capitolo XVI - vi do il benvenuto, nella casa del demonio!

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Juri

Questa mattina mi sono svegliato abbastanza presto, così presto da vedere in tempo il sole sorgere fuori dalla finestra della mia stanza. Ammetto di aver dormito meno del solito, probabilmente recupererò parte del tempo perso sulla carrozza.

La scorsa serata è stata abbastanza stressante, tutto per una riunione il cui oggetto, a primo impatto, sembrava una banalità, ma che si è rivelato un grosso problema che doveva essere risolto in breve periodo. Non posso permettere che ciò accada un'altra volta, non con me al comando.

Il problema in questione è un semplice, e apparentemente innocuo, furto avvenuto nei pressi del villaggio di Crathie a poco più di un'ora dal castello. Non sopporto l'idea che le provviste che avevo mandato per aiutare dei poveri cittadini siano sparite per mano di fecce che vivono sfamandosi con il sangue e la violenza.

Qualche settimana fa ho parlato di persona con il cocchiere, l'unico sopravvissuto a quella imboscata, che mi ha raccontato con occhi sgranati tutto ciò che la sua mente ricordava di quello spaventoso momento. A pochi attimi prima di entrare al villaggio di Crathie una banda di malviventi ha assaltato improvvisamente la carovana, sparando pallottole in aria e buttando quel povero uomo a terra per poi scappare con l'intero bottino. Appena il cocchiere si è alzato in piedi, quello che ha visto davanti ai suoi occhi erano i due corpi senza vita delle uniche guardie che avevo incaricato di accompagnarlo. Lo avevo fatto per precauzione, posso solo supporre lo stato mentale con cui convivono quelle anime dannate, non avrei mai immaginato che potesse accadere ciò che è realmente accaduto. Ma potevo vagamente aspettarmelo.

Non mi sento il responsabile della morte di quelle due guardie, loro hanno semplicemente eseguito gloriosamente i miei ordini fino alla fine. Questo li rende entrambi degli uomini d'onore.

Ciò che mi fa ribollire il sangue nelle vene è la consapevolezza di non aver rispettato l'accordo che avevo contrattato con i contadini che, arrivando a piedi dal villaggio, erano giunti fino ai cancelli del castello per poi inginocchiarsi ai miei piedi e chiedermi pietà, o più precisamente un aiuto. Ricordo tra tutti quei numerosi lavoratori, di aver notato subito quell'uomo sulla mezza età che corse verso la mia figura senza esitare o temere che ciò che avrebbe fatto si sarebbe potuto ritorcere contro di lui. Quell'uomo dall'espressione stanca e affranta che non aveva cattive intenzioni, quell'uomo che non provò nemmeno a sfiorare i miei vestiti o la mia pelle priva di polvere e terriccio. I suoi occhi erano riusciti quasi a sfiorare la mia anima, potevo nuotare nelle sue preoccupazioni e nelle sue paure solamente ammirando le sue iridi color oceano. Quelle scorte di materiali e alimenti vari erano anche per lui e per la sua famiglia, nel caso ne possedesse una, e ora, per colpa di un branco disgustoso di farabutti, quell'uomo crederà di aver strinto un patto con il diavolo, invece che con un salvatore.

Per colpa di una marmaglia di vigliacchi è andato tutto in fumo e ora, tra tutte le faccende a cui devo tenere dietro e risolvere, devo anche raggiungere il villaggio perché sono l'unico capace di gestire una situazione simile. Irrigidisco i muscoli del corpo al solo pensiero che dovrò scovare i responsabili di quel furto il più presto possibile, non posso sprecare il mio tempo a inseguire dei sudici ratti.

Nel giro di pochi giorni, il tempo di incaricare alcune pattuglie di monitorare la situazione del paesello da vicino e raccogliere qualche informazione in più, sono riuscito a intuire che il covo di quei farabutti si trova proprio al centro del villaggio. Ciò ci fa risparmiare qualche giornata in più che avremmo passato a esaminare e perquisire le case situate in mezzo alle campagne e ai campi coltivati dai contadini.

<<Spero solo di non attirare troppo l'attenzione, insomma le visite da parte di un membro della famiglia reale sono più che rare>>

Finisco di agganciare ogni singolo bottone aureo della marsina nera, decorata con altrettante rifiniture dorate, e sistemo la camicia bianca sottostante per poi lisciare la superficie dei miei indumenti impedendo a una qualsiasi piega di palesarsi. Mi guardo una ultima volta allo specchio, esco dalla mia stanza e mi incammino pacatamente verso la camera da letto di Grace.

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