Capitolo 3 - Un nuovo inizio (Parte 3)

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Alla vista di quel volto, Eve si paralizzò e il cuore smise di battere.

I suoi occhi glaciali si sciolsero all'istante e la voce abbandonò labbra come un sussurro: «Ray.»

Lui la guardò intensamente e si aprì in uno dei suoi magnifici sorrisi.
«Mi chiamo Daniel» rispose dolce, ma con un velo di sarcasmo.

Rimase pietrificata, persa in quegli occhi blu che non vedeva da oltre tre anni.
Aveva pensato spesso a quell'italiano, più di quanto avrebbe voluto. Si chiedeva continuamente come se la passasse, cosa stesse facendo, se fosse cambiato.
No, non era cambiato affatto, sembrava solo più maturo e sicuro di sé. Gli stessi capelli spettinati, lo stesso sguardo vivace, lo stesso sorriso.
Solo in quel momento si rese conto di quanto le fosse mancato quel sorriso che tutte le notti accompagnava i suoi sogni.

In automatico, come sotto ipnosi, si trovò a sussurrare: «Lo so-»

«Ray» la precedette il giovane ridacchiando.
«Mi sei mancata.»
La fissava con espressione carica di tenerezza e nostalgia.

Eve si scosse, ricordando quale fosse la sua situazione, e diede un infruttuoso strattone alle braccia incatenate.
«Ray, cosa ci fai qui? Perché lavori per questa gente?»

Daniel scoppiò a ridere, tornado poi a puntare gli occhi in quelli di lei.
«Io non lavoro per loro» esordì carico d'orgoglio, «io sono il capo.»

Rimase senza fiato, travolta da quelle parole.
Scosse ripetutamente la testa, «No, questo è impossibile...»

«Invece è tutto vero, Eve. Questa è casa mia.»
Il giovane spalancò le braccia in un plateale gesto.
«Perché non vai a chiedere a qualcuno dei miei uomini? Ah, già... sono tutti morti!»
Eruppe in una risata di maligno sarcasmo.
«Sei stata davvero incredibile. Sei riuscita a migliorare ancora. Erano tantissimi, eppure sei arrivata qui con solo un paio di graffi. Sei sempre la migliore.»
La fissò con sguardo sognante, poi prese un lungo respiro.
«Ma anch'io sono migliorato, hai visto? Dopo tutto quel tempo passato con te conosco alla perfezione ogni tua mossa. Ho imparato a pensare come te. Ammettilo che sono stato bravo!» Sollevò un angolo della bocca in un ghigno provocante, «A quanto pare sono l'unica persona al mondo in grado di catturarti.»

«Perché, Ray?» La voce le uscì strozzata dalle labbra, «Perché sei qui? Lavorare alla CIA era il tuo sogno. Cosa ti è successo?»

«È vero, ma restando alla CIA le mie priorità sono cambiate.»

«Perché?»

L'espressione del giovane si indurì e la fissò con sguardo severo.
«Hai idea di come mi sono sentito quando quella mattina mi sono svegliato e tu non eri nel tuo letto? Ti ho cercata dappertutto, in ogni singola stanza di quel cazzo di edificio. Ci ho messo giorni per accettare che te ne fossi andata senza dirmi nulla!»
Aveva un tono accusatorio, ma la voce era triste e i suoi occhi blu stavano diventando lucidi.
«Dannazione, Eve, ero nel panico. Avevo paura che te ne fossi andata in Medio Oriente a cercare quel bastardo. Anche John ne era certo. Ogni giorno mi informavo per sapere se erano state trovate tue tracce laggiù, qualche segno del tuo passaggio; pregando che non trovassero mai il tuo cadavere.»
Gesticolava agitato, poi puntò il braccio verso la finestra, sull'orizzonte che diveniva sempre più luminoso. «Sai quante volte ho pensato di salire sul primo aereo per venire lì a cercarti, eh? E stavo quasi per farlo, cazzo!»

Scosse il capo, abbattuto, mentre lei continuava a fissarlo in silenzio con sguardo affranto.

«E sai perché non l'ho fatto? Solo perché poco prima della partenza il "killer dei killer" è tornato a fare notizia dall'altra parte del mondo! Avevo già la valigia pronta, cazzo. Non hai idea del sollievo. È stato come se dopo settimane finalmente avessi ripreso a respirare.»
Chiuse le palpebre e si lasciò sfuggire un lungo sospiro. La mano andò d'istinto a massaggiare la nuca, e abbassò i toni.
«Ho subito capito: volevi solo allenarti un po' a modo tuo, per una volta senza dover seguire le regole di John. Mi avevi detto che la CIA ti stava stretta, ma pensavo che avessi cambiato idea, che un po' ti piacesse stare lì, con me. Ci credevo davvero.»
Scosse il capo.
«Così ti ho aspettata, sicuro che una volta sfogata e compiuto quel massacro saresti tornata alla CIA.»
Abbassò gli occhi.
«Da me.»

La ragazza dagli occhi di ghiaccio (Volume II)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora