Capitolo 11

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"Dove sono?"
Quella fu la prima cosa che si chiese Keira quando si svegliò. Appena aprì gli occhi sopra di lei vide un soffitto bianco. Lei si trovava sdraiata sopra un letto in una stanza piccola, davanti a quel letto una scrivania vuota di legno. Appesa al muro giallo c'era una televisione non molto grande, spenta. La stanza era poco illuminata, la poca luce era fioca ed entrava dalla finestra, probabilmente era mattina presto. Si guardò intorno ma come aveva già dedotto, nella stanza era sola. Keira si ricordava cosa era successo la sera prima, e sapeva anche che era la seconda volta che accadeva.
Ma ieri Josh l'aveva presa, si potrebbe dire salvata, l'aveva portata qui, in una misera stanza d'hotel per poi lasciarla sola. In verità Keira preferiva così: non voleva rivederlo. Restò seduta su quel letto immersa nei suoi pensieri per altri minuti, nessuno dei sintomi che ieri sera l'avevano colpita si fece risentire.
Dopo almeno un quarto d'ora Keira trovò un po' di forze per alzarsi, ma mentre stava mettendo i piedi giù dal letto, il rumore di una porta che si apre la fece bloccare e rimanere dov'era. Dalla stanza in cui aveva dormito non si poteva vedere la porta della camera, essa era in fondo ad un piccolo corridoio, ma Keira immaginava già chi fosse. Sentì la porta chiudersi è un tintinnio di chiavi, poi dei passi diretti alla stanzetta. Keira non poteva fare altro che aspettare. Quando Josh varcò la soglia della camera era distratto e quando vide Keira seduta sul letto il suo viso divenne pieno di stupore.
«Non credevo che fossi già sveglia» esclamò appoggiandosi con una mano alla scrivania. Lei non disse nulla, si limitò semplicemente ad osservarlo. Dato che Keira non parlava, Josh andò avanti.
«Penso che dovremmo seriamente parlare di quello che è successo ieri. Però, prima...ti prego, rispondi ai messaggi della tua amica: è tutta la sera che vibra il cellulare!» rise appena Josh ma facendo una smorfia esasperata. Keira annuì e andò a prendere il cellulare sopra al comodino e come aveva detto Josh, la cartella dei messaggi era piena. Senza leggerli, decise semplicemente di rispondere a Sam con un :
'Tranquilla sto bene ti spiego poi' dopodiché riappoggiò il telefono sul tavolino.
«Bene ora possiamo parlare» disse Josh avvicinandosi di più al letto e a Keira. Lei lo guardò e lui le sorrise, ma lei si alzò dal letto.
«Io non penso di voler parlare con te» rispose lei al ragazzo. Era intimidita e insicura: da quando loro due si erano trovati nel bosco ed era capitato quel "dilemma", o che stava per capitare, era la prima volta che si riparlavano e Keira doveva saperne di più.
Josh aprì la bocca per parlare ma poi la richiuse. Si sedette sul letto buttandocisi pesantemente, sembrava stanco. Non sapeva cosa dire, era deluso ma allo stesso tempo capiva i problemi della ragazza.
«Keira ti prego, lasciami spiegare, prima di oggi non ne ho avuto l'occasione ma ora devi ascoltarmi: è stato tutto un grosso malinteso» disse Josh e le parole gli uscivano veloci di bocca come se avesse fretta di far sapere la verità alla ragazza.
«Un malinteso? Sbaglio o il tuo amico e tu stavate per molestarmi o non so cosa?» rispose Keira che tornandole alla mente la faccia di Tyson le venne il voltastomaco. «e non cercare di negarlo. Se...» aggiunse lei appoggiandosi alla finestra, ma Josh la interruppe.
«Se io non l'avessi fermato probabilmente sarebbe successo. Ma aveva bevuto, Keira» disse lui come per giustificare l'amico. Josh sembrava abbattuto: lei non si fidava più di lui, e si erano appena conosciuti, questa cosa in un modo o nell'altro la allontanerà da lui.
La ragazza stava guardando fuori dalla finestra. Non aveva risposto a Josh ma si era tranquillizzata: in fondo, lei non aveva mai avuto paura di Josh, né nel bosco, né ieri sera, né adesso.
Dopo un po' di tempo e di silenzio, Keira borbottò: «Begli amici che hai comunque...». Forse lei credeva che lui non l'avesse sentita ma Josh la udì benissimo e rise.
La tensione nella stanza si era alleviata. Il ragazzo sapeva che con quello che avrebbe chiesto la tensione sarebbe di nuovo aumentata ma doveva sapere:«Keira dobbiamo parlare di ieri sera» mentre lo disse cercò di avvicinarsi a lei, ma lei si voltò e si spostò da lui.
«Non c'è nulla da dire» rispose Keira. In un attimo era fredda tornata fredda e distaccata. Rispondeva con tono indifferente come se ad essere lì fosse solo il suo corpo, ma lei fosse altrove.
Era una sensazione orribile per lui sapere di essere la causa.
«Keira ti prego è importante. Avevi bevuto?» le chiese Josh sospirando.
«Solo un sorso di birra ma non è stato quello a farmi stare male» rispose lei assente. Era andata nel corridoio della stanzetta e si era avvicinata alla porta. Naturalmente Josh l'aveva seguita.
«Come fai a saperlo? Magari..»
«Hai mai visto qualcuno svenire per un sorso di birra per caso?» disse Keira
«e poi...» aggiunse Keira ma si interruppe subito.
«Cosa?» Josh guardò la ragazza negli occhi. Dal viso non si capiva, ma il suo battito era aumentato. C'era qualcosa di più, ma lei non voleva dirglielo.
«Mi è già successo un altra volta poco tempo fa» cedette Keira abbassando lo sguardo a terra. Poi, sotto sua insistenza, lei gli raccontò tutto quello che aveva provato durante quei mancamenti. In poco tempo erano seduti insieme sul letto, lui con la fronte corrucciata dalla preoccupazione e lei che raccontava tutto per filo e per segno. Keira sapeva che a raccontarlo a qualcuno si sarebbe sentita meglio ed in effetti era così. Ma a Josh non disse proprio tutto, tralasciò un particolare che nessuno avrebbe mai saputo. Lei sentiva qualcosa dentro di sé, ma questo non lo avrebbe mai detto: l'avrebbe presa per pazza.
Dopo che Keira finì di raccontare la vicenda a Josh e lui era stato completamente attento, lei lo abbracciò. Sembrava un altra persona in confronto a prima. Lui ricambiò l'abbraccio ma non subito: aveva paura di rovinare tutto.
Come se qualcuno potesse sentirli, Keira i sussurrò all'orecchio: «Tutto quello che ti ho detto è la verità ma ora devi ascoltarmi. Devi starmi lontano, è meglio così»
Lui non le rispose.
Silenzio.
Un incredibile silenzio incombeva sulla stanza, ma era la magia del loro abbraccio a sovrastare tutto.
«Sta succedendo qualcosa di strano ma devi lasciarmi in pace» gli sussurrò ancora Keira.
Dopodiché sciolse l'abbraccio e si alzò, e senza voltarsi lasciò la stanza.
Josh non si mosse. Lei gli aveva chiesto di essere lasciata in pace, le aveva raccontato tutto. Ma lui sapeva che quel tutto non era affatto tutto.
Lo sentiva. Sapeva che lei si sarebbe di sicuro arrabbiata, ma Josh sarebbe andato fino in fondo: era troppo dentro per lasciarla sola.

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