6, Questo non è un appuntamento!

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Sabato 9 settembre 1995, ore 11:24, Brighton, East Sussex, Inghilterra, Zefiro Mental Health Psychiatric Hospital, stanza delle creazioni.

Harry sedeva sullo sgabello, innanzi al cavalletto. Con un pennello fissato tra le dita, trasferiva gli acrilici spremuti nel piatto sulla tela, conferendo loro una fisionomia astratta.

Non aveva idea di cosa volesse rappresentare, ma tra quelle mura gli era consentito realizzare qualsiasi cosa, purché non arrecasse danni a sé stesso e agli altri. Non era necessario che il suo operato avesse un senso, era sufficiente che lo aiutasse a smaltire parte di quel peso che trasportava simultaneamente al cuore. E trovava strabiliante che stesse accadendo davvero.

Si sentiva più leggero e ottimista, consapevole. Magari il merito era da attribuire ai farmaci, alla terapia, all'intervento dei medici e degli operatori. Oppure non aveva che da ringraziare il ragazzo splendido, affettuoso, esuberante, che stava andandogli incontro proprio in quel momento.

Louis lo strappò alla postazione artigliando le sue dita, così da indurlo ad alzarsi. In quel momento, da un cantone della sala si diffusero le note di un brano che adorava e che tante volte aveva ascoltato, quando era bambino. Si trattava di Laughing on the outside, eseguita dalla voce pulita e vibrante di Dinah Shore.

Il giradischi era in funzione. Il ragazzo aggrappò una mano alla sua e piantò l'altra dietro la sua schiena, invitandolo a ballare.

Intanto che spostavano i piedi avanti e indietro, questo si approssimò al suo orecchio per bisbigliare: «Stasera io e te andremo a mangiare la pizza, mio bellissimo Snow White».

«Sul serio?» si entusiasmò, dilatando un sorriso.

«Sul serio» confermò l'altro, compiaciuto. «Zayn non sa resistermi» si pavoneggiò, indirizzando un cenno del capo al ragazzo in questione.

Harry tirò a quello un'occhiata, appena in tempo per vederlo sospirare e scuotere la testa, manifestamente rassegnato.

«C'è una condizione, però... anzi, due» precisò Louis, adesso meno tronfio.

«Quali sono le condizioni?»

«La prima: il coprifuoco è alle 22:30».

«Non mi sembra male» valutò Harry.

«Sì, aspetta di sentire il resto. Potremo uscire, a patto che Willy Wonka venga con noi».

«Oh...»

«Già» sputò l'altro, discostandosi e sollevando il braccio, incitandolo a compiere una giravolta.

Harry ruotò, sovrastato dalle due mani agganciate, mantenendo una suola incollata al pavimento. Tornò a fronteggiarlo, poi, munendosi di un atteggiamento positivo: «Niall è simpatico».

«Oh, lui è fantastico» concordò Louis. «Però trovo agghiacciante che debba assistere alla pomiciata con il mio ra...» censurò il resto della frase, sbarrando gli occhi. Sembrava terrorizzato. «Con te» modificò, comportandosi come se nulla fosse mai successo.

«Porterò il walkman e gli chiederò di utilizzarlo, così potremo ritagliarci un po' di intimità».

«Questa è un'idea brillante! Sei davvero intelligente» si complimentò il ragazzo, avvicinandosi a timbrare un bacio sulle sue labbra.

«Grazie» si rallegrò, sfregando la punta del naso contro la sua.

«Dateci un taglio!» ammonì Zayn, battendo le mani per convocarli all'ordine. «Questo non è un appuntamento! Harry, torna a dipingere. E tu, Louis, suona per noi qualcosa che non laceri i nostri timpani, per cortesia».

«Va bene, ma solo perché sei stato gentile» acconsentì Louis, posando un ultimo bacio sulle labbra di Harry, prima di allontanarsi a scostare la leva dal vinile, tranciando quindi il procedere della melodia.

Si accomodò, immediatamente dopo, sul seggiolino foderato di velluto di cui il pianoforte era corredato.

Issò il mento in direzione della parete.

E lasciò piovere le dita sui tasti bianchi, spargendo nell'ambiente una soavità morbida come ovatta, dolce come miele, fervida come la risacca dell'oceano.

Harry prese nuovamente posto sullo sgabello.

E ricominciò a verniciare il quadro, in pace, a occhi chiusi.

Crying on the inside [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora