Testa pelata

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Sono giorni che non riesce a dormire bene, l'umidità gli è ormai entrata nelle ossa. Tutto intorno a lui puzza di muffa e le coperte piene di polvere del suo giaciglio gli fanno prudere la pelle. Uno dei ragazzi che ha dormito lì la notte precedente ha vomitato in un secchio e, prima che il tanfo diventasse insopportabile, Manuel è stato costretto a portarlo fuori. Ormai a quell'olezzo disgustoso dovrebbe essere abituato, ma talvolta non capisce se lo ha appiccicato addosso o se lo sta soltanto immaginando.
Ha fatto l'ultimo pasto decente, se due fette di pizza prese da un cartone nella spazzatura si possono considerare un pasto decente, la sera prima ed ha anche dovuto quasi arrivare alle mani con un disgraziato senzatetto che ha cercato di portargli via il "bottino".
Sono passati sette giorni da quando si è rasato i capelli a causa dei pidocchi e può quasi sentire nella sua testa la voce di sua madre che lo prende in giro. Sua madre... chissà cosa direbbe se lo vedesse in quelle condizioni.
A volte, durante la notte specialmente, il pensiero di tornare a casa e chiedere aiuto lo sfiora, ma sono attimi fugaci. Non può sopportare la pena e la delusione negli occhi di sua madre. Quindi, nonostante lo squallore della sua vita, non riesce a pentirsi di aver preso la decisione di andarsene.
Ha provato a chiamarlo parecchie volte, ma alla fine la batteria del suo cellulare si è scaricata ed in quella specie di rifugio per randagi dove dorme non c'è la corrente elettrica.

Ha venduto la sua catenina d'oro, regalo del battesimo e ci ha tirato su poco e niente. Una persona normale avrebbe conservato quei pochi spiccioli per mangiare, ma lui...

«Testa pelata? Ti sei incantato? A cosa stavi pensando?»
«Oh Alvì ma te stai sempre a rompere?»
«Ormai ti conosco, a cosa stavi pensando?»
«Al passato. Rivedrò mia madre dopo tanto... lei non sa nemmeno che ho tagliato i capelli.»
«Non è mai stata a casa tua?»
«Lei no, ci è venuto solo Dante una volta. Ha promesso che non le avrebbe dato l'indirizzo e forse ha mantenuto la promessa.»
«O forse stanno tutti e due aspettando un invito da parte tua.»
«Ci incontreremo a quella cavolo di festa, vedrà che sono vivo e tutti felici.»
«Manuel, non sei più il ragazzino spaventato che eri. Quando smetterai di vederti così?»
«Ma quanto ci mette tuo nipote ad arrivare? Ho fame.»
«Certo certo, cambia pure discorso. Comunque saranno qui a minuti, cerca di avere pazienza.»

A Manuel capita spesso di perdersi in mezzo a mille ricordi degli ultimi anni della sua vita. Ripensa al dolore, al freddo, alla fame. Le cose che però gli sono rimaste più impresse sono la puzza ed il prurito. Quel misto di alcol, muffa, fluidi corporei di non ben precisata origine e polvere continuerà a sentirlo nel naso probabilmente fino alla fine dei suoi giorni.

Con un po' di insistenza, Alvise lo ha convinto a pranzare con lui, suo nipote ed il fidanzato, anche se Manuel non è particolarmente entusiasta all'idea di conoscere gente nuova.
Quando è piombato nel suo incubo personale, ha finito per perdere i contatti con tutti i vecchi amici.

Chicca, almeno all'inizio, ha provato a cercarlo, ma dopo un po' si è arresa anche lei.
L'ha incontrata una volta, camminava mano nella mano con Matteo e sembrava felice. Spingeva una carrozzina, guardava la vetrine dei negozi.
Manuel si è sentito terribilmente solo davanti a quella scena e, la cosa che fa più male è che per quella solitudine può biasimare solo se stesso.
Comunque quei due sembrano essersi trovati, hanno formato una famiglia ed è sinceramente felice per loro.

Sta per perdersi un'altra volta in quel labirinto che sono i suoi ricordi, quando il campanello suona e Alvise gli chiede di andare ad aprire mentre lui scola la pasta.
Si dirige verso l'ingresso mettendo su la sua più convincente espressione gentile e spera con tutto il cuore di non trovarsi davanti due perfetti idioti, non potrebbe sopportarlo.

***

Roma è esattamente come Simone la ricordava. Chiassosa e caotica. Il traffico è sempre lo stesso, gli automobilisti nervosi sono sempre gli stessi, perfino l'odore è rimasto uguale.

Profumi come pioggia di novembreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora