*ABBY'S POV*
Non avevo mai affrontato un primo giorno di scuola con tale filosofia. Solo il fatto di ridere di me stessa dopo la colossale figura di merda a matematica,mi ha stupito.
Le altre ore sono state interessanti e alcuni dei miei compagni a matematica li ho rincontrati anche nelle lezioni successive.
Continuavo sempre a vergognarmi, camminando da sola e non sapendo dove andare in quella scuola così grande,mentre attorno a me chiunque aveva un gruppo di amici o un ragazzo/ragazza.
Continuavo comunque a sentirmi sbagliata, come se non dovesse essere quello il posto in cui dovevo stare. Il mio posto sarebbe dovuto essere tra le braccia di qualcuno che dista migliaia di chilometri da me.
L'avrei chiamato. Avevo bisogno di sentire un'altra volta la sua dolce e rassicurante voce roca.
Prima però, decisi che sarebbe stato meglio trovare un posto dove poter alloggiare e posare la cartella. Avevo portato pochissime cose visto che nei finesettimana sarei tornata a casa, dato che essa era vicina alla scuola. Sarei potuta tornare a casa ogni giorno dopo le lezioni, ma era obbligatorio rimanere lì per il week-end. I motivi di questo obbligo mi erano ancora oscuri.
Appena girai la chiave nella serratura della camera 215, non entrai in un piccolo appartamento, ma in una stanza inondata di fumo. Iniziai a tossire e ad agitare la mano in aria per farmi spazio in tutta quella nebbia che oltre a complicarmi la vista, si insidiava nel mio naso arrivando sino al cervello e facendomi leggermente sentire... strana.
Le quattro ragazze della mia camera erano delle tipe molto singolari, per quanto riuscissi a vedere. Erano tutte sedute a terra, in cerchio e in mezzo ad esso c'erano pacchetti di sigarette e tabacco.
Una di loro aveva lunghi capelli biondo cenere con dei boccoli naturali in fondo, portava un paio di occhiali da sole alla John Lennon sulla testa e dei vestiti floreali, come se li avesse rubati a degli hippie degli anni '80. I suoi occhi erano verdi e le labbra carnose. Era veramente uno splendore. Teneva nella mano destra una canna, dalla quale aspirava molto frequentemente e rideva molto forte appena le sue amiche parlavano. Avrebbero potuto dire 'pera' e lei sarebbe scoppiata in lacrime dalle risate.
L'altra ragazza alla sua destra aveva invece dei lunghi capelli ricci e castani che portava in una coda. Aveva un paio di occhiali da vista stondati, simili ai miei dai quali potevo intravedere i suoi occhi verdi e oro. Le sue labbra erano coperte da un rossetto rosso che le rendeva ancora più carnose di quanto non lo fossero già. In mano stringeva una bottiglia di fanta, che sono sicurissima al 100% che fanta non era. Accingeva dalla sua bottiglia ogni tanto, quando non aspirava dalla sua sigaretta, tenuta nella mano destra.
Entrambe erano molto magre, ma vicino alla sinistra della prima ragazza ce ne stava una leggermente più in carne, capelli scuri, corti fino alle spalle e lisci. Aveva dei grandi occhi marroni ed era intenta ad arrotolare un sigaretta che avrebbe poi passato alle altre.
La quarta ragazza aveva dei capelli corti a caschetto e biondi. I suoi occhi erano di un azzurro talmente scuro da sembrare blu notte. Portava un vestito (o maglia lunga) molto corto e rimasi subito scandalizzata dal pensiero di lei che ne andava a giro per l'accademia con così poca stoffa che le coprisse il culo.
Appena entrai e iniziai a tossire, rimasero un po' sorprese nel vedermi così spaesata e schifata da tutte quelle cose che si stavano fumando e bevendo. Ma nonostante il mio atteggiamento scettico verso di loro all'inizio, scoprii che erano veramente delle tipe toste e simpaticissime. Mi misero subito a mio agio dicendomi di servirmi quanto volessi, e questa volta furono loro a rimanere scioccate dal fatto che io non fumassi né bevessi. Dopo la loro offerta si presentarono e i loro nomi vi si addicevano perfettamente. La prima ragazza che vidi entrando nella stanza, quella con gli occhiali alla John Lennon, si chiamava Claire e mi urlò il suo nome in un orecchio quando invece di porgermi la mano, mi abbracciò.
La seconda, quella con gli occhiali, si chiamava Eleanor e mi sembrò molto più pacata della prima, che già adoravo. Mi strinse la mano per abbracciarmi subito dopo.
La terza ragazza si chiamava Ashleigh ed era un po' più bassa di me, ma era dannatamente bella e tenera che sarebbe stata l'unica che avrei voluto abbracciare di mia spontanea volontà.
La quarta ragazza era di una bellezza disarmante, che mi fece sentire ancora più in imbarazzo e fuori posto di quanto già mi sentissi. Si chiamava Erin e il suo nome la rispecchiava. La sua bellezza era dura, di ghiaccio,come se solo toccarla potesse sciuparla; non è stata affettuosa come le altre, ma si è comunque sforzata di rivolgermi un sorriso e articolare una conversazione.
All'inizio le tre ragazze continuarono a fare comunella tra di loro e mi presero anche un po' in giro per la mia innocenza, ma poco mi importava. Mi chiesero di sedermi insieme a loro, ma preferii non immischiarmi nelle 'loro cose'. Non appena ebbi l'opportunità di guardare anche la stanza attorno a me, chiesi:"Scusatemi... ma qui ci sono solo tre letti, devo aver sbagliato stanza.." ero imbarazzata più che mai, non avrei voluto fare quell'osservazione.
"HAHAh ma no tesoro mio, Erin non è in stanza con noi, solo che la segretaria dell'ufficio accoglienza ci aveva detto che sarebbe arrivata una ragazza inglese e visto che non sapevamo ancora dove tu fossi, avevamo pensato che l'aereo da Londra avesse fatto un po' di ritardo e abbiamo chiamato la nostra amica."
Parlava con un sorrisetto sulle labbra, non so se dovuto all'erba o solo perché era lei che aveva la ridarella di suo.
"Ah.. okay quindi vi dispiace se dormo nel letto di sopra?"
"Certo, fai pure" disse Ashleigh. Le ringraziai e le salutai per dirigermi verso l'uscita del dormitorio per poter finalmente chiamare Harry e sentirmi 'nel posto giusto' almeno una volta in quella strana giornata.
Mi sedetti su un prato vicino all'uscita e digitai il suo numero. Il telefono squillò più volte, e improvvisamente mi ricordai che lì non era pomeriggio, ma notte o sera probabilmente.
Quando mi rispose il mio cuore fece un balzo dalla gioia, ma non appena misi a fuoco il suo tono di voce, desiderai sprofondare
"Harry.. tutto bene?"
"HE-HEII PICCOLA!-urlò nel mio orecchio tanto che dovetti staccare l'iPhone-Co..mee vanno leee cose laggiù? BELLA L'AMERICA EH? Hahah"
Ma che cazzo gli prendeva?
Come sottofondo alla sua voce potevo sentire altre voci di persone che non riuscivo a riconoscere,e pensai che non fossero tutti i nostri amici. La compagnia diceva cose confuse, che non riuscivo bene a capire; ma soprattutto ridacchiavano e facevano battute spiritose a Harry che imprecava e faceva 'SSSHH! SssSHH!'
"Harry ma sei fatto o hai bevuto un po'?"
"HahAH giUUsto un poco.. ma a te bambola cosa ti importa?"
Una stretta al cuore.
"Non chiamarmi bambola!"
"E sennò cosa fai? Prendi un aereo e torni indietro? Mi vieni a togliere la vodka e l'erba? Ah ma non puoi farlo! Non puoi scegliere tra me e la tua famiglia di merda.."
"Harry come cazzo ti permetti! Smetti di fare e dire stronzate!" improvvisamente mi ero tirata su come se lui potesse vedermi e riuscire a spaventarsi un po' dalla mia presa di posizione.
"Oh-OOh, la bambolina si è svegliata? Beh...-pausa infinita- poteva svegliarsi prima di salire su quel fottuto aereo e lasciarmi qui solo!"
Ma cosa avevo fatto?
"Non potevi pensarci prima di essere su un aereo che ti ha portato via da me! E io sono così perché è tutta tua.. la colpa. Sei solo stronza e cattiva! Mi distruggi ogni volta. Non sei normale."
I suoi discorsi erano confusi e senza senso, ma avevano un fondo di verità, e non solo un fondo. Se lui si era ridotto in quel modo, era solo colpa mia. Aveva ragione. Non potevo dirgli cosa fare o non fare essendo così lontana da lui. Avevo deciso io, alla fine, di andarmene. Avrei potuto lottare, ma non l'ho fatto, non potevo biasimarlo,mi meritavo tutte quelle offese, e mi sarei dovuta aspettare quella reazione.
"Harry.. per favore.. ti richiamo domani e ne parliamo quando sei sobrio."
"Io.. non voglio piU! Parlare con TE! STronzA! La-sciami in pace."
E richiuse la telefonata come se fossi una puttanella che doveva scollarsi di dosso dopo una notte di sesso. Le lacrime iniziarono a scendere dai miei occhi e non appena riuscii ad alzarli dal telefono, incontrai quelli di lui.
Ma come era possibile? Era così piccolo il mondo? E anche così stronzo..
Era accompagnato da una biondona tutta tette e culo, che continuava a palpare con gusto fin quando non incontrò il mio sguardo, e allora si fermò.
Si bloccò sui miei occhi stanchi e in lacrime; l'azzurro delle sue iridi cercò di penetrare la mia barriera di ghiaccio, tentò di scavarmi dentro, di leggere ciò che mi affliggeva, ma non glielo lasciai fare. Mi girai e decisi di farmi un giro per schiarirmi le idee e tentare di alleggerire il peso che portavo sul cuore.
Probabilmente il ragazzo della spiaggia non si arrese, perché sentii dei passi dietro di me, poco dopo che mi fui allontanata, e per la prima volta le nostre pelli si toccarono e le emozioni che scatenò in me, erano ben peggiori di quelle che ero riuscita ad immaginarmi il primo giorno.
Mi afferrò per un braccio, che le sue calde dita avvolsero delicatamente e fu come se le sue dita fossero state create solo per toccare e stringere me.

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Terrible Decision
FanfictionCosa succede quando la tentazione è più forte dell'amore? Written by Giada