Quando la festa è finita

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"Pronto?"
«Una volta eravamo in classe, ora di latino, il prof ti stava interrogando e tu non sapevi niente.»
"Simò, è tardi. Dobbiamo farlo proprio ora 'sto viaggio nei ricordi?"
«

Ti ha trattato malissimo, ti ha parlato come se fossi un ignorante buono a nulla ed io non ce l'ho fatta a stare zitto.»
"Sì me lo ricordo."
«È lì che ho capito di essere innamorato di te. Non sopportavo l'idea che qualcuno ti facesse del male. E questo non è cambiato.»
"Non è che ora mi affaccio dalla finestra e sei qui fuori, vero?"
«Manu...»
"Sei davvero qui fuori?"
«Dario, ieri quando sono tornato a casa, mi ha detto che sei stato scortese con lui ed abbiamo litigato. È stato come tornare in classe, nell'ora di latino, con il prof che ti tratta male ed io che sbrocco.»
"Simò... non me lo rendi semplice così."
«Che cosa?»
"Starti lontano."
«Posso... posso salire?»
"Sì per favore."

Il ding delle porte dell'ascensore che si aprono avvisa Manuel dell'arrivo di Simone. È quasi automatico uscire sul pianerottolo ed abbracciarlo. Gli annusa il collo, lo stringe e lo trascina dentro casa.

«Devi smetterla di piombare qui a sorpresa.»
«Ti dispiace? Posso andare via se vuoi...»
«Non ti azzardare.»

Ritrovare la sintonia e la passione di un tempo è facile, strapparsi i vestiti di dosso sarebbe semplice, ma alla luce di ciò che si sono detti in quei giorni sarebbe la cosa più sbagliata da fare.
Quindi stanno lì, in piedi in mezzo al salotto scombinato di Manuel, stretti in un abbraccio, forse più intimo e compromettente di qualunque altro contatto avuto fino a quel momento.

«Dio... non posso lasciarti tornare da quello.»
«Sono qui ora, no?»
«Sì, ma per quanto? Fino a domani?»
«Fino a quando mi vorrai.»
«Simo, non essere stupido.»
«Non... mi vuoi?»

Simone si allontana dalle braccia di Manuel ed il panico prende il sopravvento. Ha rubato la macchina a suo padre, nel cuore della notte, perché sentiva la necessità di vederlo e lui lo sta rifiutando. Ha litigato con Dario, detto bugie ed è sgattaiolato via da camera sua come un ladro soltanto per poter passare del tempo con Manuel e lui cosa fa? Lo respinge.
Si sente un perfetto idiota, ancora una volta.

«Non ti voglio? Sei sempre la mia scelta migliore, te l'ho già detto.»
«E allora che c'è?»
«Hai un fidanzato. E magari ora rivedermi ti ha confuso ed io non posso... non a queste condizioni. Non è giusto né per te né per me.»
«Devo andarmene?»
«Non ho detto questo.»
«Quindi che si fa?»
«Torna qui e abbracciami, al resto penseremo domani.»

***

Quel domani, purtroppo, arriva troppo in fretta e con esso anche il giorno della festa per l'uscita del libro di Manuel.

Anita si è data un gran da fare per tutti i preparativi, gli inviti, il catering, la torta. Tutto studiato nei minimi dettagli, tutto per il suo bambino.
Quando gli ha proposto l'idea non pensava che Manuel avrebbe accettato, ma lo ha fatto e lei ha sentito le crepe del suo cuore rinsaldarsi, almeno un pochino.
La location, una piccola libreria indipendente accanto al quartiere dove vive il ragazzo, è stata una scelta istintiva.

Un giorno Anita stava passeggiando da quelle parti, ha visto la vetrina e, tra le nuove proposte della settimana ha visto un libro con la copertina grigia e sopra la scritta " Profumi come pioggia di novembre - Manuel Ferro". Ha rischiato di mettersi a piangere, ma ha trattenuto le lacrime, è entrata ed ha chiesto ad una delle commesse se avessero modo di ospitare eventi.
Ha organizzato tutto ancora prima che Manuel accettasse e non si è sbagliata.

Ci ha messo tre giorni a scegliere il vestito adatto e, quando escono di casa per raggiungere la libreria, il cuore minaccia di esploderle nel petto.
Sta per rivedere suo figlio, dopo quasi cinque anni. Lo ha sentito al telefono ed ultimamente le cose sembrano anche andare meglio, ma le manca abbracciarlo. Le mancano i suoi ricci, i suoi occhi furbetti che nascondono una rara bontà d'animo. Le manca perfino il suo essere un rompipalle strafottente.
Dante le ha detto che è cambiato molto, ma quando finalmente raggiungono la location e lo vede, ai suoi occhi e ancora lo stesso ragazzino di diciotto anni, ancora il suo bambino.
Non vuole fare una scena, non vuole essere melodrammatica ed ha anche paura di risultare troppo esagerata.

Profumi come pioggia di novembreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora