Prologo

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Nero pece.

Era questo il colore del mare mentre la piccola barchetta dal motore vecchiotto percorreva il breve tratto che separava Napoli da Procida.
Ciro avrebbe giurato di riuscire a vedere la luna specchiarsi sulla superficie piatta di quella distesa scura, priva quasi di movimento, come se in realtà si stessero muovendo nel vuoto totale.
La ferita al fianco continuava ancora a pizzicare nonostante fosse stata chiusa con discrezione da più di dieci punti di sutura che al solo ripensarci facevano storcere il naso al giovane boss.
Avevano cercato di farlo fuori e per qualche attimo ci erano anche riusciti. Perché si, per una manciata di secondi il cuore di Ciro Ricci aveva smesso di battere, lasciando con il fiato sospeso tutti i presenti all'Istituto Penitenziario Minorile di Nisida. Ma poi qualcosa era successo, ed era successo all'interno di quell'ambulanza che aveva accolto le lacrime di Don Salvatore, già pronto a piangere il figlio che credeva defunto.

Si, credeva.

Perché proprio in quell'istante gli occhi scuri di Ciro si spalancarono come due fari, e a niente più sembrò giovare la maschera d'ossigeno che aveva attaccata al viso.

Era vivo.

O meglio... Era di nuovo vivo.

Con i propri occhi scuri puntò immediatamente il volto del padre che gli strinse la mano. Si capirono senza neanche la necessità di aprire bocca. Sapevano bene cosa fare e come muoversi. Nessuno avrebbe dovuto sapere che Ciro era ancora vivo. Tutti avrebbero dovuto continuare a crederlo morto, almeno per un po'.
Le conoscenze importanti di Don Salvatore cominciarono a muoversi a partire da quell'ambulanza che scortò i due direttamente alla spiaggia privata che apparteneva ai Ricci da intere generazioni.

«Tu non puoi stare 'cca, Cirù. Te ne devi andare!» Le mani ancora tremanti di Don Salvatore si poggiarono sulle spalle ampie di Ciro. Il figlio però sembrò non capire: a cosa serviva scappare? Dovevano vendicarsi, dovevano far sì che Filippo Ferrari pagasse per l'agguato, e doveva pagare con la sua stessa vita.

«Me ne devo andare? Io nun vac a niscun part papà. Io mi devo vendicare. Nun pozz fa a figur ro scem! Quel chiattillo di merda mi ha umiliato.» Biascicava ancora quelle parole Ciro, che si sentiva intontito come se in realtà la botta l'avesse presa in testa e in qualche modo gli avesse scombussolato i pensieri.
Quella fu la prima volta in cui Ciro riuscì a vedere un barlume di terrore negli occhi del padre. E da cosa derivava? Forse dalla paura di perdere un figlio o di veder crollare l'impero dei Ricci?

«Dobbiamo approfittare di questa cosa, Cirù. Lo capisci? Questo è il momento giusto per prenderci davvero tutta Napoli... Gli altri penseranno che siamo troppo deboli per attaccare. E invece noi attacchiamo Cirù! E' capit?!» Le mani ruvide e piene di ferite di Don Salvatore Ricci questa volta si spostarono dalle sue spalle al viso di Ciro. Le occhiaie violacee del moro segnavano il suo contorno occhi, facendo risaltare ancora di più quello sguardo un po' perso di quello che sarebbe dovuto essere un normale ragazzino di quasi diciotto anni.
«Tu ci servi... E ci servi fuori da quel carcere di merda!» Aveva concluso il padre, battendo un leggero schiaffetto sulla guancia di Ciro come per farlo rinsavire.

Ma Ciro Ricci un ragazzino normale non lo era mai stato.
Lui era un soldato, destinato ad essere un grande boss un giorno non troppo lontano.
Per il momento, si limitava ad essere il braccio destro di suo padre Salvatore insieme a suo fratello Pietro.
Questo era il suo destino, l'unico scopo della sua vita.

O almeno, così credeva...

Anche in quella circostanza Ciro non aveva battuto ciglio. Era salito su quella barca ed aveva obbedito ancora una volta a suo padre.
Si sarebbe nascosto da una famiglia di pescatori residente a Procida, i Sorrentino.
Ciro non sapeva altro, se non che lo avrebbero ospitato e sfamato senza problemi per saldare un vecchio debito non pagato ai Ricci.

Si sarebbe nascosto per qualche tempo.
Si sarebbe rimesso in forma ed avrebbe escogitato il suo piano per tornare più forte di prima.

Si, sarebbe tornato. E si sarebbe finalmente preso tutta Napoli.

O perlomeno, questo era ciò che credeva.

THE SINNER • CiroRicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora