capitolo XII - pensavate di passare inosservata?

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Grace

Un timido silenzio si fa strada tra noi avvolgendoci completamente, alzo di poco lo sguardo facendolo ricadere sulle sue guance lievemente arrossate mentre mi chiedo come sia possibile che il ragazzo che ho guardato con occhi spalancati qualche sera prima sia lo stesso che ora guardo con fascino.

<<Vostra altezza>> una voce femminile attira subito la mia attenzione.

Volto la testa verso la figura della cameriera all'ingresso della sala ed appena i nostri sguardi si incontrano i miei occhi si assottigliano a due fessure, mentre sento i muscoli della schiena irrigidirsi. Chi altro avrebbe osato interrompere me e Juri per puro gusto di farlo se non lei?

<<Mi conduca da loro>>

Lo osservo silenziosamente mentre si sistema il colletto della camicia e con entrambe le mani liscia il tessuto della camicia, per poi incamminarsi verso la figura di Addison. Con lo sguardo seguo entrambi fino a quando non scompaiono dalla mia vista oltre a quelle immense porte.

Rimango da sola nel silenzio più totale, non accorgendomi nemmeno che la piccola orchestra si era concessa una pausa smettendo di suonare e lasciando gli strumenti sul piccolo palco infondo alla sala.

Tiro un sospiro lasciando fuoriuscire un soffio di calore dalla bocca e in un attimo afferro il vestito con entrambe le mani iniziando a correre verso le grandi scalinate che conducono alla mia camera. Arrivata al suo interno mi dirigo frettolosamente verso l'armadio e con molta noncuranza cerco in modo sbrigativo il mantello color verde cacciatore che solitamente indosso nei mesi autunnali. Lo lego alle spalle fermandolo con un bottone e senza perdere altro tempo mi fiondo nuovamente al piano di sotto.

Appena le mie orecchie avevano udito che sono giunti al castello alcuni abitanti del villaggio non ho fatto a meno di sentire il cuore gonfiarsi di meraviglia, mentre la mia mente ha iniziato subito a pensare a come incontrarli senza rimanere all'interno del castello.

Quei paesani richiamano al mio spensierato animo tutte quelle volte che io e mamma siamo andate a fare visita ai contadini ed ai mercanti che popolavano quelle misere strade costruite con sanpietrini e ghiaia.

A pochi passi dalla porta principale del castello rallento il passo ragionando sulla figura di mio padre e sulla servitù. Nonostante il Conte non sia al castello, coloro che fanno parte della servitù hanno comunque l'ordine e il dovere di rispettare le regole che ha dettato lui stesso, come quella di "non permettere a Grace di avvicinarsi ai cancelli principali" e di "controllarla tutte le volte che decide di stare nei giardini".

Alzo gli occhi al cielo ripensando all'immenso elenco di regole che rendono questo luogo comparabile ad un carcere, dove io stessa interpreto la parte del criminale segregato al suo interno. Ma non mi do per vinta, quindi ricomincio a camminare a passo veloce verso le diverse porte sul retro del castello, usate principalmente dai giardinieri in modo da farmi notare il meno possibile da tutti quanti.

"Quell'uomo non mi farà mai uscire di qua" penso tra me e me mentre nascondo i capelli dentro il cappuccio del mantello che mi avvolge la testa camuffando la mia figura vista di spalle.

Apro di poco la porta alla fine di uno dei molteplici corridoi e scruto furtivamente se ci sia qualcuno intorno a me. Riflettendoci più attentamente passare una vita intera qui dentro mi ha sicuramente portato dei vantaggi, come imparare a memoria i turni di lavoro della maggior parte dei membri della servitù. Nel momento in cui capisco di essere sola inizio a camminare sull'erba dei giardini diretta verso i cancelli spalancati.

Sono cosciente che attirare l'attenzione di anche solo un membro della servitù potrebbe mandare il mio piano in frantumi, sono più che sicura che quei poveri uomini farebbero qualsiasi cosa per ricevere un pò di gratitudine dal Conte Rayburn. Una soffiata a mio padre non mi gioverebbe per alcun motivo in nessun modo.

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