"Che si fa per cena?" chiedo di fronte al frigo aperto e mezzo vuoto.
"Cosa c'è?"
"In realtà quasi niente... devo fare la spesa. Posso improvvisare una spaghettata al pomodoro, ti va?" giro la testa e lo vedo annuire. Tiro fuori il concentrato di pomodoro e inizio a preparare la cena.
"Ti piace?" chiedo dopo che ha messo in bocca la prima forchettata.
"Si. Grazie." mi lascia un bacio sporco di pomodoro sulla guancia.
"Perchè grazie?"
"Per tutto." continua a mangiare. "Rebe?" mi chiama ed io lo guardo mentre prendo un'altra forchettata di pasta. "Quindi mi sposi, giusto?" e mi posa sul tavolino una scatolina aperta con dentro l'anello. Cazzo. Me l'ha chiesto davvero. Oddio. Cazzo. Cazzo. Cazzo. E nel dubbio... cazzo!! "Si però almeno ingoia la pasta tesoro!" mi prende in giro e mi rendo conto che affettivamente ho degli spaghetti che poggiano sul mento perché scivolati via dalla forchetta che ho a metà bocca. Mastico come un'automa ed ingoio. Mi riempo il bicchiere di vino e lo butto tutto giù.
"Ma sei serio?" chiedo senza sapere nemmeno io perché.
"Beh, direi che se ti ho preso l'anello si, sono piuttosto serio." mi sorride ma posso vedere l'ansia ed il terrore per un possibile no.
"Ma se ci siamo appena rincontrati..." mormoro, cazzo, ho paura. Di cosa non lo so, ma ho paura. Ci saremmo dovuti sposare con Margherita...
"Rebecca, sono anni che ti aspetto e non ho intenzione di starti a guardare con le mani in mano. Mi vuoi dire di no e non sai come fare?" chiede piccato.
"Ma non dire stronzate." rispondo d'istinto.
"Allora dimmi che mi sposi!" si alza in piedi.
"Okay." concordo alzandomi in piedi anche io.
"Okay cosa?" chiede con gli occhi sgranati.
"Ti sposo!" gli dico dopo un sospiro. Sono sicura che questa sia la scelta giusta, anche se ho una paura fottuta.
"Davvero?" storge la testa e gli scappa un sorrisetto.
"Davvero." sorrido anche io e non so nemmeno perché. Forse perché per un momento, nonostante tutto sono felice, perché lo amo, e soprattutto non mi sento in colpa. Non mi scordo Margherita solo perché sono felice con il suo papà.
"Ti amo Rebecchina." mi attira a se.
"Anche io amore." uniamo le nostre bocche in un bacio dolce che si fa mano a mano più famelico. Inutile dire che la pasta al pomodoro è diventata una cosa tutta appiccicata e schifosa e alla fine abbiamo cenato alle 3 di notte con due panini del McDonald's. Cosa abbiamo fatto rimane nell'immaginario collettivo, anche se è deducibile dai succhiotti che abbiamo sparsi per tutto il corpo."Devi andare in studio?" chiedo spalmata sul suo corpo.
"Mh si. Tu non devi andare a lavoro?"
"No, stamani no. Ho la mattinata libera. Mi devo vedere verso le 11 con Elisa." mugugno con la guancia posata sul cuore che sento battere tranquillamente. "Non ti puoi dare per malato fino alle 11?" chiedo lagnosa accarezzando con la punta delle dita la clavicola.
"Fino alle 11?" chiede trattenendo a stento una risata.
"Non voglio che ti alzi e te ne vai." sbuffo arpionando le braccia al collo e rifugiandomi lì, dove il suo profumo è più forte.
"Fosse per me rimarrei qui per una vita intera." mi abbraccia e con una mano mi accarezza tutta la schiena nuda. Sto per addormentarmi di nuovo ma vengo disturbata dal suo cellulare che squilla.
"Arrivo arrivo." sbuffa innervosito e riattacca. "Amore devo andare, era Piero, Michele si sta incazzando." sbuffo anche io e rotolo via dal suo corpo nudo e caldo.
"Va bene. Tu vai al lavoro mentre io me ne rimango qui, nuda e sola soletta nel mio letto bello caldo." sorrido consapevole che lo faccio innervosire.
"Smettila." mi da una sculacciata forte sul sedere e poi sparisce in bagno. Affondo il volto nel cuscino arresa al fatto che deve andare a lavoro. "Ci vediamo dopo?" trasalisco al suono della sua voce.
"Si." affermo quando mi riprendo dai miei pensieri.
"Ciao Rebe."
"Ciao." mi giro a pancia sopra portandomi il lenzuolo fin sopra al seno e ricambio il bacio che mi stampa sulle labbra. Gli passo una mano tra i capelli e gli lascio un ultimo bacio con la mano sinistra dove l'anulare è ornato da un'anello spettacolare. "Dai vai che sennò ti lego al letto."
"Mh." mugola sorridendo malizioso. "Proposta interessante."
"Dai scemo! Per una volta che non penso male." borbotto. Lascia andare un risolino, un altro bacio ed esce da casa mia tirandosi dietro la porta. Con uno sforzo non da poco abbandono il mio letto comodissimo e caldo, mi vesto con una vecchia tuta ed inizio a pulire tutta la casa. Appena finito mi faccio una doccia, mi vesto con un jeans e una camicetta e suona il campanello.
"Eli." la faccio entrare. "Se venivi 5 minuti fa ero sotto la doccia."
"Hai pulito tutta la casa?" si guarda intorno aggrottando la fronte.
"Si... perché?"
"È successo qualcosa?"
"Mh... no." dico una mezza verità.
"Ma tu pulisci e metti a posto tutta la casa solo quando succede qualcosa!"
"Detta così sembra che casa mia sia sempre incasinata!" la guardo male.
"Beh, diciamo che le pulizie grandi le fai solo quando succede qualcosa... quindi parla dai." rimango un'attimo immobile e poi alzo la mano sinistra. "Oh cazzo!" punta il dito sulla mia mano.
"Ma quello è un anello! Un bellissimo anello!"
"Sei perspicace." non sapevo bene cosa dirle...
"Ti ha chiesto di sposarlo?" sgrana ancora di più gli occhi.
"Me l'aveva già chiesto quando sono rimasta incinta, poi abbiamo deciso di rimandare tutto a quando sarebbe nata la bimba. Volevamo farci portare gli anelli..." ammetto con lo stomaco stretto in una morsa, come sempre quando si parla di Margherita. "Poi la malattia, io che sono scappata... ed eccoci qua!"
"Ma tu vuoi sposarlo quindi?"
"Lo voglio da morire!" ammetto sorridendo. "È da quando l'ho incontrato la prima volta che sogno di sposarlo."
"Ma? Perché sento che nella tua voce c'è un ma."
"Ho paura Elisa. Ho una fottuta paura, e l'idea che ci saremmo dovuti sposare con Margherita e lei non c'è mi fa paura."
"Il fatto che tu non la veda non significa che non c'è."
"Lo so, ma non è facile. E poi c'è anche un altro discorso."
"Cioè?"
"Lui vuole dei bambini. Ed io non lo so se ci riesco Elisa. L'idea di essere incinta e avere un figlio mi fa venire il vomito. Io una figlia ce l'ho già, e non voglio e posso sostituirla."
"Ma tu da piccola ci pensavi mai alla famiglia che avresti avuto da grande?"
"Cosa c'entra questo?"
"Rispondimi, ci pensavi mai?"
"Certo."
"E come era la tua famiglia ideale?"
"Mi immaginavo una casa con il giardino, due o tre cani e almeno tre bimbi."
"Io non penso che dovresti escludere a priori l'eventualità di avere altri bambini. Non te lo meriti tu e credo che non se lo meriti nemmeno Ignazio."
"Non ce la posso fare Eli..."
"Non dovresti privarti della sensazione di una vita dentro di te, di quell'energia che ti arriva non sai nemmeno tu da dove." sorride innamorata.
"Certo, ma insieme mettici anche nausee, dolori alla schiena e al seno... per non parlare del parto!"
"Non sarà solo quello, no?" mi guarda come se le avessi appena ucciso un cucciolo di panda davanti.
"Che è quella faccia Eli...?" fa una smorfia strana ed immediatamente mi balena in testa un'idea.
"Ma sei incinta?"
"Si." mormora ed io sgrano gli occhi. Oddio.
"E Piero che ti ha detto?" mi guarda ma non mi risponde. "Non lo sa?!" oh mio Dio.
"L'ho scoperto stamani alle 7. Ho fatto un test di gravidanza senza nemmeno avere il dubbio in realtà."
"Cioè?" chiedo stranita. Di solito il test di gravidanza lo fai quando lo sospetti.
"Ero in bagno, mi è caduto l'occhio sul test di gravidanza che tengo in casa di solito e l'ho fatto d'istinto. Come se qualcuno mi dicesse che l'avrei dovuto fare. E tutto mi aspettavo tranne che mi uscisse positivo."
"Okay. E sei contenta?"
"Credo di si. Oddio, ho sempre pensato che prima mi sarei sposata ma a questo punto credo che prima nasca il nano..."
"O la nana." preciso. "Potrebbe essere una bambina. Comunque cancella tutte le stronzate che ti ho detto prima. È bello essere incinta, è bello avere un figlio, sono io che non sono pronta. Ma è la cosa più bella del mondo. Per non parlare di quando scalcia e lo senti le prime volte." la stringo forte tra le mie braccia soprattutto quando mi accorgo che piange. "Perchè piangi Eli?"
"E se Piero non lo vuole?"
"Ma non dire cavolate!" le asciugo le lacrime.
"Che cavolo sta succedendo nelle ultime settimane?! Io incinta e tu con una proposta di matrimonio!"
"Anche tu ti devi sposare!"
"Si ma con la mia gravidanza e il tuo di matrimonio è quasi notizia vecchia." sorride.
"Non volevo rubarti la scena." ammetto rammaricata, questo è il suo momento.
"Non mi hai rubato nessuna scena, scema! Sono tanto felice per te. E un po' dispiaciuta per Ignazio!"
"Perchè?" aggrotto la fronte stranita. Che cavolo vuole dire?
"Beh... vuole sposare una pazza come te!"
"Stronza!" la guardo male ma poi scoppio a ridere. "Ma quando te l'ha chiesto di sposarlo?"
"Una settimana prima della cena a cui hai partecipato anche tu."
"Quindi è fresca come cosa..."
"Si. Anche se in realtà era un po' che ne parlavamo. Diciamo che era già nell'aria."
"Come è possibile che in un anno io non l'abbia mai visto?!"
"Beh diciamo che quando c'eri tu a Bologna non c'era lui." viene interrotta dallo squillo del telefono. "È Piero, ha chiesto se andiamo anche noi a mangiare al ristorante con loro, ti va?"
"Si. Metto i tacchi e andiamo."
"Come mai i tacchi?"
"Boh, oggi mi è venuto in mente così." indosso le mie décolleté bianche come la camicetta che indosso, il cappottino nero, la borsa ed esco di casa accompagnata da Elisa. "Vieni in macchina con me?" le chiedo avvicinandomi alla mia auto.
"Va bene." appena entro in macchina collego il telefono all'auto e mi arriva immediatamente una chiamata da parte di Ignazio.
"Ei."
"Rebecchina. Mi ha detto Piero che vieni anche tu con Elisa."
"Si, siamo in macchina, dove devo venire?"
"Dove siamo andati quando hai festeggiato 20 anni."
"Tra 15 minuti siamo lì."
"Va bene... Rebecca."
"Dimmi."
"Ti amo." sospiro.
"Anche io." ammetto e chiudo la chiamata.
"Per essere una che fino a un mese fa non voleva nemmeno sentire parlare di uomini..."
"Ignazio è un discorso a parte." confesso.
"Cioè?"
"Ti confesso una cosa che non credo di aver mai detto a nessuno, nemmeno a lui, anche se sospetto che lo sappia." mi faccio un minimo di coraggio. "Penso sia l'unico al mondo in grado di gestirmi, anche se odio ammetterlo sa esattamente come prendermi. Non è facile stare con me Elisa... ne sono pienamente consapevole." mi lascio scappare una risatina e nel frattempo parcheggio di fronte al ristorante. Scendiamo dalla macchina e una di fronte all'altra continuiamo a parlare. "Ma lui capisce... a volte anche prima di me il perché di certe mie azioni o pensieri. Sa quando ho bisogno di essere sfidata per riuscire a tirare fuori qualcosa di buono e sa quando ho bisogno di essere abbracciata nonostante la voglia e la necessità di allontanare tutti." Elisa mi fa un sorriso strano.
"Quando ha tirato fuori l'anello e l'ha messo sul tavolo lo sapevamo entrambi che gli avrei detto di si, anche se mi guardava mezzo impaurito, lo sapeva che sarei stata incapace di dirgli di no. C'è stata una sola volta che mi ha permesso di spezzarmi e perdermi."
"Quando?" sussurra.
"Quando è morta Margherita ed io sono scappata. Credo che l'abbia fatto perché era troppo anche per lui."
"Non ti ho permesso di spezzarti Rebecca, non l'avrei mai fatto. Tenerti qua ti avrebbe spezzata definitivamente." una voce che conosco alla perfezione ci interrompe. Due braccia mi circondano il busto e avvicina il suo petto alla mia schiena. "Ti ho concesso di andartene proprio per non spezzarti. Avevi gli occhi vuoti e dovevi ritrovare il modo di riempirli, almeno un pochino. E se ho deciso di lasciarti del tempo senza nemmeno cercarti è proprio perché sapevo che prima o poi saresti tornata da me."
"Cercarmi?" chiedo assottigliando gli occhi.
"Pensi davvero che se avessi voluto non ti avrei trovata?" chiede retoricamente. "Mi sarebbe bastato chiedere anche dove fossi oltre al fatto se fossi ancora in piedi."
"Che stai dicendo?" mi volto tra le sue braccia per trovarci faccia a faccia.
"Io raggiungo Piero." Elisa scappa.
"Che sentivo tuo padre una o due volte al mese." ammette con un sorriso gentile.
"Mio padre?" sussurro stupita.
"Tuo padre."
"E cosa vi dicevate?"
"Gli chiedevo come stessi... se in un modo o in un altro riuscivi ancora a respirare o se sarei dovuto venire a prenderti."
"Perchè non sei venuto?" chiedo senza pensare.
"Stavo per farlo, ma ti ho vista seduta in casa di uno dei miei migliori amici. La vita ti ha messo davanti a me ancora una volta."
"Ti posso chiedere un favore?" annuisce con un cenno appena percettibile. "Non farmi più scappare, è meglio piangere abbracciata a te piuttosto che sorridere da sola." ammetto.
"Mai più." mi alza la mano sinistra dove sta il suo anello e mi ci stampa un bacio sopra. "Del resto ti ho messo un anello al dito, o no?" sorride.
"Io però prima di sposarti devo confessarti una cosa. Dopo di che rispetterò la tua decisione, che sia quella di portarmi all'altare o che sia quella di non volermi vedere mai più." alzo la testa e lo guardo negli occhi.
"Che stai dicendo?" si irrigidisce.
"Io non voglio altri figli." sussurro, anche se la sensazione non è quella di liberazione che credevo avrei provato, ma piuttosto una morsa che mi stringe lo stomaco e mi sembra di essere una spettatrice. Come se quello che ho appena detto io lo avesse invece fatto qualcun altro.
"Okay." sussurra senza distogliere gli occhi dai miei. Per una frazione di secondo vengono riempiti da un lampo di dolore e forse consapevolezza, che però vengono spazzati via da un battito di ciglia.
"Okay, cosa?"
"Okay, ti sposo ma il discorso non è chiuso qua, ne parleremo a casa. Posso anche essere pronto a venirti incontro per questa decisione, ma prima voglio capire." mi asciuga una lacrima che bagna la guancia. "Perchè piangi?"
"Non lo so." altre lacrime mi bagnano le guance senza che io riesca a trattenerle. Ignazio lascia andare un risolino e mi bacia gli zigomi.
"Perchè non mi stai lasciando?" chiedo con la voce interrotta da un singhiozzo.
"Perchè ti amo, e sono disposto a rinunciare a una delle cose che sogno da sempre per te, e anche perché so che questo non è un capriccio, ma di questo ne parleremo a casa, non nel parcheggio di un ristorante. Va bene?"
"Va bene."
"Basta piangere amore." mi stringe a se, una mano sulla schiena e una a circondarmi il collo.
"Io non lo so se me lo merito uno come te." rimango lì, tra le sue braccia, dove tutto sembra un po' più semplice.
"Decido io Rebecchina." mi lascia un morso sulla guancia, scioglie il nostro abbraccio e, tirandomi per mano, mi porta dentro il ristorante dove ci aspettano già gli altri. "Eccoci!" ci sediamo al tavolo. Arrivano gli antipasti ed iniziamo a mangiare in un clima piuttosto sereno. Blocco la mano di Elisa quando sta per prendere una fetta di prosciutto crudo.
"Che c'è?" mi guarda stranita.
"Non è il caso!" spiego a bassa voce passando inosservata a quasi tutti gli occhi.
"Sono una stupida!" sussurra e poi cambia mira e prende il prosciutto cotto. Le faccio un cenno appena impercettibile e lei sorride un po' intimorita.
"Non dire cavolate! È normale all'inizio!" le sussurro sorridendo. Sono davvero felice per lei.
"Mio cugino la prossima settimana fa il battesimo al bimbo, scendi con me." mi parla nell'orecchio.
"Devo vedere se mi danno i giorni al lavoro."
"Si parte il venerdì pomeriggio e si ritorna la domenica sera. Non hai scuse."
"Sei sicuro che sia il caso?"
"Rebecchina! Non mi far girare le palle! La mia non era una domanda!" fa un sorrisino stronzo, mi stampa un bacio sulla guancia e mi versa un bicchiere di vino bianco.
"Una volta o l'altra ti picchio!" lo guardo male.
"Bevi bella mia bevi!"
"Ma quindi state insieme?" Michele ci guarda.
"Si." Ignazio la fa breve ed io prendo il calice di vino con la mano sinistra visto che la destra è incastrata nella sua.
"T'ha detto di si?" strilla felice Gianluca verso Ignazio.
"Cosa?" lo guardiamo tutti come se gli fossero spuntate tre teste.
"Oddio. Ho rovinato tutto. Scusami Ignà." sussurra mortificato.
"Parli di questo Gianlù?" prende la mia mano sinistra dove se ne sta l'anello e la alza in modo che la veda bene. Gianluca annuisce e basta. "Allora si, mi ha detto di si. Ma avevi qualche dubbio?" sorride sornione.
"In realtà si." risponde Gianluca.
"Pure io..." puntualizza Piero.
"Siete due stronzi!" li guarda male.
"Vi sposate anche voi?" ci chiede Michele ed Ignazio annuisce. "Vi posso fare una domanda?" Ignazio ed io annuiamo. "Nono io dico a Rebecca ed Elisa."
"Certo." rispondiamo titubanti.
"Ma io vi chiedo ma perché...?"
"Perchè cosa...?"
"Siete due belle ragazze, intelligenti, potete avere tutto quello che volete..." si ferma un attimo e ci guarda negli occhi. "Che cazzo ci fate con questi due deficienti?"
"Me lo chiedo anche io sai?" guardo Ignazio e gli faccio una carezza sulla guancia.
"Stronzi! Tutti e due!" ci guarda male. "Comunque lo so io il perché..." mi sussurra nell'orecchio e mi lascia un bacetto sul lobo che mi fa rabbrividire e serrare le cosce l'una contro l'altra. "Chiudile pure ora, perché dopo ti faranno male per quanto le spalancherai." sussurra ed io sento il mio corpo prendere fuoco. Maledetto.
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L'amore non basta (quasi) mai
Fanfiction- Prendo dei respiri profondi, cerco di non lasciarmi sopraffare dal dolore, di non lasciarmi divorare, invano. Mi sfioro con la punta delle dita la margherita impressa sulla pelle delicata del mio polso per prendere una forza che non ho, o forse pe...