Capitolo 8

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"Quindi sei contenta che ti conosca così bene da sapere che avresti cercato di seminarmi e ti abbia anticipato?" chiedo a bassa voce dopo che abbiamo ordinato e riportando il discorso a prima.

"Si." mi sorride. "Mi dispiace aver cercato di lasciarti a piedi." mormora.

"Anche a Milano." ridacchio.

"Hai cercato di fare cosa?" le chiede il padre strabuzzando gli occhi. Evidentemente abbiamo abbassato la voce ma non abbastanza.

"Che c'è?" Marta si rivolge al marito.

"Ripeti Rebecca..."

"Papà." si lagna arrossendo e a me scappa un sorrisetto.

"Tua figlia ha provato a lasciarmi a piedi due volte..." la prendo in giro.

"Ma... Rebecca!" anche a sua madre viene da ridere.

"Prima a Milano l'altro ieri e, ieri invece davanti a casa sua. Le avevo detto che l'avrei portata io qua da voi, e che quindi sarei passato a prenderla la mattina presto. Solo che la Rebecchina ha pensato di anticipare di un'ora la partenza per evitarmi. Senza considerare che la conosco, quindi ero fuori da casa sua due ore prima dell'appuntamento." faccio un sorrisetto vittorioso.

"Se me l'avesse fatto tua madre l'avrei strozzata." il padre le punta il dito contro.

"Provaci!" Marta lo guarda male. Il siparietto dei due viene interrotto dal cameriere che ci porta la cena.

"Io comunque volevo la pizza!" Rebecca fulmina con lo sguardo suo padre.

"Rebecchina mangia e non rompere."

"Ma la smettete di chiamarmi Rebecchina?" guarda tutti.

"No." le risponde semplicemente il fratello.

"Stronzo." borbotta a bassa voce con il boccone in bocca ed infatti la sento solo io.

"Mangia e stai buonina. Per favore." la supplico con lo sguardo oltre che con le parole. Questa ragazza mi farà finire al manicomio. Le riempio il calice di vino bianco e mi ringrazia con un sorriso portandoselo alla bocca.

"Lo sai vero tesoro che con la carne rossa di solito ci si beve il vino rosso?!" suo padre la guarda stranita.

"Non sempre!"

"Di certo alla bistecca alla fiorentina è meglio abbinarci un rosso..."

"Va beh! Mi andava il bianco." si impunta.

"Ma tu sei sicuro di voler stare con lei?" mi chiede suo padre.

"Abbastanza... e poi mica siamo sposati per ora!" la butto lì e infatti tutti mi guardano con gli occhi sgranati tranne Rebecca che sorride dietro il calice di vino. "E poi male che vada ve la riporto con i fogli del divorzio." scherzo.

"È no caro mio! Troppo facile così." ribatte suo padre. "Se te la sposi te la tieni! A me è capitata ma tu te la sei scelta. Quindi te la tieni!" mi fissa negli occhi ed io sono pienamente consapevole che entrambi sappiamo cosa vogliamo davvero dire con questo scambio di battute.

"Affare fatto!"

"Oh! Ma la volete piantare?! Io sono qui eh." si impone Rebecca. "Chi lo dice che io ti sposi davvero?"

"Io lo dico!"

"Beh, posso sempre dirti di no."

"E io posso sempre spezzarti le gambine, amore." le sorrido falsamente.

"Ignà. Cambiando discorso, mi faresti un favore?" Luca interrompe il nostro scambio di sguardi.

"Se posso certo."

L'amore non basta (quasi) maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora