Martedì 5 settembre 1995, ore 08:33, Brighton, East Sussex, Inghilterra, Zefiro Mental Health Psychiatric Hospital, stanza di Harry.
Studiò la propria immagine riflessa sul vetro dello specchio. Infilò le dita tra i riccioli castani, rassettandoli e scombinandoli.
Giocherellò con la lingua, facendo ciondolare la Marlboro ancora spenta immessa tra le labbra polpose, tinte di un rubino smorto, insignificante.
Sciolse il nodo alla vestaglia, rivelando così il cotone del pigiama, decorato con bande orizzontali di differente spessore.
Estrasse l'accendino dal taschino della veste e si accinse ad abilitarne la funzione, quando due brevi bussate lo indussero a trasalire.
Sospettoso, camminò verso la porta e la schiuse. Al di là di questa trovò il medesimo ragazzo della sera precedente, quello che aveva sgridato l'attraente sconosciuto.
La coda della sua chioma bruna rasentava il colletto del maglioncino rosa che portava indosso. Le sue iridi imbottite di ambra purissima, scintillante, si circondavano di fitte ciglia scure disposte sul contorno delle palpebre curve, ampie.
Un anellino d'argento forava la sua narice sinistra. Era davvero affascinante. Non lo aveva notato, qualche ora addietro, poiché era stato troppo occupato a concentrarsi sul bisbetico ribelle che rispondeva al nome di Louis.
«Mi chiamo Zayn» si presentò il ragazzo, porgendogli la mano. In quel momento rimembrò di saperlo già.
«Io sono Harry» interloquì, riponendo sigaretta e accendino nella tasca, per poi ricambiare la stretta.
«Sì, certo, lo so» sorrise l'altro, annuendo brevemente. «Sono venuto a cercarti per accompagnarti a mensa. La colazione è pronta. Hai fame?»
«No, a dire il vero» ammise, sollevando le spalle.
«L'appetito vien mangiando, giusto?» tentò Zayn, adoperando un atteggiamento di ottimismo. «Facciamo un giro, tanto per familiarizzare con l'istituto, d'accordo? Non sarai costretto a fare nulla, se non ti andrà. Hai la mia parola».
«Sono in vestaglia» evidenziò, mormorandolo. La visita inattesa lo aveva inibito.
«Non importa» rassicurò il ragazzo. «A me interessa solo che tu sia comodo e a tuo agio».
«Sono comodo» valutò, gettando un'occhiata sulle proprie pantofole. Scosse la testa.
Aveva il presentimento che quella si sarebbe rivelata un'esperienza imbarazzante.
Durante il tragitto, Zayn si collocò al suo fianco, rallentando gradualmente il passo, in proporzione a quanto lo facesse Harry. A un tratto parve ritenersi indesiderato, allora sveltì l'andatura, ruotando di continuo il capo verso di lui per sorvegliarlo.
Si sentiva un detenuto cui era stata elargita un'effimera libertà vigilata.
Ciò che il ragazzo aveva qualificato come mensa, circa un minuto prima, aveva pressocché le sembianze di un enorme soggiorno. Decine di tavoli corredavano le due navate dell'ambiente, e dietro di questi, era installato un bancone zeppo di pietanze profumate, esibite dalla vasta vetrinetta.
S'inalava odore di zucchero, di intimità e accoglienza.
«Cosa consumi di solito a colazione?» s'informò Zayn.
«Una tazza di caffè».
«Solo quella?»
«Sì» confermò. Si sentì quasi colpevole, nel rilevare la sua lampante delusione.
«E se prendessi il tè stavolta?»
«Certo, sì» approvò, più per fargli un favore che per la brama di sorseggiare tè.
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Crying on the inside [Larry Stylinson]
Fanfiction1995. Per Harry è l'inizio di una nuova avventura: il soggiorno non richiesto allo Zefiro Mental Health. Il motivo? La sua totale, infrangibile inettitudine alla vita. AVVERTENZE: scene di sesso dettagliato, linguaggio esplicito. LEGGETE LA PREMESSA!