capitolo I - cosa c'è di vero in tutto questo?

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Grace

«A ogni festa scendo sempre queste scale lussuose di marmo pregiato, mi siedo sul penultimo gradino e aspetto» confesso con tono serio guardando dritto davanti a me.

«E cosa aspettate?» mi chiede il ragazzo al mio fianco, appoggiato in quell'istante con la spalla destra contro il muro.

«Aspetto che l'ennesima festa della mia vita finisca, che ognuno dei signori e signore che sto guardando in questo momento, stanchi di ballare, se ne tornino a casa ubriachi e confusi dal sonno» rispondo alla sua domanda senza distogliere lo sguardo da tutte quelle figure apparentemente felici che si divertono nella sala da ballo danzando e chiacchierando tra di loro di politica e affari riguardanti i diversi territori in loro possesso.

Non ho mai amato questo genere di feste, nonostante mi piacciano particolarmente le sinfonie suonate dalla piccola orchestra della sala, trovo tutto così ripetitivo e falso, come se ognuno dei presenti stesse mostrando al proprio interlocutore una maschera.

Cosa c'è di vero in tutto questo?

Mi sistemo il vestito azzurro lisciandolo sulle gambe con entrambe le mani e controllo se i miei capelli mori non siano sparpagliati ovunque presentandomi in modo disordinato. Velocemente li liscio e in seguito adagio nuovamente le mani sulle cosce sospirando rumorosamente come per cercare di rilassarmi, dato che la serata durerà ancora per qualche ora.

Volto lo sguardo verso la grande vetrata alla mia sinistra e con gli occhi da sognatrice fisso la luna come se aspettassi che lei mi comunicasse qualcosa, qualsiasi cosa. Mi manca così tanto e ogni giorno senza di lei mi fa sentire ancora più sola di quanto lo sia già.

É una limpida serata di primavera e non si vedono nuvole in cielo, ma se osservo quel velo blu sopra la mia testa con più attenzione, posso notare tante piccole lucciole luminose che mi guardano. Da piccola sognavo di splendere come loro un giorno, abbagliare tutti i presenti nella sala con la mia luce calda per poi orientare il mio sguardo sul loro volto meravigliato da tanta bellezza e maestosità.

«Devo ammetterlo, il concetto di grandezza ed eleganza non vanno spesso d'accordo» è il primo momento di tutta la nostra conversazione in cui ciò che dice attira veramente la mia attenzione, portandomi a guardarlo in volto con il viso lievemente alzato «un qualcosa di affollato è spesso orribile e si presenta in modo indecente».

Non riesco a comprendere come faccia una persona così giovane a pensare così profondamente, forse nemmeno a lui piace stare qui. Ascolto affascinata ciò che mi sta confidando, quasi come se fosse un segreto, un pensiero intimo che si tiene dentro di sé da un po' di tempo, ma che non ha mai avuto l'occasione di condividere con qualcuno. Il ragazzo parla in modo deciso, come se fosse estremamente sicuro di ogni parola che pronuncia, come se avesse la situazione perennemente sotto controllo. Posso udire il suo tono minaccioso accompagnato da quello che pare un accento russo uscire dalle sue labbra non troppo carnose, ma nonostante questo la sua voce rimane calma, pacata, rendendo quell'accento armonioso e piacevole.

«Qual è il vostro nome?» chiedo con un filo di voce non smettendo di guardarlo in viso.

Non mi sono nemmeno accorta di averlo interrotto e di osservarlo senza posa da qualche minuto, ma è come se quelle sue profonde parole mi avessero stregata e né il mio corpo né la mia mente vogliono distrarsi da lui.

Non mi dà l'impressione di avere un fisico allenato, anzi possiede una corporatura snella, ciò fa esaltare i suoi movimenti spesso delicati e leggeri come i gesti delle mani o del corpo. Non sembra particolarmente alto e non è per nulla simile al tipico "principe azzurro" che, fin da piccola, mi veniva illustrato nelle fiabe ogni sera prima di andare a letto dalle mie cameriere personali, che a quel tempo chiamavo "tate". Infatti, invece di essere biondo e avere gli occhi chiari, il ragazzo al mio fianco ha i capelli caratterizzati da un marrone scuro e gli occhi che ricadono su una particolare tonalità di marrone che non ho mai visto prima.

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