s e v e n

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Imola

17 aprile 2021


Quella domenica si prospettava la più difficile di tutta la mia carriera da pilota. Guidavo da tantissimi anni, l'avevo fatto in qualsiasi condizione e non avevo mai avuto paura. Quella volta, però, era tutto diverso. La situazione era diversa, lo ero anche io, così come gli obiettivi e i rischi. In quel preciso momento della mia vita avevo tanto da perdere e così poco da guadagnare. Mi ero isolata da tutto e da tutti, non mi ero neppure vista con Pierre in uno dei nostri soliti incontri furtivi. C'eravamo solo io, i miei pensieri e la registrazione che Stephan mi aveva fatto per quando mi fossi sentita sconfortata. Anche quella mattina, la situazione non era stata per nulla diversa. Avevo fatto colazione per conto mio, avevo cercato di recarmi al circuito nella maniera più discreta possibile, così che nessuno fermasse, e, una volta entrata nel box, mi chiusi nella stanza riservata ai piloti, con gli appunti sulla pista che ormai conoscevo a memoria tra le mani. Cercavo di tenere il tempo occupato così da non pensare né al dolore né alle mie preoccupazioni. Ogni mio buon proposito, però, saltò quando sentii qualcuno bussare alla porta. Sapevo con certezza che non era Valtteri, perché - parlo per esperienza - non era assolutamente il tipo da farsi molti scrupoli prima di entrare. In un primo momento cercai di fingere di non aver sentito, nella speranza che chiunque fosse capisse che non ero minimamente interessata ad avere una conversazione. Siccome io e la fortuna siamo sempre andate di pari passo, iniziarono a bussare con ancora più forza di prima e più frequentemente, quasi a imitare una canzone. Roteai gli occhi. Le uniche due persone che conoscevo tanto infantili da fare una cosa del genere erano Lando e Nyck. Considerando che erano mesi che io e Lando non avevamo conversazioni private, immaginai che dovesse essere proprio l'olandese a non lasciarmi un attimo di respiro. E ogni mia supposizione fu confermata da Nyck stesso, che iniziò a chiamarmi. Mi conosceva abbastanza da sapere che l'avevo sentito e che lo stavo evitando di proposito. Capendo che non mi avrebbe permesso di rimanere da sola, decisi di aprirgli la porta.

«La prossima volta fatti prestare il mantello dell'invisibilità da Harry Potter, almeno c'è una possibilità che il tuo piano funzioni». Mi spostai leggermente per farlo entrare e lui subito corse ad accomodarsi su uno dei divanetti. Richiusi la porta, nella speranza che nessun altro venisse a disturbarmi.

«Non ho nessun piano». Alzò un sopracciglio e mi guardò in modo quasi saccente.

«Se non ti conoscessi meglio delle mie tasche, potrei crederti». Disse, prima di iniziare a masticare una barretta energetica che non sapevo neppure avesse tirato fuori. La indicai.

«L'hai sempre avuta tra le mani?». Seguì con lo sguardo il mio gesto, prima di annuire.

«Devi essere proprio pensierosa per non essertene accorta». Si sistemò meglio contro lo schienale. «Sto praticamente mangiando da quando tu mi hai aperto la porta». Le mie guance divennero rosse, al pensiero che si fosse reso conto che c'era qualcosa che non andasse. «Quando farai lavorare di meno il tuo cervello? Ti crei paranoie inutili che di certo non ti aiuteranno a superare la tua paura, ma ti bloccheranno solamente. È normale essere preoccupati quando si ritorna da un incidente e da un grave infortunio, ma devi provare a convincerti del fatto che andrà bene a prescindere dalla posizione in cui arriverai. Tutti conoscono il tuo talento e anche la condizione in cui riversi, non ti condanneranno anche se non dovessi riuscire a ottenere punti. Sei qui per vincere, siamo d'accordo, ma in questo preciso momento della tua vita e carriera devi comprendere i tuoi limiti e cercare non di superarli, ma di sfiorarli quanto basta per ottenere ciò che tu desideri». Si alzò dal divanetto per avvicinarsi e inginocchiarsi davanti a me. «La vita non andrà mai come vorrai. Non importa quanti sforzi tu abbia impiegato e stia ancora impiegando né quali piani tu ti sia prefissata, perché una volta entrata in quella monoposto ti renderai conto che è stato tutto vano. E vano non perché otterrai un cattivo risultato, ma perché avrai perso tempo prezioso preoccupandoti inutilmente di qualcosa che non avresti mai potuto gestire».

All we have is now || Pierre GaslyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora