Jungkook non si era mai avvicinato al confine, anzi a dirla tutta non era mai uscito dal castello.
Lui come Jimin odiava il suo popolo, che brutto sentimento per un angelo.
Ma non poteva usare altre definizioni per descrivere ciò che provava per i suoi quasi simili.
Si, perché a detta loro lui non era degno di ritenersi un angelo, mezzo cuore e senza ali, come poteva essere definito un essere celestiale.Il quasi angelo o il non angelo ora si trovava al di fuori della sua dimora.
Aveva sempre osservato tutto dalla sua finestra, gli era sempre bastato.
Non voleva gli sguardi schifati addosso.
Ma al confine sapeva che non avrebbe trovato nessuno, quindi era più tranquillo.
Non sapeva nemmeno lui perché era lì, era indeciso se andare oltre o meno.Quando stava suonando il suo violino, precisamente il giorno in cui Jimin lo aveva udito, per quel lasso di tempo Jungkook aveva provato una strana sensazione.
Era da solo nella sua camera, aveva deciso quel giorno di volerlo suonare lì, senza rintanarsi nella solita stanza.
Mentre sfiorava le corde con l'archetto percepì la presenza di qualcuno.
Quindi mentre suonava con lo sguardo vagava in giro, cercava qualcosa o qualcuno.Il giorno successivo si svegliò con una strana idea per la testa.
Quella di andare al confine e oltrepassarlo.
Non aveva mai pensato di fare ciò prima di allora."Vado o non vado?".
Diceva a sé stesso mentre con il piede a mezz'aria guardava l'altro regno.Si decise, finalmente appoggiò il piede in terra nemica.
Prese un gran respiro e portò tutto il corpo al di là di esso.
Sentì un leggero formicolio all'altezza delle scapole, dove avrebbero dovuto esserci le ali, al loro posto c'era solo un lieve taglio come se non fossero mai cresciute ma ci fosse solo la predisposizione.Avanzò, era completamente diverso dal suo regno, così scuro e tetro, eppure la sua veste nera sembrava adattarsi fin troppo bene a quel luogo.
Si incamminò e fortunatamente non trovò nessuno lungo il cammino, nessun strano rumore o voce nelle vicinanze.
Arrivò presso un castello molto simile al suo, solo i colori erano molto più cupi, come tutto il resto d'altronde.
Stava osservando quelle bellissime rose nere lucide, avrebbe dovuto trovarle orribili, schifarle, semplicemente per la loro pigmentazione scura come la pece.
Eppure il non angelo le trovava così affascinanti, così eleganti.
Voleva provare a toccarle, davano l'idea di essere così setose.
La curiosità era tanta e si avvicinò con la mano toccando la più grande, era veramente setosa, così piacevole al tatto, ma sotto le sue dita iniziò a cambiare.
Il colore scuro iniziò a scolorire lasciando spazio ad un bianco candido, lo stesso delle sue rose.Impaurito da ciò ritiro la mano, si guardò attorno e con il cuore in gola corse tornando nel suo regno.
Si gettò al di là come se ne andasse della sua stessa vita, come se fosse inseguito.
Si lasciò alle spalle quella rosa bianca, quella che non sarebbe mai tornata come prima.
Quella che sarebbe stata la prova tangibile del suo passaggio in quel regno.Come poteva essere accaduto una cosa del genere, ora temeva che per un suo gesto irresponsabile avrebbe innescato una guerra tra i due regni.
Non aveva pensato di togliere la rosa e scappare successivamente, anche perché avrebbe rischiato di schiarirne molte altre.Non aveva paura per il suo popolo ma per le poche persone che amava, per i suoi amici e per la donna che considerava sua madre.
Non sapeva se avrebbe dovuto avvisare proprio loro di ciò che era successo.
Sapeva che era questione di tempo, qualcuno avrebbe visto quella rosa, qualcuno sarebbe arrivato nel loro regno, ed era solo colpa sua.Cosa avrebbe dovuto fare adesso, tornare in quel regno sarebbe stato ancora più pericoloso, poteva scontrarsi con qualcuno o peggio ancora.
Solo di una cosa era certo, non era successo niente di mortale quando aveva passato il confine, l'unica cosa che aveva percepito era quel formicolio, ma poteva benissimo essere suggestione.
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Il Richiamo (Jikook)
FantasyDi lui conosco solo la sua voce, mi sono innamorato della sua tonalità dolce e sensuale, mi ha smosso totalmente, ogni fibra si sente richiamata da quel suono celestiale. Io mi inchinerei al suo cospetto per udire ancora una volta la sua voce, sono...