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Max si ricordava ancora il momento in cui ha dichiarato a se stesso l' amore per il suo amico. Era un pomeriggio soleggiato e invece di fare il solito giro per bar sconosciuti, decisero di prendere le bici e fare un giro. Purtroppo la bici di Seth si buco' e Max divertito, lo sfidò a salire sul manubrio e fare la discesa con lui alla guida. E lì accadde. Un raggio di sole si posò sulla figura di Seth, lì con il sedere sul manubrio, la testa all'indietro posata sulla spalla di Max con i capelli in aria a causa della discesa. Il suo viso non gli era mai apparso più bello di così, tanto che avrebbe voluto girarsi e posare le sue labbra su quelle dell'altro. Seth inconsapevolmente tra le sue braccia, con la sua risata cristallina, il viso un po' rosso; con le labbra voleva assaggiare il sapore della sua risata, ma le guardò e basta quelle labbra, senza sfiorarle nemmeno. Quando poi quella notte si trovò nel letto, capì di essere spacciato per sempre. Ammettere che finalmente provava qualcosa per Seth era un problema... un grosso problema! Era il suo migliore amico, come faceva a provare dei sentimenti così per lui? Però Max lo sapeva, e si dava dello scemo per questo, che i suoi sentimenti c' erano sempre stati. Non riuscì a ricordare un momento in cui Seth non ci fosse e non facesse parte della sua vita. Così lì, nel letto troppo freddo e forse troppo grande senza Seth, decise che non gliel'avrebbe mai detto. Non avrebbe messo in pericolo la loro amicizia, il forte legame che li univa, non lo avrebbe mai ferito per un sentimento che neanche lui aveva mai provato prima d'ora. Sapeva quale era il suo posto accanto a Seth: farlo sorridere, essere la spalla su cui piangere, l' amico con cui parlare di ragazze, quello con cui giocare  e no, non colui  per cui stai sveglio fino a tardi per problemi o paturnie impossibili.Quindi decise che sì, lo avrebbe amato sempre e ovunque, ma segretamente assaporando quei momenti che Seth gli offriva. Quelle labbra le avrebbe amate senza mai sapere quale era la loro consistenza o il loro sapore, le avrebbe accettate lo stesso,bastava che fosse rivolte sempre a lui accompagnate da un sorriso. Ogni volta che Max lo guardava provava una fitta nel corpo; un dolore che lo lasciava senza fiato per un attimo. La sua figura, i suoi occhi, il suo sorriso, i suoi tic lo scombussolavano... lo amava talmente tanto da non voler dire nulla all' altro. Voleva tenerlo segreto perché dentro di sé, Max poteva sperare o morire allo stesso tempo e nello stesso momento e nessuno se ne sarebbe accorto. Sapeva che se anche una persona fosse stata a conoscenza del suo segreto, il mondo intero avrebbe notato i suoi occhi luminosi ma con un velo di tristezza, il suo sorriso a metà, le mani chiuse a pugno per la voglia di toccare il corpo così sexy dell' amico.

Seth invece, per quanto fosse un buon osservatore, non si era mai accorto di nulla. Forse dava un po' per scontato Max ma non perché non ci tenesse, ma solo perché Max era così spontaneo e solare che ogni volta che aveva qualcosa che lo tormentava, lui era il primo a saperlo. Max era così trasparente con lui che non si era mai accorto  del dolore dell' amico. "Partita alla play?" chiese Max chiudendo il libro di biologia. "Non ho ancora finito Max" ribatte' Seth. Quest'ultimo era seduto alla scrivania e di lui Max poteva vedere il suo profilo. Con il viso abbassato, le mani sul quaderno di matematica e i capelli sulla fronte, Seth era così bello che Max, per togliersi la voglia di morderlo delicatamente il collo, si alzò  e decise di andare in cucina. "Vado a prendere da bere... vuoi qualcosa?" "Spremuta" rispose l' amico. Max rise e scosse il capo. Perché l' aveva chiesto? L' amico amava le spremute e le caramelle alla ciliegia e avrebbe vissuto solo di quello. Quando tornò in camera di Seth, questi era seduto sul letto con un sorrisone."Finito?"

"Ho fatto per oggi!"rispose entusiasta. "Questa felicità é dovuta al fatto che adesso puoi stare con me oppure perché hai risolto un problema di matematica?" chiese Max. Seth rispose con una risata e Max si sentì morire. Alcune volte si domandava se l' amico ci tenesse veramente a lui e non riuscì a non pensare che forse, se lui si fosse fatto un po' più distante, Seth non l' avrebbe mai cercato. Questi pensieri brutti gli rovinavano un po' l' umore, lo infastidivano soprattutto di notte per poi alzarsi la mattina con l'amaro in bocca.  Erano momenti come questi, quando rideva per non dare una risposta ovvia, oppure momenti in cui Max gli si avvicinava e l' altro si spostava con un "piovra" o "spazio personale?" che lo facevano morire dentro. Voleva solo sentire Seth il più vicino possibile, amarlo in un piccolo frangente di secondo, racchiuso lì tra le sue braccia, illudendosi che magari Seth avrebbe potuto ricambiare in futuro, ma i suoi rifiuti lo riportavano a sbattere la faccia contro il muro: Seth non lo amava. C'erano però istanti come questi, quando Seth alzava lo sguardo e dal letto  domandava "Dormi da me stanotte?" che lo riscaldavano, portando il suo cuore a mille, lo stomaco sottosopra e il sorriso da un orecchio all' altro.

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