Capitolo 13 - Vacanze di Natale (Parte 10)

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«Eve, ti prego, pestami finché non perdo la memoria.»

Rimase un istante perplessa da quella richiesta, poi in silenzio salì sul tappeto, avvicinandosi a lui fino a fermarglisi di fronte.
«Perché dovrei?» Abbozzò un sorriso, «E se poi ti dimentichi di me?»

«Perché me lo merito» Sospirò abbattuto, «E credimi, non potrei mai dimenticarmi di te.»

Lo vide sollevare finalmente gli occhi per fissarla con sguardo sconsolato.

Gli rispose con un ghigno e senza preavviso fece scattare la gamba per sferrargli un calcio dritto in faccia.
Più per istinto che per scelta, il giovane gliela bloccò a mezz'aria con la mano.
La cosa non la sorprese, anzi, era già pronta a compiere una mezza giravolta per colpirlo sul petto con il piede libero, costringendolo ad arretrare mollando la presa.
«Così va meglio.» Si rimise dritta con una piroetta, fronteggiandolo con un sorrisetto di sfida. «Non mi andava proprio di prendermela con un peso morto.»

Daniel si mise in posizione, giusto in tempo per difendersi dal nuovo assalto della ragazza.

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Eve pareva più agguerrita del solito, oppure era lui ad avere i riflessi più rallentati.
No, era lei. Talmente veloce che quasi gli impediva di riprendere fiato. Lo sorprendeva spuntando da ogni lato con il suo sorriso malefico e gli occhi che parevano quasi brillare traboccanti di sfida.

L'istinto di sopravvivenza aveva preso il sopravvento sulle sue iniziali intenzioni, l'idea di farle da punching bag inerme lo terrorizzava, soprattutto visto l'impeto che lei stava mettendo nei propri attacchi.
Respinse con l'avambraccio il suo ennesimo calcio diretto al fianco sinistro, ma si rese conto troppo tardi che quel colpo così prevedibile era solo un diversivo per farlo scoprire a destra. Non fu abbastanza veloce a difendersi e incassò un pugno.
Riuscì a contrattaccare afferrandola. Per un istante credette di averla bloccata, ma quella ribaltò la presa e usò tutto il proprio peso per sbilanciarlo e farlo schiantare a terra.

L'impatto lo lasciò senza fiato e si contorse per il dolore, «Cazzo, la schiena!» esalò in un rantolo, «Speravo che il tappeto bastasse per attutire le cadut-»

Di solito a quel punto i loro allenamenti terminavano. Sapeva di poter riprendere aria con calma, invece Eve si gettò su di lui piantandogli un ginocchio nello stomaco.
Tentò di lamentarsi, ma quando alzò gli occhi in quelli che lo sovrastavano si raggelò.
Quelle iridi azzurre erano colme di follia.

La vide caricare il pugno, intenzionata ad abbatterglielo in faccia.

Riuscì ad agganciarla con la gamba e la ribaltò, portandosi sopra di lei schiacciandola schiena a terra.
Pessima scelta.
Quella mossa non fece altro che alimentare l'aggressività della ragazza, che gli ringhiò in faccia e cercò di divincolarsi dalla presa.

Allarmato, provò a farla ragionare: «Ehi, E-» Una gomitata lo raggiunse sulla guancia, seguita da un'altra. Fece per bloccarle il braccio, ma con quel lieve sbilanciamento le diede modo di ribaltare di nuovo la situazione.

Si ritrovò schienato sul tappeto con la gola racchiusa nella morsa della sua mano, le unghie che gli affondavano nella carne.
Gli occhi della killer rilucevano su di lui di gelida follia. Il pugno già caricato.
Era fottuto.

«E-eve» riuscì a biascicare.

Quel richiamo disperato la raggiunse. Rischiarò all'istante la sua mente come un faro nell'oscurità.
Sbatté le palpebre e mise a fuoco la propria mano stretta sulla gola del compagno. Distese le dita e la spostò, appoggiandola a terra accanto ai suoi capelli.

Cosa stava facendo?
Anche se era stato lui a chiederlo, non aveva alcuna intenzione di fargli davvero del male. I sensi di colpa che traboccavano dalla sua espressione affranta erano già una punizione sufficiente.
Allora perché si sentiva così... arrabbiata?

La ragazza dagli occhi di ghiaccio (Volume II)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora