capitolo dieci | I said I love you

666 21 5
                                    

。・:*:・゚★。・:*:・゚☆

𝘾𝘼𝙋𝙄𝙏𝙊𝙇𝙊 𝘿𝙄𝙀𝘾𝙄;
𝙄 𝙨𝙖𝙞𝙙 𝙄 𝙡𝙤𝙫𝙚 𝙮𝙤𝙪.

。・:*:・゚★。・:*:・゚☆

   Scoprimmo che Will si era rifugiato nel Fortino Byers. Forse rifugiato non esprime correttamente il concetto: all'inizio effettivamente sì, l'aveva fatto, ma doveva aver avuto uno scatto d'ira e aveva distrutto il suo posto preferito con una mazza da baseball.

   Ero piuttosto sollevata che stesse bene fisicamente, ma vederlo raggomitolato lì sul terreno fangoso con i vestiti fradici a causa di quello che sembrava il diluvio universale mi spezzò il cuore. L'avevo raggiunto per prima e l'avevo abbracciato, con il cuore che batteva a mille e il fiato corto per la corsa; solo allora mi ero accorta che stava piangendo.

   Non m'importava di nient'altro in quel momento, né della pioggia né degli altri che ci avevano raggiunti: volevo solo che Will si sfogasse, che bagnasse la mia t-shirt con le sue lacrime e che si sentisse almeno un po' meglio. Una volta a casa, lo avrei aiutato a rimettere insieme i pezzi.

   Dopo una decina di minuti, Steve ci accompagnò tutti dai Byers e fu così che ci ritrovammo in camera di Will. Joyce e Jonathan non erano ancora rientrati dal lavoro, ma probabilmente erano sulla via del ritorno. Mike fece sedere l'amico sul bordo del suo letto e gli sedette accanto mentre Lucas gli avvolgeva una coperta attorno alle spalle, restando poi in piedi.

   Le lacrime avevano smesso di scendere lungo le sue guance, ma non se la sentiva ancora di parlare. Nessuno aprì bocca per un po', ma andava bene così: il silenzio non era un male.

   "Mi dispiace" dissero Mike, Will e Lucas nello stesso istante e mi spuntò un sorriso.

   "Siamo stati degli idioti" commentò Lucas.

   "Totali" aggiunse Mike, tendendo la mano. "Pace?"

   Il piccolo Byers la strinse, sorridendo, ma il sorriso non si estese agli occhi. "Ho esagerato, ma non è solo per colpa vostra" spiegò con una vocetta sottile sottile. "Io... io ho saputo solo ieri che..."

   "Che cosa, Will?" domandai. Durante tutto quel tempo avevo appoggiato la testa sulla spalla di Steve non appena ci eravamo seduti sul pavimento, ma mi ero ricomposta improvvisamente.

   "Che ci trasferiamo" finì, spostando lo sguardo sul pavimento. "E non riesco ancora a crederci."

   Restammo ancora un po' con lui, senza sapere cosa dire, fino a quando Joyce tornò a casa (seguita da Jonathan dieci minuti dopo) e Will ci disse di lasciarlo un po' da solo.

   "Sei sicuro?" aveva chiesto Mike, non molto convinto, ma l'altro annuì e, dopo aver salutato lui e Joyce, salimmo nell'auto di Steve.

   Nessuno parlò durante il viaggio verso casa Wheeler, ma una volta lì Mike mi chiese se mi andasse di passare la notte a casa sua per parlare un po' di El.

   Stavo quasi per accettare, ma poi il pensiero di Dustin mi fece cambiare idea. Dovevo fare pace con lui. Steve, comunque, mi anticipò. "Non se ne parla. È tardi e deve andare a casa."

   Guardai l'ora: le 21.20. Il cinema con Will era saltato in ogni caso.

   Sorrisi, scuotendo la testa. "Facciamo così: appena avrò risolto questa cosa con mio fratello, ti faccio uno squillo e ne parliamo al telefono, ok?"

   Steve mi guardò sorpreso e intuii che, appena finita la conversazione con il moro, avrei scoperto il motivo di tanto stupore.

   Mike rifletté e lanciò uno sguardo al suo orologio da polso. "E se venissi lì da te verso le... 23.00?"

   Annuii e lo salutammo; poi Steve mise in moto e partì.

   "Quindi vuoi fare pace con Dustin?" mi chiese, lanciandomi un'occhiata prima di tornare a concentrarsi sulla strada.

   Sospirai. "Sì, è il momento. Odio litigare con lui e vorrei che approvasse questa cosa tra noi, qualsiasi essa sia..."

   "Qualsiasi essa sia?" domandò, facendo una smorfia tra un sorriso e un ghigno.

   "Be', non so come definirla" risi io. "Noi non stiamo insieme ufficialmente, ma non siamo nemmeno amici perché gli amici non si baciano."

   "Vuoi dire così?" chiese stupidamente, baciandomi sulle labbra.

   "Steve!" esclamai, stupita ma divertita. "Guarda la strada, deficiente!"

   Borbottò qualcosa, ma senza trattenere un sorrisetto.

   "Cosa?" domandai, avvicinando il volto al suo per sentire meglio. "Non capisco, parla più forte."

   Ormai eravamo arrivati a casa mia e aveva spento il motore dopo aver parcheggiato di fronte alla porta d'ingresso. Steve si voltò e i nostri occhi, entrambi scuri, si incontrarono. "Ho detto che ti amo."

   Trattenni il respiro.

   "Io..." iniziai, ma sembrava che mi fossi scordata le lettere che seguivano. Non volevano uscire, eppure io lo... lo amavo? Ne ero davvero sicura?

   Certo che lo amo!, esclamai alla voce nella mia testa.

   E allora diglielo, avanti.

   Non le risposi, ma non stavo rispondendo nemmeno al ragazzo di fronte a me, che stava aspettando. 

   "Tu...?" cercò di aiutarmi lui, ma era inutile, non ce la facevo. Eppure volevo dirglielo, perché non ci riuscivo?

   Scossi la testa e borbottai uno "scusami" forse troppo debole perché lui lo sentisse. Scesi dall'auto e gli dissi che ci saremmo visti il giorno seguente, ma la mia voce era spenta, priva di sentimento e forse priva di verità.

   Il volto di Steve era impassibile, ma lo conoscevo troppo bene e sapevo che dentro di lui qualcosa si era spezzato. Mi sentii male, ma sbattei la portiera ed entrai in casa.

   Corsi alla finestra e vidi che la sua auto era ancora ferma lì.

   Andai in camera mia dandomi della stupida e sbattendomi la porta alle spalle, lasciando fuori tutto quanto, compreso Steve Harrington e i pezzi dell'intricato puzzle del suo cuore.

。・:*:・゚★。・:*:・゚☆

angolo autrice 🌻
la situazione si complica...
liz 🫀

ice scream | steve harringtonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora