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Blake parcheggia la macchina dietro quella di Travis e la spegne. Mi ha ignorata, quando gli ho detto di fermarsi poco prima, vicino alla fermata dell'autobus, per non farci vedere da Peter.

Guardo verso casa mia e sospiro sollevata, l'auto di mio padre non c'è.

Mi giro verso di lui mentre rimuovo la cintura, «ora ascoltami; vai in casa, ti cambi, ceni con tuo padre e Travis, prendi qualcosa per la febbre e poi mi aspetti, verrò da te dopo cena», gli spiego il mio piano.

Poco fa, quando finalmente si è deciso di lasciare la scuola, abbiamo discusso sul fatto che sarei andata io da lui - anche lì non mi ha dato retta.

La febbre lo rende più mansueto, ma rimane comunque un gran testardo, rifiutandosi di darmi ascolto.

Scuote la testa, levando la cintura, «no, vengo io», rifiuta, girando la testa verso di me.

Osservo i suoi occhi chiari, stretti nella sua testardaggine.

Alzo gli occhi al cielo, «sei scemo? Prenderai freddo se esci di casa con questo freddo, vengo io e non se ne discute», ribatto, imponendomi.

«Non mi interessa, seguirò i tuoi consigli da mammina preoccupata, ma verrò io. Domani mattina non voglio svegliarmi con Travis tra le palle», dice deciso.

Sospiro spazientita e alzo le mani in finta resa, non volendo portare per le lunghe la cosa.

«Va bene, dopo cena vieni tu, ma niente scaletta dalla finestra, entrerai dalla porta sul retro», acconsento.

Annuisce e poi scende dalla macchina, senza aggiungere nient'altro. Lo seguo a ruota, scendendo dall'auto e prendo la borsa, guardandolo prima di andare.

«A dopo», gli dico.

Fa un cenno e si gira andando verso casa.

Mi avvio anche io verso la mia, preparando mentalmente un modo per non farci scoprire da Peter. Le altre volte ci è andata bene; perché entrava dalla finestra o quando io sgattaiolavo dalla mia stanza, ma questa volta è diverso e deve passare dal salone per raggiungere le scale.

Non sarà semplice.

Apro la porta, entrando in casa e il mio sguardo cade sui quattro ragazzi seduti sul mio divano. Chase è ancora qui, pensavo fosse già uscito, ma a quanto pare non è così.

Chiudo la porta alle mie spalle, mantenendo lo sguardo su di loro, Hyden è il primo a vedermi e il suo sorriso si allarga.
Si alza dal divano, venendomi incontro.

Allarga le braccia, «bellissima Isabell, ti stavo aspettando», esclama, tirandomi controvoglia tra le sue braccia.

Poso le mani sul suo petto, per allontanarlo da me. Non mi piace affatto la sua confidenza nei miei confronti, ha sempre questo modo incurante di infastidire e fare qualcosa che non è gradito.

«Hai aspettato inutilmente, Hyden», borbotto, facendo un passo indietro.

Scuote la testa, facendo balzare i ciuffi ribelli della sua chioma disordinata. Pensavo veramente a quelle cose che gli ho detto in palestra; che se non fosse un idiota totale, potrebbe benissimo avere anche il mio sguardo su di lui, di tanto in tanto.

È un bel ragazzo, solo troppo complicato e sopratutto -cosa importantissima- è amico di mio fratello.

«Mi offendi sempre di più piccola, credevo che la tua cotta per Blake finisse subito, invece sembra proprio una cosa seria», inclina la testa con espressione offesa.

Lo raggiro, «la mia cotta per lui non c'entra. Tu non mi interessi, ne ora ne mai, fattene una ragione», lo liquido.

Ignoro lo sguardo torvo di mio fratello e riprendo la mia marcia verso le scale.

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