmi divorare, invano. Mi sfioro con la punta delle dita la margherita impressa sulla pelle delicata del mio polso per prendere una forza che non ho, o forse pe...