L'ombra del Vento (epilogo)

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Il tramonto stava lasciando spazio a un crepuscolo nuvoloso. La pioggia aveva smesso di abbattersi sulla città da circa un'oretta, e i pigri raggi del sole che di lì a poco avrebbero ceduto alla notte non riuscivano a oltrepassare le nuvole. 

Mattia prese il telefono per controllare se i suoi genitori lo avessero cercato, ma non era stato così. Si girò nuovamente verso la figura addormentata accanto a sé, sorridendo dolcemente e avvicinandosi a Christian, ammirando il suo profilo perfetto e tracciando con il polpastrello i suoi lineamenti delicati. Stava accarezzando quella pelle da quando il maggiore aveva chiuso gli occhi, sentendosi fortunato per poter assistere a un tale spettacolo senza preoccuparsi della presenza di altri in casa.

Suo padre aveva deciso di partire per due giorni in campeggio, insieme a sua madre, alcuni suoi amici e i bambini. Mattia aveva declinato l'invito, così come Daniele, e doveva seriamente ringraziare suo fratello per essere rimasto a casa, altrimenti i suoi genitori non lo avrebbero mai lasciato da solo. Ma Daniele non aveva intenzione di stare con lui, e con un sorrisino furbo aveva detto "be', io torno domani, dormo fuori. Tanto lo so che vuoi stare da solo con Christian."

Mattia era arrossito, ma poi trovò il coraggio di chiamare il moro e di proporgli di restare a dormire da lui, perché sarebbero stati soli senza alcun disturbo. E Daniele, capendo quanto fosse compromettente quella situazione, ma incurante di far sentire suo fratello maggiore a disagio, si lasciò andare a una risatina aggiungendo un "ansia da prestazione?"

Mattia odiava ammetterlo, ma l'ansia lo stava uccidendo. Perché stavano andando decisamente troppo oltre, e adesso che entrambi erano più sicuri all'interno di una relazione voleva fare il passo successivo. Ma non aveva idea di come fare, totalmente privo di esperienza e insicuro su qualsiasi aspetto.

"Non è poi così difficile, segui quello che fa lui."

"Daniele vattene da camera mia! E basta parlare di questo, non succederà nulla! E poi cosa ne sai?! Hai quattordici anni!"

Ma lui voleva che accadesse, eccome se voleva.

"Non ti scaldare! Tanto sto uscendo di casa, ci vediamo domani. Salutami Christian... se trovi il tempo e non sei troppo occupato" concluse il più piccolo con voce maliziosa.

Mattia si stava osservando da mezz'ora allo specchio. Ma perché il suo occhio sinistro doveva essere più piccolo del destro? Perché i suoi ricci non potevano essere definiti oltre due giorni dallo shampoo? Sbuffò mentre valutava l'idea di farsi una doccia, ma avrebbe impiegato troppo tempo e da solo non sarebbe riuscito. Per questo decise di andare in bagno e inumidirsi il ciuffo per poi passare la crema e creare dei boccoli con le dita. Si accontentò del suo lavoro non proprio perfetto, e proprio in quel momento sentì il suono del campanello.

Un respiro profondo, e poi verso la porta per non lasciare il suo fidanzato sotto l'acquazzone.

"Mio Dio credo che tra poco grandini! Non hai idea per venire qua, sono fradicio" lo informò Christian, che lasciò le scarpe all'ingresso appoggiando lo zaino accanto a esse. Poi la sua attenzione fu tutta rivolta al biondo, che lo fissava senza proferire parola.

"Che c'è? Ti aspettavi che fossi un tipo da ombrello?"

Non c'era bisogno di dire nulla. Mattia si avvicinò e gli fece cenno di abbassarsi, per poi prendere il suo viso tra le mani e baciarlo profondamente.

Christian lasciò andare un leggero mugolio, sorridendo e lasciandosi sfilare il berretto che usava per proteggere i capelli dalla pioggia, che in realtà aveva solamente inumidito i ricci.

Mattia non sembrava voler interrompere quel contatto, cingendogli il collo e avvicinandolo maggiormente. In poco tempo, avvertì le braccia di Christian sotto le ginocchia e quest'ultimo lo sollevò dalla carrozzina, senza separare le loro labbra e portandolo verso la sua camera.

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