Capitolo XV - La Porta Dell' Inferno

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Era il 6 giugno, il giorno del funerale di mia madre.

Io e Mitsuya eravamo a casa con mio padre.
Lo stavamo aiutando a vestirsi perché aveva appena ingerito un tranquillante prescritto dal medico perché il dolore per la perdita di mia madre era talmente tanto che stava letteralmente impazzendo.

Eravamo tutti riuniti nella sala grande per rendere omaggio a mia madre. Vennero tante persone tra colleghi di lavoro di mia madre, le sue amiche, conoscenti e persino tutti i miei compagni della ormai sciolta Toman.

Durante la messa, mio padre iniziò a sentirsi nuovamente male e a piangere ininterrottamente.
Mio zio Hiroaki, che era in piedi al suo fianco, lo accompagnò fuori a prendere una boccata d'aria.

Mia madre era la compagna della vita, si erano conosciuti quando avevano 15 e 14 anni durante il periodo di natale ed è stato subito amore a prima vista.
Si erano sempre promessi di amarsi e di sostenersi a vicenda per il resto della loro vita.

*

Era passato un mese dalla sua morte e la salute mentale di mio padre ogni giorno che passava, peggiorava sempre di più e con Mitsuya avevamo deciso di spostare il matrimonio nuovamente a dicembre per dare il tempo a mio padre di riprendersi.

In una calda sera di agosto a casa ormai solo di papà, mentre preparavo la cena e Mitsuya apparecchiava la tavola, sentimmo un tonfo provenire dal giardino.

-Cos'è stato?- domandò il ragazzo.

-Non lo so, vado a vedere. Sarà stato qualche gatto randagio che ha fatto cadere qualche cosa.-

Andai in giardino e appena vidi la causa di quel tonfo, mi si gelò il sangue.

Urlai allertando così Mitsuya che si trovava all'interno dell'abitazione e tutto il vicinato che si affacciò dalle finestre.
Quel tonfo sordo era mio padre che si era appena gettato dalla finestra del piano superiore della casa.

Mitsuya corse fuori e appena vide mio padre steso a terra, sofferente, chiamò subito un'ambulanza.

L'ambulanza arrivò in poco tempo per fortuna, portando mio padre subito in ospedale.

Aspettavo con Mitsuya in sala d'attesa. La stessa dove quel maledetto 31 dicembre ricevemmo la notizia del cancro di mia madre.
Sembrava di rivivere la stessa storia.

-Signorina Tanaka?- chiamò il dottore.

-Si?-

-Prego, può entrare a vedere suo padre.-

Entrai nella stanza, mio padre era stato addormentato e presentava numerosi ematomi e graffi nel viso.

-Signorina, suo padre non è in pericolo di vita però ci risulta che non è la prima volta che ha tentato di suicidarsi.-

-È vero. Subito dopo la morte di mia madre, ha tentato di suicidarsi col gas di scarico della sua auto.-

-Signorina, sarò chiaro. Suo padre soffre gravemente di depressione e tenterà quasi sicuramente di togliersi un'altra volta la vita, deve essere curato in una clinica psichiatrica. È un pericolo per se stesso.-

Rimasi sconvolta da quella notizia ma il dottore aveva ragione purtroppo.

-Se vuole le posso consigliare una clinica ma l'avverto già... sarà molto costoso.-

Accettai senza neanche pensarci.
Anche a costo di lavorare tutto il giorno e tutta la notte, mio padre era l'unica persona che mi rimaneva della mia famiglia quindi avrei fatto tanti sacrifici per lui.

Seguii il dottore nel suo ufficio e mi diede il numero della clinica.

-La ringrazio, dottore.-

Uscii dall'ufficio e mi recai nella sala d'attesa.

Hanma Shuji   *Golden Eyes* Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora