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Imola

16 aprile 2021


Nonostante avessi provato a convincere Toto che stessi bene e che non avessi bisogno di un sostituto, aveva comunque deciso di farmi riposare e far disputare la terza sessione di prove libere a De Vries. In questo modo, sarei stata più in forma per le qualifiche e, soprattutto, qualora non me la sentissi di correre, la Mercedes avrebbe potuto schierare l'olandese al mio posto. Sebbene fossi legata a Nyck e desiderassi davvero vederlo correre in Formula 1, non gli avrei mai ceduto il sedile. Fu l'ora più monotona della mia vita. Toto mi impediva di sforzarmi troppo con le gambe, quindi ero costretta a stare seduta al suo fianco, senza potermi muovere e andare a controllare il lavoro dei meccanici. Era qualcosa che amavo fare, perché mi piaceva osservarli e provare a capirci di più. Cercai di prenderla come una semplice sessione di prova per il reserve driver, ma il pensiero che fossero state le mie condizioni fisiche a provocare quella situazione non mi rassicurava.
L'unico momento in cui riuscii finalmente a scaricare la tensione fu quando tutti ritornarono ai box allo scadere del tempo. A quel punto mi lasciai andare a un sospiro di sollievo, perché sapevo che, questione di poche ore, sarei ritornata a gareggiare.

«Ti ho tenuta già troppo segregata, sentiti libera di andare dove vuoi e soprattutto di pranzare. Non voglio vederti perdere le forze mentre stai correndo». Sorrisi al modo di fare paterno dell'austriaco e annuii. Salutai tutti gli ingegneri e i meccanici e iniziai ad avviarmi all'esterno dei box, prima di essere affiancata da Nyck.

«Sto morendo di fame, avevo proprio bisogno di questa pausa». Ridacchiai alle sue parole. In molti aspetti mi ricordava Charles e questo mi divertiva. «Come ti senti? Sei sicura di riuscire a correre? Non lo dico perché voglio prendere il tuo posto, è che sono seriamente preoccupato».

«Non devi scusarti con me, so benissimo che ti preoccupi. Diciamo che essere sicura è una parola troppo forte. Forse è meglio dire che me lo auguro. Purtroppo le mie condizioni non sono delle migliori, ma a me basta prendere parte a questa gara. Non importa in quale posizione mi ritroverò, anche in ultima sarò felice perché sarò riuscita lì dove temo di non farcela. Ero convinta che potesse essere molto più facile di così, ma stare alla guida è davvero complesso. È come se avessi dei mattoni sui piedi che mi impediscono di muovermi, per questo è difficile per me fare quei giri perfetti o pseudo tali che avevo sempre ricercato». Smisi di parlare e solo allora mi resi conto che Nyck non era più al mio fianco. Voltai la testa e vidi che si era fermato, ma era ancora abbastanza vicino da potermi sentire. «Hey, che cosa ci fai lì impalato? Sembra che tu abbia visto un fantasma». Avevo mosso altri passi, senza guardare dove mettessi i piedi, e andai a sbattere contro qualcuno. Anche senza potermi vedere, ero convinta di essere diventata rossa dall'imbarazzo.

«Scusami, non ti avevo vi-». Quando alzai lo sguardo per capire contro chi fossi andata a finire, mi ritrovai quegli occhi azzurri che avevo imparato a conoscere bene. «Pierre?». Il suo nome uscì dalle mie labbra quasi come una domanda, non capendo perché non si fosse fermato nonostante stesse guardando dinanzi a sé.

«Karlsson». Roteai gli occhi facendolo ridere. Mi aveva confidato, pochi mesi prima, che lo divertisse chiamarmi per cognome e che lo avrebbe sicuramente fatto una volta tornati a correre, così da non destare troppa attenzione e da non far trapelare la nostra relazione. «Ciao Nyck, tutto ok, amico?». Si avvicinò a lui per stringergli la mano in un saluto e fu allora che mi ricordai di ciò che era accaduto pochi istanti prima. Non gli diedi il tempo di rispondere che gli posi una domanda.

«Si può sapere perché ti eri fermato prima?». Il francese e lui si scambiarono un'occhiata e Pierre gli fece un cenno con la testa in segno di assenso.

«È stato lui a dirmi di farlo». Si spiegò e io lo guardai ancora più confusa.

«Quando? Non vi siete visti prima e poi come poteva prevedere che io e te saremmo usciti insieme dai box?». Pierre si lasciò andare a una sonora risata, prima di avvicinarsi a me e arruffarmi i capelli con la mano.

All we have is now || Pierre GaslyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora