capitolo IX - la bellezza non è una qualità delle cose stesse

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Grace

Sono sdraiata su un soffice telo arancione e bianco sul prato davanti al castello e leggo in totale tranquillità My Aunt Margaret's Mirror, una storia piena di mistero in cui la moglie di un libertino scozzese si reca di nascosto da un medico-stregone per cercare di scoprire cosa ne è stato di suo marito scomparso e sarà proprio il suo specchio a darle la risposta. Tengo il libro sopra la testa scorrendo con gli occhi ogni singola lettera, parola e punto stampate con l'inchiostro nero su quelle accattivanti pagine. Viaggio con la mente immergendomi nella storia come se io stessa fossi una delle protagoniste, ma con il semplice ruolo di osservatrice silenziosa cosciente dei pensieri dei personaggi e del loro passato che li ha portati ad essere ciò che sono. Scorro lo sguardo sulle pagine di carta immaginando l'atmosfera e i soggetti appena descritti, che seguono per filo e per segno ciò che lo scrittore ha riservato per loro, fino a quando non mi sconcentro ritornando a vedere davanti ai miei occhi un semplice libro con tante e piccole parole scritte sopra, provocando uno sbuffo dalla mia bocca dalla seccatura della mia concentrazione effimera.

Ogni tanto mi giro a pancia in giù tanto per non avere troppo male alle braccia, anche se pure in questo caso sorreggo la testa rivolta verso il basso con i polsi, mentre i gomiti sono conficcati nel telo che pressa il terreno sottostante.

È una limpida giornata di primavera, il sole splende in cielo rendendo il mio umore più raggiante che mai, gli uccelli cinguettano allegramente e per i grandi sognatori, compresa me, mi pare veramente di essere in una fiaba. Mi è sempre piaciuto stare all'aria aperta e respirare nel silenzio più totale per il solo gusto di sentire l'aria fresca entrare dai polmoni, mentre un pesante e caldo fiato esce indisturbato dalle mie narici dissolvendosi nell'atmosfera.

<<Tutto questo mistero mi da alla testa!>> dico spazientita lasciando cadere il libro sulla faccia mentre allargo le braccia e le gambe sul telo distendendole completamente.

La serenità invade il mio animo tanto da distrarre le mie orecchie dal percepire alcun rumore fastidioso o causato dai giardinieri indaffarati nel sistemare i giardini ricolmi di cespugli e piante fiorite, a cui mio padre tiene particolarmente.

Sono sola e stesa a terra come una stella marina sul fondo del mare che osserva silenziosamente l'acqua sulla superficie incresparsi a causa del vento e i pesci nuotare quieti sopra di lei.

Chiudo gli occhi. Cerco di rilassare i muscoli e provo ad eliminare ogni minimo suono che mi circonda, ogni minimo movimento che qualsiasi creatura sta compiendo nei dintorni o anche il solo fruscio delle foglie degli alberi accarezzate dal vento primaverile. Cerco di trovare la pace. Cerco di trovare un equilibrio tra il mio corpo, la natura e la mia mente che non ha aspettato un attimo per incatenarsi al perpetuo scroscio dell'acqua di sottofondo. Ascolto il rumore sottile del fiume Dee a qualche paio di metri di distanza, l'unico suono che la mia mente non riesce ad eliminare e che le mie orecchie non possono smettere di non ascoltare. Corrugo lievemente la fronte provando un vago timore aumentare dentro me, che immediatamente inizia ad allontanarmi da quella bolla di beatitudine che con tanta fatica mi ero appena creata attorno al mio placido corpo disteso a terra.

Prendo un profondo respiro allontanando da me quella sensazione di panico che tenta di mischiarsi e confondersi con le altre emozioni e ripeto a me stessa, in modo quasi meccanico, di non pensare a "quell'innocuo" torrente che scorre incessantemente giorno e notte, incantando chiunque con la sua fresca acqua cristallina. Un liquido velenoso in verità, un fiume che si nutre di povere anime che innocentemente si affacciano alla sua riva per specchiarsi o abbeverarsi come dei quieti cerbiatti nel bosco.

Imploro il mio animo di non farlo, di non farmi riprovare quelle emozioni soffocanti che non mi lasciano libera. Imploro me stessa di scappare da quel rumore continuo dell'acqua che scorre, ma più penso a come evadere da quell'oblio di sensazioni nebulose, più mi sento avvolgere dalla loro polvere tossica.

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