Presentazioni

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A Christian non fregava nulla, assolutamente nulla della scuola.

Aveva pensato più volte di lasciarla senza prendere il diploma, in modo da concentrarsi su altro. Magari sulla danza, l'unico sogno che teneva custodito nel cassetto sin da quando aveva tre anni.

Ma i suoi genitori non erano d'accordo. A loro non importava se il loro figlio non aveva la forza mentale di svegliarsi ogni mattina per affrontare il suo inferno personale, per ascoltare passivamente delle lezioni di cui non sapeva nemmeno l'argomento, per posare gli occhi su quelle parole illeggibili.

A Christian non fregava nulla di essere dislessico, perché tanto non gli era mai piaciuto né leggere né scrivere. Per lui richiedeva uno sforzo enorme, e soprattutto odiava come gli avessero sempre messo degli insegnanti di sostegno per aiutarlo nei compiti e in altre attività. 

Lui non voleva aiuto, non aveva bisogno di nessuno. Per questo una sera, durante la cena, si lasciò andare a una lite con suo padre, che si concluse con un ceffone da parte dell'uomo e un "va bene, se pensi di essere così intelligente arrangiati da solo."

Quella stessa sera, dopo essersi messo a letto, sua madre gli si avvicinò prendendo ad accarezzargli i ricci. Christian rilassò i muscoli tesi.

"Sei sicuro di non avere bisogno di nessuno, Christian?"

Lui aveva semplicemente scosso la testa, senza proferire parola. Perché sentiva un groppo alla gola e non voleva piangere come una fighetta qualsiasi tra le braccia della mamma.

"Ma ti aiutano a fare i compiti e a studiare. So che non ti piace la scuola, ma è importante e-"

"Mamma, basta. Non ne ho bisogno, posso cavarmela da solo."

Sua madre abbassò lo sguardo.

"Sono solo preoccupata per te."

Christian stava per cacciarla fuori dalla sua stanza, ma sua madre sembrava così stanca in quel momento che ci ripensò.

"Facciamo così: proverò a fare da solo, ma se mi trovassi in grande difficoltà mi farò aiutare."

Gli occhi di sua madre si illuminarono, perché suo figlio non era mai stato così accondiscendente come in quel momento, e per questo si alzò augurandogli la buonanotte.

Erano passati due mesi da quella sera, e Christian era nella merda. Davvero nella merda.

Aveva appena riconsegnato l'ennesimo compito in bianco di scienze, sotto lo sguardo affatto stupito della professoressa. Voleva uscire dall'aula insieme ai suoi compagni, ma fu trattenuto dalla bidella che lo costrinse a seguirla.

"Dove devo andare?"

"Seguimi, il preside vuole parlarti." 

Non era la prima volta che andava dal preside, quell'uomo chiedeva spesso un colloquio e detestava essere chiamato ogni volta "figliolo" e ascoltare aneddoti sulla sua adolescenza passata. 

Si sedette sulla sedia della studio, percependo un'aria più tesa.

"Christian Stefanelli, ci rivediamo?"

"È sempre un piacere per me" rispose il riccio, sforzandosi di fare un sorrisino. 

Quell'uomo barbuto lo fissò per almeno un minuto.

"Allora... i tuoi professori si sono rivolti a me nelle ultime settimane, perché stai accumulando decisamente troppe insufficienze. Sai che nella tua condizione procedere con una bocciatura è molto complesso, vero?"

Christian annuì, stranamente quel giorno non c'erano stati troppi giri di parole.

"Per questo, ti consigliamo calorosamente, per non dire 'ti obblighiamo', a partecipare ai corsi di recupero che si tengono il pomeriggio dalle 15.00 alle 18.00; capisci di dover partecipare tutta la settimana a questi incontri per recuperare? Almeno fino a Pasqua."

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