Capitolo 10 Pt.1

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Non ho lezioni con Raul oggi e colgo l'occasione del pranzo per farmi due chiacchiere con Mall. Mi siedo fuori e porto il vassoio sotto le braccia. Ci sono un paio di fettine con le patate lesse, un cartone di succo ed una mela. Inizio a sbucciare la frutta quando Mall si avventa sulla carne. Mi guardo in giro e l'aria è fresca ma leggermente rigida. Abbiamo fatto bene a metterci al sole, mi complimento da sola. Alcuni ragazzi passeggiano con le sigarette in mano, altri salgono in macchina per saltare le lezioni seguenti. A me questi brevi rientri piacciono, mi rilassa starmene a scuola senza dover girare per quella casa enorme mentre mia madre se ne sta con mio padre da qualche parte e raccogliere i cocci.

"Come va?". Mi stava osservando da un po' ma io non me ne ero accorta. Alzo le spalle e faccio una smorfia che vorrebbe simulare la normalità. Mall è mia amica da sette anni e ci siamo scelte perché eravamo entrambe ricche ma entrambe eravamo state povere. I sogni avevano un po' salvato entrambe le nostre famiglie: mia madre aveva scritto, suo padre sapeva cucinare. Anche i suoi genitori non erano riusciti a rimanere insieme ma non c'entrava il cambio di vita, la catene di fast food, le liti e gli orari complicati. Sua madre aveva lasciato il padre quando Mall era così piccola da non riuscire più a ricordarla. I miei si erano lasciati appena mia madre scelse di cambiare casa. Ci eravamo conosciute che eravamo piccole e fragili, ma comunque simili. I suoi bei capelli rossi, il naso piccolo e gli occhi celesti mi avevano colto alla sprovvista durante una lezione di danza. Io ero già così, ero già la Lola di ora. Ci vedevamo quasi tutti i pomeriggi, facevamo le lezioni insieme, e poi studiavamo quando necessario. I suoi voti sarebbero stati migliori dei miei se avessero solo rispettato le aspettative del padre. Invece io ero più brava, lei per lui era diventata più bella. Una poco sana competizione che avevo accettato col tempo. La verità era che Mall era troppo esuberante ed energica per piacere ai maschi, io piacevo perché ero bella e semplice. Non ho un carattere particolarmente egocentrico ed ho imparato col tempo che gli uomini amano le donne come me: siamo serie, affidabili, non rompiamo i coglioni, non urliamo e non pretendiamo, non siamo più di quanto vogliamo e non scegliamo uomini al di sotto delle nostre aspettative. Quest'ultimo punto ha sempre garantito alle mie storie di durare il dovuto, lo sapevamo tutti e due dall'inizio e quando finiva l'amore non ci insultavamo screditandoci. Mall invece amava affermarsi, portandosi dietro dei recessi di inadeguatezza propri delle sue origini. Basse come le mie. Per questo non contro batteva quando suo padre le elencava le incredibili doti fisiche di fronte a me. Io lo accettavo perché mi andava bene: era suo padre, doveva valorizzarla. Non mi sono mai sentita neanche più di quanto fosse lei: sapevo cogliere i dettagli, il mio carattere lo permetteva. Così non sentivo mortificata la mia vanità nel momento in cui il padre sollecitava la sua. Mia madre non è mai andata d'accordo con suo padre per questa ed altre ragioni ma per noi non è mai stato un problema.

"Sto bene ma sai, mia madre..."

"Come va con David?"

"Solita storia...cerca sempre di ricomporre un puzzle rotto dieci anni fa senza rendersi conto di essersi persa i pezzi qua e là".

"Credo che tua madre e tuo padre si amino" mi dice addentando una fetta di pane.

"Mio padre non ama me"

"Non sa farlo" mi risponde passando l'unghia sul vassoio.

"Non ne è capace. Ma non sono arrabbiata con lui. Non porto rancore. Mi dispiace per Ely che dopo tutto questo tempo..."

"E neanche con Raul è andata in porto"

Oh Dio. Appena sento il suo nome la mano inizia a tremare. Mi muovo forzatamente per non farle vedere nulla. Nessuno deve sapere.

"Hai il volto teso"

"Oh Mall...senti, no. Non è andata purtroppo. Cosa vogliamo fare? Meglio, meno imbarazzo a scuola"

Bugia.

"Sei sicura sia andata così?"

"Sì, ovviamente"

Bugia. Ora c'è più imbarazzo che mai.

"Lola, sei strana oggi"

"Mall, è per mia madre"

Lei mi guarda posando il pranzo sul tavolo. Mi si fionda davanti e si piazza a non più di venti centimetri dal mio viso. L'affanno cresce.

"Lola, non ti starai mica vedendo col prof?"

Rido rumorosamente. Poi le tiro un po' di acqua in viso.

Lei scoppia a ridere e si rilassa.

"Cosa farei per andarci una sola volta. Una, Lola, una! Signore, concedimelo nel letto per una sola notte e vedrai cosa..."

"Ciao" dice Raul passandoci vicino. Mall cade letteralmente dalla panca all'erba. Raul si sposta dal suo lato per aiutarla mentre i suoi occhi non si staccano dai miei. Avevo così tanto bisogno di rivederlo che mi sento male.

"Tutto ok?" dice senza guardarla. Mall annuisce paonazza in volto. Io le tolgo un po' di erba dalla felpa e trattengo a stento una risata. Mi tira una gomitata nello stomaco che va dritta sul pranzo. Metto giù la mela alzando bandiera bianca.

"Giuro, per oggi basta così".

Raul ci guarda con un'aria torva. Ci saluta alzando la mano e sfoggiando un sorriso. Prima di voltarsi si infila gli occhiali da sole neri dalla montatura dorata e si scosta la chioma dal viso. Ho voglia di alzarmi per andare a parlare con lui, invece rimango a guardare senza ascoltare nessuna delle cose che mi sta dicendo Mall. E' lento nei movimenti, si appresta a raggiungere la sua auto che vedo in lontananza, mentre infila la mano destra nei calzoni. Tira fuori il cellulare e china la testa per guardare la schermata. Improvvisamente, mi ritrovo a pensare che ci sia qualche altra ragazza come me. Qualche altra donna come mia madre. Qualcun'altra da scopare addosso ad una porta, magari. Mi incupisco e alzandomi sorseggio tutto il succo dal cartone. Qualche goccia scende sul petto e mi accorgo che dei ragazzi mi stanno fissando indicandomi con le sigarette accese. Li ignoro. Il telefono squilla e lo prendo rapidamente. Il numero lo so già a memoria.

"Avrei fatto l'amore con te su quel tavolo anche davanti a tutti. Dimmi quando possiamo vederci".

Resta: Il professore e l'alunnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora