Capitolo 11 - Vacanze di Natale (Parte 8)

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Daniel ascoltava i discorsi degli altri riguardo una loro vecchia compagna di classe da poco andata a Londra per fare la cuoca.
Chissà se anche di lui parlavano allo stesso modo? Con quel misto di invidia e sdegno.
Probabilmente, ormai per tutti non era altro che il vecchio conoscente trasferitosi in America a fare l'accademia militare e che vedevano solo un paio di volte l'anno.
Chissà come avrebbero sparlato se avessero saputo che in realtà lavorava alla CIA?

Solo in quel momento si rese conto che la collega non era ancora tornata, di certo stava girovagando per il locale a perdita di tempo. L'importante era che non si fosse incamminata verso casa, e soprattutto che non avesse preso parte a qualche rissa, ma per il momento non pareva esserci nessuna avvisaglia di violenza nei dintorni.

Si aspettava quella sua reazione. Sapeva quanto fosse poco incline a momenti sociali come quello. Più erano le persone con cui doveva interagire, e più Eve si estraniava fin quasi a diventare invisibile. Succedeva sempre quando in mensa sedevano assieme ad altri colleghi. Ormai ci aveva fatto l'abitudine, ma sperava che col tempo le cose potessero cambiare, che lei si sciogliesse un po'.

Mosse rapido lo sguardo tra gli avventori, finché la sua attenzione fu catturata da una familiare massa di ricci, che rilucevano di riflessi azzurri e violacei a diversi metri di distanza. Anche se era di spalle, non aveva dubbi che si trattasse di lei, l'avrebbe riconosciuta tra mille. Non capiva, però, cosa stesse facendo, sembrava parlare con la ragazza dai lunghi capelli castani che le stava di fronte. Non l'aveva mai vista prima.

Rimase incuriosito a osservarle, mentre di tanto in tanto le persone di passaggio gli ostacolavano la visuale.
Poco dopo, la mano di Eve si posò sul braccio della bruna.
Per un istante dubitò di se stesso e d'istinto i suoi occhi saettarono nel locale, per poi cadere di nuovo su quei ricci. Non poteva essersi sbagliato, quella era per forza lei: indossava il lungo maglione rosso che le aveva regalato sua madre, abbastanza attillato da mettere in risalto quel suo magnifico fondoschiena.
Esisteva solo una spiegazione a quel gesto: stava recitando, ma perché?

Qualcuno passò nel suo campo visivo e la perse per un paio di secondi.

Quando le rivide, le due ragazze si stavano abbracciando.

Scattò in piedi, interrompendo il discorso di Andrea, che si girò a guardarlo stupito, così come gli altri. Sorrise disinvolto e diede una pacca sulla spalla del moro, «Scusa, torno subito! Continua pure, tanto questa storia già la conosco: c'ero anch'io!»

Si fece largo tra gli avventori fino a raggiungere le due, che chiacchieravano guardandosi negli occhi, concentrate solo su loro stesse.
Quando fu abbastanza vicino, riuscì a distinguere la voce di Eve. Stava parlando di scuola e vecchi ricordi, in un insolito tono squillante ed entusiasta. Tra una frase e l'altra, rideva in una maniera talmente spontanea che nessuno avrebbe potuto dubitare della sua sincerità.
Tranne lui.
Sapeva che stava recitando.
Non rideva mai così con lui.

La affiancò, interrompendola: «Ehi, eccoti! Non arrivavi più, stavo iniziando a preoccuparmi.»

Lei trasalì, si girò di scatto a guardarlo con un'espressione sconcertata, che mutò all'istante in una carica di falso entusiasmo, «Ehi, tesoro!»

Daniel rimase spiazzato. Se era già al livello di "tesoro", allora la situazione doveva essere piuttosto seria.
Non ebbe nemmeno il tempo di chiedersi quale potesse essere il problema, che lei gli afferrò il braccio e lo tirò a sé.

La situazione era molto seria.

Decise di tastare il terreno, «Come mai non sei ancora tornata al tavolo? Ti stiamo aspettando.»

«Scusa, tesoro, ma guarda chi ho incontrato! Giada!» La collega fece un cenno verso la ragazza, a cui stava ancora tenendo la mano sulla spalla, «Era la mia compagna di banco in seconda media.»

La ragazza dagli occhi di ghiaccio (Volume II)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora