Sedici.

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Presente.

Quando si svegliò Katsuki non c'era. Come aveva detto, quella mattina era andato a fare la ronda.
Izuku si sedette sul grande letto e lasciò che i piedi cadessero a penzoloni, gli alluci che sfioravano il parquet.
Con la luce del giorno la camera si apriva luminosa, con le pareti bianche e i mobili in legno scuro che la adornavano: il letto era immenso, cuscini rettangolari che giacevano sulla testiera e il lenzuolo scuro abbandonato in fondo al letto; la cassettiera con lo specchio era giusto davanti al letto, i cassetti in mogano con le rifiniture nere lo guardavano di lato; l'ampio armadio, a tre ante, era dello stesso colore e occupava tutta una parete. Fra l'armadio e la cassettiera c'era una porta, che probabilmente conduceva ad un bagno.
Midoriya si alzò dal letto, i piedi nudi gli diedero una bella sensazione al contatto con il pavimento fresco. Il verde decise di curiosare in giro, voleva vedere la casa per scoprire eventuali segreti e punti deboli del biondo.
Si avviò all'armadio, le prime due ante contenevano completi e smoking o camicie e cravatte; ma la terza anta era chiusa a chiave. Cosa mai avrebbe potuto nascondere lì dentro? Un flebile profumo di pulito proveniva da dentro all'armadio, ma l'omega lasciò perdere. Decise che per il momento avrebbe guardato altrove.

Nel bagnetto della stanza non c'era molto, solo i sanitari e una piccola doccia. Nulla in confronto al bagno dove era stato la notte prima: con l'ampio specchio, due lavandini, la doccia e la grande vasca.
Midoriya tornò nella stanza e si avvicinò alla finestra, da cui si vedeva un pezzo della città e un parco dei dintorni.
Izuku annusò l'aria, l'odore del biondo era ovunque e forse era per quello che il ragazzo aveva dormito profondamente; ma non lo avrebbe mai ammesso a voce alta. Non avrebbe mai detto a nessuno che l'odore del caramello lo calmava a tal punto da poterlo far dormire come un bambino.
L'omega non sapeva per quanto tempo sarebbe dovuto restare da solo, non aveva idea degli orari dell'altro e non sapeva che avrebbe dovuto o potuto fare nell'attesa.
Poteva uscire a fare due passi? Poteva usare le cose del biondo, senza rischiare un pestaggio? Avrebbe potuto sentirsi a suo agio lì?

Izuku percorse il corridoio e sbucò nell'ampio open space e si guardò ancora attorno: ricordava il salotto e le poltrone, così come si ricordava la lunga tavola.
Si avvicinò al frigorifero, anche quello gigantesco. Un post-it giallo lo aspettava: Mangia il cazzo che ti pare, ma non sporcare in giro. Torno per le 14.
Midoriya sbuffò. Cos'era quella cosa? Quel comportamento non era solito dell'alpha esplosivo. Cosa cercava di fare, l'amicone? Voleva guadagnarsi la sua fiducia per fare bella figura con Chisaki? Se quello era il piano di Bakugō non avrebbe avuto vita facile.
Midoriya non aveva intenzione di cadere per le smancerie del biondo, e Katsuki avrebbe dovuto saperlo. Katsuki avrebbe dovuto sapere che la presenza del verde lì era solo un caso e che l'omega non avrebbe mai voluto avere a che fare con lui, ma forse l'alpha credeva di poterlo domare e soggiogare come aveva fatto in passato.
Izuku staccò con rabbia il pezzo di carta dal frigo e lo appallottolò, per abbandonarlo a terra. Aprì il frigo e prese tutto ciò che il suo stomaco volesse. Si preparò quindi una ciotola con yogurt bianco e frutta fresca, con cereali nel mezzo. Prese poi del caffè fatto dal biondo quel mattino e si sedette sopra alla tavola, deciso a fare quello che voleva e far uscire di testa l'alpha. Era così contento di volersi comportare male, come un ragazzino viziato, che disperse il suo odore per tutta la casa; il fresco del gelsomino riempì ogni angolo di quell'appartamento e coprì l'odore del caramello.
Izuku era soddisfatto del risultato, era sicuro che il biondo avrebbe dato di matto una volta che sarebbe tornato nel suo territorio e non avesse sentito il suo stesso odore. Una risata cristallina riempì il soggiorno. Era una di quelle risate di cuore che il verde era solito fare quando era più piccolo, quando era ancora una recluta e passava il suo tempo libero con l'alpha alla lavanda.
L'odore acido della tristezza e della malinconia si fece largo attraverso i pori dell'omega, che ora non rideva più.

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