8.La nuova bionda

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*LOUIS' POV*

Dopo esser stato dal preside ed essermi sorbito la solita ramanzina accompagnata da minacce come:"Tomlinson un altro atto del genere e sarai espulso dall'accademia", mi diressi verso la classe di matematica, dove mi aspettava la mia professoressa preferita. Lei era la mia vittima numero uno. Su di lei sperimentavo sempre nuovi scherzi e saltavo le sue lezioni come se la sua materia non fosse nemmeno inserita nel mio orario. Me ne andavo fuori, fumavo qualche sigaretta, guardavo le belle ragazze in gonnelline passarmi davanti con i loro culi che mi invitavano solo a palparli e infine, quando mi ero stancato anche del cortile e delle solite ochette, me ne tornavo in classe dove la professoressa tentava di minacciarmi e spaventarmi. La mia reazione ai suoi rimproveri erano un movimento di mano come dire 'taci,ti prego' e un "Si prof, non succederà ancora".

Prima di arrivare in classe mi ero già preparata una fantastica entrata per far piegare in due tutti i miei compagni, ma fui sorpreso nel trovare un uomo ben fatto, con una camicia non abbottonata fino al collo e le maniche rigirate, intento a scrivere il suo nome alla lavagna. La mia povera vittima se n'era andata in pensione finalmente e non credo che avrei avuto lo stesso campo libero con il signor Hartley.

"Professore-dissi accogliendolo con un cenno della testa-lei è nuovo?"

"Si ragazzo,mettiti al tuo posto, ci sarà tempo per le presentazioni".

La sua voce, per quanto calma e amichevole, aveva una nota di comando e potenza che mi fece capire che, almeno in quell'ora e in quella classe, era lui a comandare.

Mi avviai in fondo alla classe con la mia cartella che al massimo conteneva un libro, e mi sedetti accanto ad un secchioncello che protestò subito al mio arrivo. Lo zittii con un occhiata, senza bisogno di parole. Nonostante ci fosse un maggiorenne più intelligente di me, ero sempre io che avevo il potere sugli altri.

Poco prima che entrassimo nel vivo della lezione, una ragazza spalancò la porta come se fosse arrivata in ritardo per un esame importantissimo. Era bionda, un po' bassa, aveva davvero un bel fisico. Il suo culo non era sproporzionato, ma nemmeno piatto, giusto; in compenso aveva un gran bel paio di tette iniziai a fantasticare su cosa avrei potuto farle se solo fossero state mie. Portava un paio di grandi occhiali marroni, che lasciavano però intravedere i suoi grandi e profondi occhi azzurri che mi gelarono da capo a piedi.

Quello sguardo.O meglio, occhiata, perché i nostri occhi non si incontrarono per più di due secondi. Era chiaramente in imbarazzo; era chiaramente una nuova arrivata, ma io l'avevo già vista. Quegl'occhi che ti gelano l'anima non avrei mai potuto immaginarmeli per quanto fosse fervida la mia fantasia. Ci eravamo già incontrati perché una ragazza del genere non te le dimentichi. Non puoi dimenticarti un fisico come quello, quelle gambe secche,ma allo stesso tempo muscolose. Sarà stata alta 1.65, ma aveva veramente delle belle gambe, dritte, pallide e che erano accompagnate da un fondoschiena altrettanto attraente.

Ma.. 'gambe pallide'? Come potevo saperlo, lei portava dei pantaloni lunghi e..

"Ma certo..!" sibilai

La spiaggia, l'avevo incontrata in spiaggia, le avevo sbattuto la tavola addosso involontariamente e lei era rimasta sconvolta dal mio sguardo che le stava togliendo ogni singolo strato di stoffa dalla sua pallida pelle,ma nonostante fosse sconvolta dalla mia inespressa sfacciataggine, riuscì a gelarmi con quei suoi occhi di un azzurro magico.

Eppure quel giorno, in quel contesto, in quella classe, era completamente diversa. Si sentiva fuori posto. Potevo capirlo dalle mani che cercavano di nascondersi nella maniche della sua maglia grigia e scollata. Troppo scollata. Le sue converse si stavano calpestando a turno; voleva non essere lì, come lo volevo io. Voleva essere da qualsiasi altra parte ma non lì. Teneva lo sguardo fisso sul professore, come se i nostri sguardi potessero bruciarle quella sua pelle di porcellana.

Appena il professore nuovo disse il suo nome, lo memorizzai all'istante, come se fosse obbligatorio impararlo: Abygail Wood. Non so dire il perché del mio improvviso interesse verso una normale ragazza, ma sapevo per certo che lei non era così 'normale' e banale; possedeva qualcosa, e io l'avrei scoperto. Mi incuriosiva troppo. Forse per il suo sguardo di ghiaccio che si opponeva ai suoi atteggiamenti timidi e impacciati; forse per la sua semplicità che non a tutte donava; o semplicemente perché lei era 'quella nuova' e io avevo bisogno di emozione 'nuove'.

Quando andò a sedersi al primo banco accanto allo sfigato pieno di brufoli e moccicho (di cui nemmeno ricordo il nome), mi fu permesso vedere solo la sua lunga coda di cavallo bionda e la sua schiena. Nonostante ciò, potevo ancora sentire il suo imbarazzo nello stare lì con gli occhi di tutti puntati addosso.

Ad un certo punto notai che stava facendo degli strani, piccoli movimenti con la testa, troppo imbarazzata per accentuarli e comportarsi normalmente. Mi sporsi un po' di più per vedere cosa stava combinando quando le uscì un verso stridulo e ridicolo.

Dio quanto me la risi. Era proprio tonta. Probabilmente era una caratteristica delle inglesine.

Continuai a ridere per un bel po' e normalmente avrei fatto ricorso anche a qualche battuta del mio repertorio, ma pur essendo distante da lei, potevo notare il rossore sul suo viso e gli occhi di ghiaccio farsi ancora più freddi. Quella ragazza era un assurdo ossimoro. Le si leggeva la forza, la prepotenza e la decisione; ma guardandola attentamente, saltava all'occhio la sua incredibile timidezza, impacciataggine, la sua paura nello stare dove tutti potevano giudicarla apertamente. Era forte, si capiva, ma anche dannatamente debole. Tutti quei pensieri e quelle emozioni a contrasto mi fecero passar la voglia di prenderla in giro, con lo sguardo fulminai chiunque continuasse ancora a deriderla. Ad alcuni scapparono delle risatine e se avessi potuto, sarei andato a chiudere la loro bocca con un bello schiaffo.

Quando la campanella suonò, si sentì in pieno diritto di alzarsi, prendere le sue poche cose e correre via dalla piccola umiliazione che aveva subito. Rimasi un po' a fissare il posto lasciato vuoto mentre anche le altre persone intorno a me si alzavano.

"Ehi LouLou, passi da me in camera dopo le lezioni? Sai sento un po' la tua mancanza. Quest'estate sei come sparito." Disse Annabelle cercando di fare la vocina triste e afflitta che non le si addiceva assolutamente visto il tono stridulo e diabetico che aveva. Posizionò il suo grande e morbido sedere sulle mie gambe proprio mentre io volevo alzarmi, ma la sua presenza fece veramente piacere al mio amico là in basso.

Annabelle era la classica americana biondo platino fatta e Rifatta, secondo me. Pelle scura, un bel davanzale che nemmeno la nuova arrivata avrebbe potuto superare e un fondoschiena che poteva mostrarti il paradiso. Non parliamo delle sue labbra, quelle si che riuscivano a farti vedere le stelle; la sua piccola amichetta la in basso poi..

Non rinunciavo mai ad una scopatina con lei, tutto era sempre selvaggio e travolgente, non aveva paura di sperimentare ed era una vera leonessa; ma qualcosa quella mattina, mi trattenne dal rispondere si. Non capivo cosa fosse, mi sentivo come se stessi facendo la cosa sbagliata, e per me era strano visto che qualsiasi cosa che io faccia, anche solo alzarmi dal letto,è sbagliato.

Era solo una stupida sensazione, non significava niente. Avevo bisogno di un po' di sesso per riadattarmi alla routine da scuola.

"Certo piccola, scusami tanto. Ti prometto che questo pomeriggio mi farò perdonare". Promisi leccandomi le labbra in un modo che sapevo la faceva impazzire, per poi infilarle la mia mano sotto quella gonnellina a balze riuscendo ad arrivare alle sue mutandine facendola sobbalzare leggermente. I suoi occhi si riempirono di sesso e voglia di me. Me la sarei sbattuta anche su uno di quei banchi pur di provare un po' di piacere, ma soprattutto far scomparire quella sensazione che la biondina nuova aveva fatto nascere dentro di me.

Stavo iniziando ad odiarla, non avrei voluto, ma lei non aveva il diritto di mettere sotto sopra la mia vita. Era già successo troppe volte, e giurai che lei sarebbe stata l'ultima.

Terrible DecisionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora