Capitolo 7

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Nilde aveva aperto i suoi occhi verdi solamente quando alcuni raggi di sole la disturbarono appena, costringendola a mettersi seduta, strofinandosi appena gli occhi.
Dopo qualche secondo si guardò intorno, abbastanza stranita, e solo in quel momento si rese conto di non essere in quella che era la propria camera. Quel profumo strano e insolito che sentiva sul cuscino, e che si sentiva già addosso, la invitava quasi a ributtarsi tra quelle coperte cosi morbide. Non era un profumo qualsiasi, era ovvio. Era il profumo di Ciro, la stanza di Ciro. Aveva provato a fare mente locale sul perché si trovasse lì, e poi piano piano era riuscita a mettere insieme i pezzi: probabilmente si era addormenta sul taxi e Ciro - chissà per quale strano motivo - aveva deciso di non svegliarla.
Quando si era alzata dal letto, aveva passato una mano tra i capelli e poi aveva sospirato. Aveva una strana paura ad aprire la porta e andare in cucina, consapevole di trovarlo lì e di dover in qualche modo affrontare la conversazione lasciata un po' a metà avvenuta qualche ora prima. Probabilmente però, Ciro non ci avrebbe neanche provato a intavolare nuovamente il discorso. Lo sapeva però che come sempre, sarebbero finiti a punzecchiarsi con qualche battutina stupida che avrebbe fatto arrabbiare entrambi.
Scalza e con i capelli appena arruffati era finalmente uscita da quella stanza e a passi silenziosi aveva raggiunto la cucina.
Nonno Ettore era seduto sulla sedia in legno con indosso la sua affezionatissima maglia del Napoli. Nilde era rimasta a guardarlo qualche minuto, in silenzio: stava invecchiando, e i segni evidenti dello scorrere del tempo erano quelle rughe di espressione sempre più marcate sul suo volto, i capelli bianchi e qualche acciacco che diventava sempre più frequente.

«Che fai, nonno?» Aveva chiesto lei facendosi più vicino all'uomo. Si chinò e gli lasciò un bacio sulla guancia, poi si gettò a peso morto sul divano. Nessuna traccia di Ciro. Dove era andato a finire? I propri occhi verdi si spostarono veloci lungo la finestra che dava sul giardinetto ma anche lì, niente.

«Nennella, buongiorno!» La salutò felice come sempre. La scrutò con attenzione e poi si zittì un attimo, come se fosse in attesa che lei desse qualche spiegazione sul perché avesse passato li la notte.

«Fai colazione e poi chiama mamma o papà. Ti volevano sentire...»

«Lo farò tra un po'. Sai che non mi piace parlare appena sveglia.»

«Si, lo so. Ma so anche che tu le bugie non le sai dire, quindi te lo chiederò soltanto una volta.» Il tono di Ettore divenne più serio, e fu per questo che finalmente Nilde si decise a smettere di fissare ossessivamente la finestra, prestando attenzione all'uomo seduto di fronte a lei.

«Perché ieri Ciro ti ha portata qui in braccio, mentre dormivi? Avevi bevuto troppo? Hai fumato qualcosa che non dovevi?» Da serio era diventato apprensivo, e la nipote si era prontamente alzata in piedi, cercando di calmare quella frustrazione che avvertiva dalla voce del nonno.

«Che? Scherzi nonno? Niente di tutto questo. Mi sono soltanto addormentata. Ciro ti ha detto qualcosa di diverso?» Domandò, curiosa.

«Mi ha detto che nu guaglione ti stava dando fastidio e ha deciso di accompagnarti a casa lui stesso. È la verità?»

Nilde alzò gli occhi al cielo. Aveva spifferato tutto.

«Nilde?» Richiamò la sua attenzione.

«Ciro è esagerato.»

«Esagerato?»

«Si.» Incrociò le braccia al petto Nilde, come segno ovvio della sua poca voglia di proseguire la discussione su quel determinato argomento. «Come mai ha la maglia del Napoli addosso? E' un'occasione speciale oggi?»

Ettore per un attimo la osservò come se fosse fuori dal mondo, come se quella domanda quasi inopportuna gli avesse causato un male al cuore tale, da doversi mettere una mano sul petto per accertarsi che battesse ancora. «Stai pazziann, Nì?»

THE SINNER • CiroRicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora