Prologo

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1º Compleanno di Isabell

Ashley

Mia madre me lo diceva sempre: «quando avrai figli tuoi, capirai che per te non ci sarà nient'altro. Vedrai con i tuoi occhi, una nuova forma d'amore, lo stesso che io ho provato per te e i tuoi fratelli.»

Guardando ad oggi, i miei tre bambini, non posso che non darle ragione, li amo così tanto, sono la mia gioia più immensa. Amo mio marito, la nostra vita e quello che stiamo creando insieme. Ma loro tre, sono quella forma d'amore indescrivibile.

I loro sorrisi, coinvolgono il mio, i loro pianti scaturiscono in me lo stesso e quanto si arrabbiano mi ricordano tanto la mia infanzia.

Lo sguardo dell'amore di una mamma che ama infinitamente il suo cucciolo.

Lo stesso sguardo, che vedo negli occhi della mia cara amica Rose, quando la vedo con il suo Blake. Nei suoi occhi brilla quella luce forte e chiara.

Ho sempre desiderato avere figli, sin da bambina, fantasticavo su come sarebbero stati e come sarei stata io come madre. E oggi posso guardare con fierezza quello che sono riuscita a realizzare.

La risata cristallina di Isabell raggiunge le mie orecchie, seguite da passi lungo il corridoio. Peter fa capitolino dalla porta del mio ufficio, con in braccio il nostra piccola fragolina tra le braccia.

«Qualcuno qui chiede quando la sua mamma è pronta per scendere di sotto e iniziare la festa.» annuncia Peter, facendo il solletico a Isabell sul fianco.

Lei si piega di lato ridendo, inondando la stanza con il suono più bello che un genitore possa mai sentire.

«La mamma sta finendo le ultime cose per la festa, invece tu papà, non l'hai ancora cambiata con i vestiti che ho preparato.» lo ammonisco quando noto che la bambina indossa ancora il suo pigiamino.

Mi manda un'occhiata e torna poi a guardare nostra figlia, «ho provato a farlo, ma non sta un secondo ferma e poi con Chase e Isaac attaccati alle gambe non riesco a fare niente.» spiega.

Sposto lo sguardo in basso, notando dietro di lui i nostri altri due figli: Chase è il maggiore, il nostro primo figlio, Isaac il secondo.

Le loro testoline bionde fanno capitolino, inclinando la testa per vedermi meglio.

Metto le mani sui fianchi e li guardo, «è vero bambini?» domando con finto rimprovero, inarcando un sopracciglio e sorridendo ad entrambi.

Isaac si limita ad annuire -ancora non parla molto- mentre Chase guarda il padre e poi me, «no, papà stava solo giocando con lei.»

La bocca della verità, sia mai che per una volta stia al gioco del padre, il che è un bene, perché avevo dato un semplice compito a mio marito e lui si è perso, come al solito, a giocare con la bambina.

Ma non mi arrabbio neanche, lui ama Isabell.

Quando è nata, un anno fa, per la prima volta ho visto Peter Campbell piangere. Si è commosso anche per la nascita di Chase e Isaac, ma mai pianto tanto come per Isabell.

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