Quando ero piccolo e mamma mi portava nei negozi di giocattoli, mi ripeteva sempre «Puoi guardare e non toccare, Manuel, capito? Guardare e non toccare». Mi faceva un po' paura con la sua aria severa e stanca e quel dito indice che mi sventolava davanti, ma non l'ascoltavo mai lo stesso e toccavo quei giochi che sapevo non avremmo mai potuto comprare. Volevi provarli, mi volevo divertire e non mi importava se fossero macchinine o bambole o costruzioni o puzzle, e forse era perché non potevo averne nessuno che li avrei voluti tutti.
Quest'estate, dopo i giorni al parco, ho passato troppe serate chiuso in garage, vestito decentemente e con le scarpe addosso, pronto per uscire e divertirmi a feste a cui avrei potuto partecipare e a cui non avrei mai trovato il coraggio di andare. A volte salivo sulla moto e riscendevo quasi subito, a volte invece toglievo anche il cavalletto, una sera sono riuscito persino ad accendere il motore e partire e fermarmi al parcheggio di un locale che conoscevo piuttosto bene. Ho guardato i ragazzi che entravano ridendo, con le camicie troppo sbottonate e con le maniche tirate su fino ai gomiti, e me ne sono tornato a casa.
Ci sono voluti giorni prima di uscire con l'idea che, se un ragazzo si fosse avvicinato a me, avrei provato a starci, ma anche quando ce l'ho fatta non è andata molto bene. Sono finito a parlare solo con delle donne, e poi a tossire sul retro del locale - ma quello ormai me l'aspettavo. È andata avanti così per un po'. Uscivo in qualche locale o discoteca o mi imbucavo a qualche festa, e finiva sempre che me ne stavo da solo al bancone del bar o a ballare con delle ragazze che mi facevano solo venire il prurito in gola. Forse non guardavo abbastanza gli uomini, forse io non piacevo a loro, forse la tensione che mi sentivo addosso la vedevano anche quei ragazzi nelle occhiate tagliate che lanciavo loro o nei bicchieri stretti con le dita nervose o nei drink buttati giù troppo in fretta.
Mi sentivo un coglione e finivo soltanto con il tornare a casa abbastanza presto e a bocca asciutta - almeno così mi evitavo le ramanzine di mia madre. Ho provato tutti i locali che conoscevo e in cui sarei potuto passare per maggiorenne - non roteare gli occhi, Simò, mancava poco, dai -, ma la storia era sempre la stessa. Entravo, prendevo da bere, guardavo tutti gli uomini presenti e cercavo di capire se me ne interessasse almeno uno senza farmi beccare a fissarli.
Che poi, Simo, se penso a quante volte mi sono messo a guardare te senza pensarci troppo, mi sembrano ridicoli tutti questi problemi che mi sono fatto.
È successo una sera fresca e ventosa, in una festa sulla spiaggia a Ostia. Avevo esaurito tutti i locali romani che mi piacessero e ho pensato di cambiare scenario, ed è stato più facile lasciarmi andare con i piedi che affondavano nella sabbia e la salsedine che mi si appiccicava ai capelli e il vento leggero in faccia. Sentire la mano di uno sconosciuto sul fianco, però, è stato strano comunque.
«Bella festa, eh?» mi ha salutato sorridente il ragazzo che si è seduto accanto a me su uno dei divanetti di plastica dura sparsi sulla spiaggia. Ho continuato a guardare la gente ballare davanti a noi e ho dovuto prendere un sorso del mio Mojito prima di rispondergli «Non male». La condensa del ghiaccio mi appiccicava la mano al bicchiere di plastica, o forse era il sudore, o forse ero solo io che lo stringevo con troppa forza fino a farlo scricchiolare.
«È per questo che te ne stai da solo in un angolo?».
Ho sbuffato una risata, e mi sono girato a guardarlo. Sorrideva invitante, chinato in avanti con i gomiti sulle ginocchia e un ciuffo di capelli biondi che gli cadeva poco sopra gli occhi chiari.
È carino, ho pensato. Ma Simone è più bello.
Mi sono passato una mano appiccicosa tra i capelli, e subito me ne sono pentito, ma ho cercato di trattenere lo sbuffo. «E tu che ci fai da solo in quest'angolo?» ho risposto.
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Lavenders Blue
FanfictionMi sono innamorato di te, Simone. Mi hai fatto crescere fiori nei polmoni, ma, per quanto siano belli, io non respiro. Copertina della splendida e tanto talentuosa @/ariespuntosia (su Wattpad e Twitter).