Capitolo 7 - Vacanze di Natale (Parte 4)

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«Ray, finiscilo tu il mio tronchetto di Natale.»
Eve fece strisciare sulla tovaglia il piattino con sopra mezza fetta di rotolo alla crema ricoperto di cioccolata.

Daniel le sedeva accanto accasciato sulla panca, con le guance paonazze e le mani sul ventre stretto in un maglione rosso con motivi natalizi.
Voltò la testa quanto bastava per guardarla con occhi assonnati, «Ne ho già mangiate due fette, ancora un boccone ed esplodo. Finiscitelo tu.»

«Dai, ti prego, non ce la faccio più. Non so se hai notato la quantità di vitello in salsa tonnata che mi sono mangiata prima!» Lo fissò con espressione quanto più possibile autoritaria.
Una volta che il piattino raggiunse il posto davanti al compagno, ritirò la mano e vi appoggiò sopra il mento, puntellando il gomito sul tavolo, per sostenere la testa che, ebbra di cibo, diventava a ogni secondo sempre più pesante.

«Ehi ehi ehi, toglimelo da davanti!»
Il giovane si sollevò a fatica dallo schienale per spingere il dolce di nuovo dinanzi a Eve, e si sforzò di tenere le palpebre più aperte possibile per sostenere il suo sguardo, «Perché invece ti pare che io abbia digiunato? Sappi che io non vedo l'ora che arrivi il Natale solo per abbuffarmi del pranzo del venticinque! Ormai sono più vitello tonnato che uomo. Tra un po' mi metto a muggire mentre risalgo la corrente!»

«Quello semmai è il salmone... che guarda caso fa proprio rima con te.»

Si fermò un attimo a riflettere, senza però venirne a capo; poi le scoccò uno sguardo poco sveglio, «No, non fa mica rima con-»

Un sorrisetto sadico le increspò le labbra, «Invece sì, coglione!»
Scoppiò a ridergli in faccia, mentre lui la fissava accigliato. Tornò subito seria e spinse di nuovo il piatto verso di lui, «Dai, Ray, ti prego-» Il lieve rumore di uno scatto la interruppe.
Distolse lo sguardo da Daniel per ruotare il capo in direzione del fastidioso suono che aveva continuato a perseguitarla durante tutto il pranzo, e incrociò l'obiettivo di una macchina fotografica. Fissò il proprio riflesso nel vetro circolare, tentando di non apparire troppo indispettita, proprio mentre l'otturatore scattava di nuovo.

La reflex si abbassò e da dietro fecero capolino una coppia di lucenti occhi neri. Il particolare taglio a mandorla riusciva a donare a quello sguardo qualcosa di intrigante e magnetico, o forse era solo l'effetto del sorriso che lo accompagnava. Quelle solari labbra avevano un che di familiare, eppure l'espressione che rimandavano era molto diversa dal sorriso a cui era abituata, più composto e maturo, quasi seducente. Le osservò schiudersi, e ne seguì i movimenti mentre articolavano le parole con tono posato.

«Se non lo vuoi tu, allora lo finisco io, "Ray".»

Daniel si voltò, attratto dall'ormai familiare richiamo, che però gli suonò estremamente sbagliato pronunciato da quella voce. Incrociò l'occhiatina sarcastica del fratello e d'istinto si lasciò sfuggire una fugace smorfia, digrignando i denti; poi quelle iridi scure si posarono di nuovo sulla ragazza accanto a lui.

«Grazie, Francis.» Eve porse il suo piattino al giovane dall'altra parte del tavolo, che, dopo aver posato la macchina fotografica accanto al bicchiere, lo afferrò, rispondendo con un altro distinto sorriso, per poi mettersi a sedere.

Francis era esattamente come Ray gliel'aveva descritto. Aveva appena un paio d'anni più di lui, eppure il suo sguardo e i modi di fare, come se fosse sempre perfettamente conscio di ogni suo gesto, lo facevano apparire molto più maturo; oppure era solo la spontanea allegria e solarità del minore ad accrescere quel divario.
Non poteva ancora dire se le stesse simpatico o meno, ma il solo fatto che fosse stato l'unico Hiwatari a non averla salutata con un abbraccio, gli aveva fatto guadagnare parecchi punti.

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Dopo il caffè, Daniel era riuscito a recuperare un po' di energia e la sua solita loquacità. I due fratelli chiacchieravano quasi urlandosi da una parte all'altra del tavolo, mentre i genitori raccontavano a Eve vecchi aneddoti di famiglia, in un marasma caotico di voci.
La ragazza si destreggiava in silenzio tra i discorsi. Il pensiero di quello scenario l'aveva terrorizzata fin dall'inizio di quella vacanza, ma alla fine non era così male... meno peggio del previsto, almeno. Probabilmente era solo merito dello stordimento da digestione che le stava annebbiando il cervello.

La ragazza dagli occhi di ghiaccio (Volume II)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora